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Dark Souls III: The Ringed City – Recensione

The Ringed City è l’avventura finale di Dark Souls. Difficile pensare che un franchise del genere possa andare in pensione, ma certamente ci vorrà del tempo prima che From Software decida di tornare alla propria opera massima. Del resto rimanere a lavorare per ben 8 anni sulla stessa IP deve essere piuttosto difficile, soprattutto dal punto di vista creativo.
Adesso è tempo di mettere la parola fine ad uno dei nomi più apprezzati della corrente e della passata generazione. Quando si decide una chiusura del genere è opportuno cercare di fare il quadro della situazione, offrire ai giocatori un po’ di chiarimenti su domande che ancora non hanno risposta, approfondire su elementi del lore che erano stati lasciati in sospeso.
The Ringed City lo fa, almeno in parte.

Dark Souls III: The Ringed City

La stessa From Software consiglia di lanciarsi nelle nuove aree con un personaggio almeno a livello 125. Raggiungiamo dunque la zona dove abbiamo affrontato il boss finale di Ashes of Ariandel e iniziamo a scoprire cosa hanno preparato per noi gli sviluppatori.
The Ringed City è un DLC tutto sommato in linea con i precedenti. Richiede tra le cinque e le dici ore per essere portato a termine, in base alla vostra abilità con il gioco. Sono presenti in totale 4 nuovi boss, un numero accettabile di segreti, percorsi alternativi e naturalmente nuovi loot.

Non ci sono novità di chissà che tipo per quanto riguarda il level design, comunque valido seppur incostante. La maggior parte delle creature con cui ci scontreremo non sono poi tanto diverse da quelle che abbiamo già conosciuto. Tra le eccezioni abbiamo angeli progettati per rompere le palle e dei gigantoni che fanno molto HP sponge, costringendoci a combattimenti fin troppo lunghi. Interessanti invece sono i cavalieri con tanto di spada infuocata.
The Ringed City è composto da due macro aree principali. La prima fa da introduzione alla seconda, è la strada da percorrere. Non l’abbiamo trovata molto divertente, più che altro a causa della presenza eccessiva di demoni alati che cercheranno di colpirci scagliando frecce, costringendoci a schivare di continuo. Si forza una meccanica dove il giocatore deve per forza di cosa fuggire e mettersi al riparo. Non c’è gratificazione, né mi è sembrato coerente con il mio solito stile di gioco in questo franchise.

Se siete interessati a The Ringed City senza dubbio avrete già un’ottima dimestichezza con il sistema di combattimento, e non dovreste avere troppi problemi a procedere in quest’ultima avventura. Forse è proprio questo il pregio più grande dei vari Dark Souls, il fatto di poter contare su un gameplay alla base estremamente solido e gratificante, che riesce a divertire a prescindere dalle novità o non-novità offerte.

the ringed city

Naturalmente un Dark Souls si valuta anche in relazione ai boss, e fortunatamente quelli presenti in The Ringed City non deludono. Due su quattro fanno parte della storia principale, tutti sono stati realizzati con criterio. Due in particolare (uno dei quali facoltativo) risultano davvero impegnativi, nonché molto divertenti da mandare al tappeto. C’è una sorta di auto-celebrazione di Artorias, uno dei nostri avversari lo riprende in maniera palese. Considerato che si tratta dell’ultima espansione può starci uno slancio di nostalgia.

The Ringed City porta con se alcuni nuovi set, armi e scudi. Tra questi mi sembra giusto menzionare una porta (sì, è davvero una cazzo di porta) che potremo allegramente sbattere in faccia ai nemici. E’ in parte ridicolo, in parte glorioso, mandiamo un biscottino a From Software.
Interessante è anche la maniera in cui la componente multiplayer sia stata integrata nel gioco in singolo. Eviterò di dare altri dettagli in merito per evitare spoiler.

In sintesi

The Ringed City conclude le avventure di Dark Souls. Forse ciò che dispiace di più è la mancanza di chiarezza riguardo numerosi punti del lore e della storia. Fondamentalmente è colpa di una struttura linguistica adottata fin dal primo capitolo della serie. I Dark Souls tendono a non essere molto espliciti, e questo è vero anche in quest’ultimo caso. Ci sono delle rivelazioni davvero intriganti, ma ci sono anche tantissimi punti che non sono stati toccati o approfonditi. Si lascia insomma spazio alle speculazioni e al lavoro degli appassionati.
Il gameplay è quello solito, rifinito, gratificante. I nuovi nemici sono in generale riusciti, a parte quegli schifosissimi angeli che sembrano inutilmente fastidiosi. Palesano la volontà di incrementare il livello di difficoltà senza sbattersi più di tanto in termini creativi.
Resta tanto da capire, tante domande senza risposta.
Per adesso ci si ferma. Auguriamoci sia solo una pausa temporanea.

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