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Blackwood Crossing – Recensione

Blackwood Crossing non ha fatto molto rumore, personalmente l’ho scoperto giusto al momento del lancio. E’ un prodotto indipendente, ma è chiaro che gli sviluppatori abbiano profuso un non indifferente amore in questo lavoro. Il gioco è bello esteticamente e parte da un’idea solida, va a fare leva su contenuti che non vengono trattati spesso nei videogame, e che tra l’altro sono qui affrontati in maniera intelligente. E’ insomma una specie di non-gioco dedicato a un pubblico adulto. Scopriamo quanto vale.

Blackwood Crossing

L’obiettivo principale degli sviluppatori era chiaramente quello di raccontare una storia. Blackwood Crossing rientra nel genere dei walking simulator, non ci sono enigmi di chissà che tipo, saranno sufficienti delle semplici interazioni con l’ambiente e l’utilizzo di pochi oggetti.
I protagonisti sono Finn e Scarlett, fratello e sorella da poco rimasti orfani. I due si stanno recando in treno dai nonni materni, e proprio il treno sarà il setting principale della storia.

Finn è poco più che un bambino, ad occhio e croce sotto i dieci anni. Scarlett è più grande, una teenager, e proprio la differenza di età fra i due sarà uno dei temi portanti del racconto.
In Blackwood Crossing si approfondisce il rapporto tra i protagonisti, l’amore che i due provano l’uno per l’altra, ma anche le profonde differenze di che derivano dalla crescita. Queste sfociano in una frustrazione che si potrebbe confondere per odio, e che quasi sempre caratterizza i rapporti tra fratelli.
Finn sente su di sé tutto il peso dell’abbandono, vuoi per la perdita dei genitori, vuoi per un’intesa che è venuta a mancare con la sorella. La prospettiva di un bambino è ovviamente molto diversa da quella di un adulto. Scarlett è infatti una ragazza interessata a ciò che interessa le adolescenti, c’è un netto divario tra i due.
Il tema della separazione dai propri cari è l’altro principale pilastro della narrativa. Blackwood Crossing sa essere piuttosto toccante, specie se vi è capitato di perdere una persona cara.

Osserveremo il dipanarsi degli eventi dal punto di vista di Scarlett attraverso una visuale in prima persona. Verremo investiti però anche dalla prospettiva del bambino, tra ricordi e memorie del passato.
In teoria ambientare un intero gioco all’interno di un treno potrebbe rivelarsi noioso. Gli sviluppatori hanno adottato però un interessante espediente, proponendoci una sorta di versione onirica del treno stesso. L’ambientazione si trasforma drasticamente, all’inizio il giocatore si sentirà perfino spiazzato. E’ una soluzione elegante e creativa, che ci porterà ad esempio in mezzo alla vegetazione restando comunque all’interno dei vagoni.

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Le meccaniche del gioco sono molto semplici. A conti fatti non dovremo fare altro che parlare con alcuni personaggi nel giusto ordine, cercando di ricostruirne le conversazioni. Nulla di complicato.
Di tanto in tanto potremmo dover risolvere dei puzzle, sempre comunque molto semplici. Non c’è da perdere la testa a riflettere, Blackwood Crossing esige poco da parte del giocatore.

A sostenere dei contenuti ottimi e un design sicuramente buono ci sono purtroppo dei problemi molto seri.
Il primo e più pesante è certamente il movimento del nostro personaggio. Sospettiamo che Scarlett abbia una gamba più lunga dell’altra, perché la sua andatura non è normale. La scarsa reattività dei controlli deriva almeno in parte dalle grosse incertezze nel framerate, ma c’è di più. Muovendo l’inquadratura con lo stick destro noteremo infatti dei movimenti “tremolanti”. E’ stranamente difficile far spostare la visuale su linee rette.
Unite a questo delle hitbox molto piccole e capirete che controllare il personaggio in Blackwood Crossing è non solo scomodo ma anche frustrante, specie quando vorremo interagire con gli oggetti.
C’è poi una notevole lentezza nell’incedere, che potrebbe anche essere sensata dato che siamo su un treno. Tuttavia, come dicevamo, le ambientazioni verranno modificate, si creeranno degli spazi più o meno ampi, e in questo caso sarebbe stato meno tedioso spostarsi a velocità umane.

In sintesi

Blackwood Crossing è un non-gioco che ha alla base dei contenuti molto toccanti. Il rapporto tra i due protagonisti è ben sintetizzato nelle due ore necessarie ad arrivare ai titoli di coda. Se design e concept sono vincenti, è altrettanto vero che tecnicamente proprio non ci siamo. Anche tralasciando i pesanti rallentamenti, i movimenti del nostro avatar sono innaturali e scomodi. E’ davvero frustrante imprecare contro lo stick analogico per compensare una sensibilità che non ha né capo né coda. Ed è altrettanto arduo comprendere perché Scarlett debba muoversi come se una gamba fosse fatta di calcestruzzo.
Ma in fondo è anche piuttosto emblematico, perché Blackwood Crossing viene in effetti azzoppato dalla propria qualità tecnica. Ad ogni modo, se pensate di poter chiudere un occhio su problematiche comunque pesanti, i messaggi e i contenuti del gioco sono sicuramente meritevoli di attenzione. Ma non a prezzo pieno.

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