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Aragami – Recensione | Percorsi ombrosi

Aragami ha iniziato a incuriosirci dal momento stesso in cui abbiamo scoperto la sua principale fonte d’ispirazione: Tenchu.
In molti ricorderanno lo storico stealth game creato da Acquire alla fine degli anni ’90, ed in particolare gli sviluppatori spagnoli di Lince Works, i quali hanno deciso di ricrearne atmosfere e stile di gioco aggiungendo alcuni elementi piuttosto originali.
Saranno realmente riusciti a far tesoro degli insegnamenti del buon Rikimaru? Scopriamolo subito nella nostra recensione.

Aragami – Recensione

Uscita 4 Ottobre 2016
Lingua Italiano
Piattaforme PC, PS4, One
Versione recensita PC
Prezzo al lancio 19,99€

In Aragami ci viene narrato di un omonimo ninja oscuro evocato dal regno delle tenebre. Questi viene incaricato da una misteriosa ragazza di sterminare le milizie rimanenti del clan di samurai che ha messo a ferro e fuoco il paese uccidendo, tra le altre cose, i suoi cari.
La sete di vendetta permea dunque tutta la trama, abbastanza semplice ma costruita in modo altrettanto ordinato e scorrevole.
Niente colpi di scena clamorosi, nessun momento particolarmente teso, eppure gli eventi filano liscissimi fino alla conclusione dell’avventura. Abbiamo completato il gioco in circa 7 ore, ma la longevità dipenderà molto dall’abilità del giocatore.
Nel caso interessasse conoscere i retroscena, il lore e approfondire sui personaggi, si potranno usare numerosi documenti da sbloccare. Considerate le indoli un tantino piatte dei protagonisti si tratta di un’attività a cui molti vorranno dedicarsi. Del resto, raccogliere i documenti durante le esplorazioni, evita di annacquare eccessivamente la narrazione o spezzare l’azione.

Parlando di gameplay, ed è qui che entra in gioco Tenchu, registriamo alti e bassi.
Tra gli alti annoveriamo sicuramente la meccanica principale di Aragami, ovvero il potere di spostarsi tra le ombre.
Il protagonista può teletrasportarsi in maniera quasi istantanea da un’ombra all’altra a patto che essa rientri nel suo raggio d’azione, elemento importantissimo legato al buon level design delle mappe, navigabili pertanto in verticale e in orizzontale a totale discrezione dell’utente.
I nemici (e l’Aragami) possono essere uccisi con un singolo attacco ma l’approccio consigliato è senza dubbio quello furtivo.
Bisogna nascondersi, accovacciarsi dietro le coperture e ripararsi dalle fonti di luce che inibiscono i nostri poteri d’ombra. Bisognerà evitare le vedette in ronda per la mappa per poi sgattaiolare verso gli obiettivi segnati in bianco sull’HUD.
Le abilità a disposizione dell’Aragami sono 9, ognuna di esse migliorabile per tre volte spendendo punti ottenuti dai collezionabili. Avremo a disposizione kunai letali anche dalla lunga distanza, cloni d’ombra per distrarre i nemici e chicche ingegnose come la possibilità di creare ombre dal nulla in modo da accedere velocemente persino a zone illuminate.

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Fin qui nessuna stortura, anzi una serie di prerogative convincenti che rendono piacevole l’esperienza.
Il problema principale di Aragami risiede però nella ripetitività della sua struttura, penalizzata dal susseguirsi di compiti sempre uguali tra loro (disattiva la barriera di luce, esci dalla zona, ripeti all’infinito) che tediano dopo poco.
Ed anche quando il gioco cerca di spezzare la monotonia con sporadiche boss fight, la tendenza non viene affatto invertita.
I combattimenti avvengono sempre in modalità stealth ma nella maggior parte dei casi la loro linearità ed alcune scelte di design poco felici li trasformano in trial and error decisamente frustranti.
Peccato originale? Non proprio, no. Soltanto dei piccoli nei antiestetici che avremmo preferito non vedere, al contrario del vividissimo comparto grafico realizzato in Unity e dello stile artistico tutto nipponico, che dona ad Aragami una personalità distintiva e affascinante. Buono anche il sonoro, a tratti molto coinvolgente, mentre solo mediocre l’ottimizzazione a causa di cali di framerate fin sotto i trenta in un paio di livelli nella seconda parte del gioco.

In sintesi
Nonostante sia afflitto da una linearità di fondo, presenti sezioni trial and error alquanto fastidiose e instilli spesso nel giocatore una sensazione di déjà vu, Aragami può essere considerato un degno omaggio a Tenchu, forte dell’originalità di certe sue meccaniche e del level design più che discreto.
Lo stealth game di Lince Works mostra grande solidità nel gameplay ed offre una sfida impegnativa all’interno di un mondo di gioco cupo ma attraente, un Giappone feudale arricchito da elementi fantasy.
Poiché la review è stata effettuata in un periodo antecedente alla release non abbiamo avuto modo di testare il comparto multiplayer cooperativo (anche cross platform), tuttavia lo riteniamo a prescindere un ulteriore motivo per non lasciarsi sfuggire il titolo in questione.
Valutazione scala 1/10

7.0
+ Narrativa gradevole
+ Le meccaniche funzionano tutte molto bene
+ Level design assennato
– Struttura di gioco ripetitiva
– Qualche problema di ottimizzazione
– Sezioni trial and error talora snervanti

*Recensione basata su una copia promo fornita dal publisher*

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