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Metal Gear Survive: Konami in cerca di odio

Ah, Konami.
Se la nostra fiducia nei suoi confronti si era a dir poco incrinata in seguito ai disastri con i franchise di punta, le scaramucce con Kojima e il passaggio dal mondo del gaming a quello delle slot machine, l’annuncio di Metal Gear Survive ha totalmente distrutto le flebili speranze riposte in un eventuale riscatto della compagnia giapponese.
La volontà di spremere il fortunatissimo brand di Metal Gear fino a ridurlo ad una scorza vuota sembra più forte che mai, iniziando in parte da The Phantom Pain e la sua modalità multiplayer fino ad arrivare ai veri e propri spin-off.
Ma d’altronde eravamo certi che prima o poi sarebbe successo, in quanto la possibilità di un guadagno relativamente semplice alle spese della storia del marchio era troppo ghiotta per non essere sfruttata.
Infatti, parlando in termini commerciali e non tenendo conto della natura del prodotto presentato, la scelta di Konami in questo caso risulta piuttosto sensata e promette introiti rilevanti, considerata l’importanza globale del nome in ballo.

Andando ad analizzare il trailer e le informazioni condivise su Metal Gear Survive, però, viene quasi spontaneo mettere in discussione l’etica dietro la genesi del titolo.
Si tratterà di “un action game basato sulle sequenze d’azione di Metal Gear Solid 5: The Phantom Pain”, un open world con elementi stealth, gestionali, di crafting e cooperativi.
Già dai suddetti termini -fingendo di non aver percepito la gigantesca confusione del PR quando parla di action e stealth insieme- paventiamo l’ennesimo survival game, un semi-genere amorfo, noioso e afflitto da una miriade di problemi concettuali che francamente non abbiamo mai apprezzato e di sicuro i fan dei lavori di Kojima non assoceranno mai di buon grado alla serie.
I nostri dubbi sono dati principalmente dalla genericità espressa nelle immagini, con i classici soldati senza tratti distintivi armati di tutto punto e gli zombie aggiunti a caso, elementi oggi talmente abusati da preannunciare un’intensa mediocrità.

Chissà perché, dopo la prima visione del trailer, ci è subito venuto in mente Resident Evil The Umbrella Chronicles, altro esempio di spremitura selvaggia di un brand di successo.
La rilevanza ottenuta sui media giunge esclusivamente dal nome preposto a ‘Survive’, una sorta di rimedio contro l’indifferenza dei giocatori all’annuncio dell’ennesimo survival multiplayer dai presupposti peraltro assurdi rispetto ai canoni dell’universo creato da Kojima.
Distruzione della mother base, apparizione di un buco dimensionale e ondate di zombie da uccidere: ecco i preamboli al background narrativo del gioco, presentato in malo modo e capace di attirarsi montagne di critiche sul web dopo appena qualche ora dal reveal.

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Siamo alle solite, ovvero di fronte all’ennesima dichiarazione di intenti esclusivamente speculativi da parte di un’azienda ormai impegnata con il cuore nel distruggere uno alla volta i propri franchise, quindi non c’è davvero motivo di sorprendersi.
Speravamo che Konami rimanesse impigliata nel suo bel loop di porcherie mobile e pachinko, eppure non sono riusciti a resistere alla tentazione di prendere Metal Gear e miscelarlo al più pedestre standard in circolazione nell’industria odierna.
Potremmo anche leggerlo, tra le altre cose, come una frecciata a Kojima, fatto sta che al momento ad uscirne peggio è la fanbase, delusa ancora una volta dall’emblema del decadimento videoludico fatto azienda.
Sul serio, fucKonami.

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