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Recensione: Diluvion – Immaginando un futuro subacqueo

Diluvion è arrivato un po’ a sorpresa, in un periodo carico di titoli tripla A che stanno catalizzando l’attenzione dei media. Tra una partita a Nioh e una a For Honor, il progetto di Gambitious ha rappresentato una pausa rilassante e abbastanza originale. L’idea di fondo è quella di omaggiare 20.000 Leghe sotto i Mari e inserire intanto elementi che ricordano i classici survival gestionali degli ultimi anni. Idee tutto sommato buone, ma purtroppo la messa in atto non è stata altrettanto convincente. C’è del buono in questo gioco, ma ci sono anche tante criticità che sarebbe stato il caso di correggere prima del lancio.

Diluvion

Uscita 2 Febbraio 2017
Lingua Inglese
Piattaforme PC
Versione recensita PC
Prezzo al lancio 19,99€

Diluvion è un adventure con elementi survival e gestionali ambientato nelle profondità marine. E’ ambientato in un futuro steampunk in cui la Terra è stata devastata per l’appunto da un terribile diluvio, e l’umanità è stata costretta a vivere sott’acqua a causa di uno spesso strato di ghiaccio che sembra raggiungere il cielo. I sottomarini sono diventati per forza di cose i sistemi di spostamento più affidabili. Si sono formati dunque degli equipaggi, capitani di ventura, gente che va alla ricerca di cibo, materiali e oggetti da vendere, magari saccheggiando i relitti di altri sottomarini. Le persone si sono organizzate all’interno di stazioni subacquee adattandosi alla nuova vita.

A parte le premesse molto originali, la storia di Diluvion è in realtà piuttosto deludente. E’ chiaro che gli sviluppatori non vi abbiano dedicato tanto tempo, preferendo concentrarsi sulle meccaniche vere e proprie.
Nel corso dell’avventura dovremo occuparci del nostro sottomarino, esplorando l’oceano attraverso una visuale in terza persona o gestendo l’equipaggio tramite visuale di lato sulla falsariga di Fallout Shelter e FTL.
Inizieremo in assoluta povertà, dunque dovremo darci da fare per trovare degli uomini validi da reclutare nella nostra ciurma.
In Diluvion bisognerà stare attenti alla gestione di tre risorse principali, ovvero ossigeno, cibo e munizioni. L’ossigeno determina l’elemento survival del gioco, ci impone di approdare presso una qualche stazione per fare rifornimento e ci impedisce di andare a zonzo troppo a lungo. Il cibo è ciò che alimenta la ciurma: più grande è l’equipaggio più risorse consumeremo per sfamare tutti. Abbiamo infine i proiettili, ottenuti da resti metallici, necessari per difenderci contro pirati e creature marine. L’attenta gestione di questi tre elementi e la visuale laterale in 2D rievoca un po’ il bellissimo FTL, anche se lo complessità è inferiore.

Diluvion

L’esplorazione dei fondali oceanici si snoda attraverso tre macro-aree principali. Gli sviluppatori hanno dato un po’ di spazio alla fantasia immaginando creature gigantesche che proiettano le loro ombre dalla superficie terrestre fino a raggiungere il nostro sottomarino, deliziandoci con luoghi misteriosi e che danno un senso della scoperta di solito gradevole.
Ci sono aree più ispirate e meno ispirate, in linea di massima siamo però su livelli decisamente buoni, grazie a una scelta cromatica azzeccata e a un senso di mistero dato dalla visibilità mai troppo generosa. Ci si sente piuttosto soli, e va bene così. Stiamo attraversando le profondità oceaniche del resto, il feeling è quello giusto.
Giusto per sottolineare il concetto, dimenticatevi indicatori o bussole che vi dicano dove andare. In Diluvion si viaggia e si esplora. Avremo a disposizione una mappa, ma non sarà indicata ad esempio la nostra posizione. Questo significa che dovremo lavorare di memoria, imparando poco per volta a leggere le strutture rocciose che ci circondano. Capire dove ci troviamo diventerà spesso piuttosto complicato, il che è un bene e un male. Considerato che oggi come oggi il concetto di open world prevede comunque le immancabili quest e missioni che guidano su binari, l’approccio di Diluvion è più che gradito. C’è un innegabile coraggio, per alcuni sarà anacronismo.

Diluvion

Dopo un lancio un po’ incerto, gli sviluppatori hanno ottimizzato il sistema di controllo rendendolo molto più agevole. Guidando un sottomarino potremo naturalmente modificare la profondità della navigazione in qualsiasi momento. Il fondale andrà esaminato con attenzione, ospitando spesso relitti o luoghi d’interesse.
Alcuni fix dell’ultimo minuto hanno anche interessato il sistema di checkpoint, insoddisfacente al momento della release. Adesso tutti i luoghi di interesse sono dotati di punti di salvataggio automatico, che evitano cocenti e inutili frustrazioni.
Ciò che non è stato possibile correggere riguarda la struttura generale del gioco, che è parecchio semplice. In pratica si va in giro cercando risorse, si arruola gente, si combatte, si accumula denaro e via da capo. Se ci fosse stato un sistema di progressione migliore – magari nel comparto gestionale, magari nel sistema di combattimento, magari ancora nella trama – Diluvion avrebbe potuto essere molto più interessante. Allo stato attuale delle cose lo si apprezza per il suo lasciare il giocatore in balia dell’oceano (letteralmente) e per il setting originale, il resto tutto sommato si colloca in un discreto che oggi non basta.

In sintesi

Diluvion è un prodotto riuscito solo a metà. La natura budget della produzione è evidente, ma ciò che pesa di più sono le mancanze strutturali. Tralasciando un lancio avvenuto prima del tempo, il gioco tende a divenire ripetitivo dopo qualche ora, colpa di una mancanza di spessore che in ambiti chiave quali il battle system o la componente gestionale.
Resta il fatto che il senso di esplorazione c’è tutto. Il gioco si lancia nella mischia con coraggio, proponendo un’esperienza che non tiene l’utente per mano, puntando su un’atmosfera che evoca solitudine e mistero.
Vedremo adesso se gli sviluppatori saranno capaci di migliorare il prodotto nel corso del tempo. Per adesso lo consigliamo solo agli amanti del genere, possibilmente in saldo.

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