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Recensione: Oneshot – Piccoli grandi giochi

Non sempre riusciamo a recuperare e recensire per tempo tutti i titoli che vorremmo. Talora è colpa dell’accumularsi di impegni e scadenze, talaltra vari problemi di comunicazione con PR e sviluppatori. Insomma, segnalare prontamente gli indie degni di nota come Icey si rivela spesso difficoltoso. La mole giornaliera di titoli in uscita su Steam, poi, non aiuta di certo, con le ormai classiche palate di shovelware a coprire o far passare in secondo piano senza alcuno scrupolo le vere perle del panorama indipendente. Tra queste abbiamo recentemente scoperto Oneshot. Si tratta di un puzzle/adventure dallo stile semplice ma caratteristico reminiscente di Earthbound e Undertale, sviluppato dal piccolo team Little Cat Feet LLC e pubblicato in esclusiva PC da Degica. Cos’ha di speciale? Bastano pochi minuti di gioco per accorgersene.

Oneshot

Uscita 9 Dicembre 2016
Lingua Inglese
Piattaforme PC
Versione recensita PC
Prezzo al lancio 9,99€

Oneshot narra la storia di una bambina-gatta, Niko, finita misteriosamente all’interno di un mondo freddo e oscuro. Lì scopre di doversi sobbarcare una grande responsabilità: trovare e ripristinare il sole, spentosi da lungo tempo. Detta così sembra proprio una premessa banalotta, no? E invece c’è molto di più da scoprire. In primis noi non impersoniamo Niko ma ci limitiamo a guidarla muovendola e aiutandola a compiere decisioni. La nostra è una voce fuori campo che soltanto lei può sentire e a cui può rispondere. Ecco dunque la peculiarità principale del titolo: la scissione tra giocatore e protagonista.

Ciò colpisce soprattutto per la maestria nella gestione del particolarissimo rapporto che sfonda con prepotenza la quarta parete e che andrà intensificandosi nel corso dell’avventura fino a coinvolgere persino emotivamente. Diventeremo suoi amici, converseremo con lei (attraverso dialoghi a scelta multipla), la vedremo soffrire, gioire, addirittura sognare. In ogni caso Niko non è l’unico personaggio con cui verremo a contatto, essendo il mondo di Oneshot popolato da svariate creature tanto bizzarre quanto adorabili. Tra gattari robotici, librari dalla testa a forma di dado e scienziati svampiti c’è solo l’imbarazzo della scelta. In più la trama va ben oltre quanto accennato in precedenza e chi presta un minimo di attenzione scoprirà un lore piuttosto ricco di segreti per nulla scontati. Purtroppo il concept estremamente affascinante deve cedere ai limiti fisici dello sviluppo indipendente. Il gioco si conclude infatti in meno di 4 ore lasciando un po’ di amaro in bocca. I due finali e le piccole variazioni nei dialoghi in caso di nuova partita giustificano solo in parte l’inizio di ulteriori playthrough.

In compenso la prima ha un effetto sorpresa a dir poco memorabile. Questo perché Oneshot non si limita a seguire mogio mogio i canoni del genere puzzle. Gli sviluppatori hanno osato, sperimentato, superato il già visto.

Oneshot

A degli enigmi tutto sommato semplici nonché numericamente esigui che prevedono la raccolta e la combinazione di determinati oggetti si aggiungono meccaniche insolite e geniali. Cercando di evitare clamorosi spoiler, vi diciamo soltanto che sarete spesso chiamati ad interagire con il vostro PC. Credeteci se vi diciamo che portare degli esempi sarebbe deleterio. Ricordate di tenere il gioco in modalità finestra e il resto verrà da sé. Chiunque abbia provato esperienze come Pony Island capirà subito a cosa ci riferiamo. A tutti gli altri lasciamo il piacere della scoperta, limitandoci a lodare l’inventiva di un piccolo team capace di portare l’interattività videoludica e il rapporto gioco-giocatore al livello successivo. E con cosa? Con RPGMaker. Si può quindi perdonare la relativa penuria di dettagli nel comparto grafico, comunque compensata dalle atmosfere surreali pervase di un fascino talvolta mistico e da tracce audio brevi ma calzanti. Alla fine dell’esperienza sarete pervasi da un senso di smarrimento misto a meraviglia. Il che, nei giochi odierni, sta diventando sempre più raro.

In sintesi

Oneshot, seppur in ritardo, entra di peso nella nostra top personale del 2016. Era inevitabile, d’altronde non avevamo mai visto un titolo indipendente dal concept tanto originale. E’ un prodotto capace di stupire persino gli scettici e i cinici perenni come noi grazie all’intelligenza di certe meccaniche unita al modo sublime con cui riesce a creare coinvolgimento emotivo. Ha dei difetti? Sì. Dura 3-4 ore e conta pochi enigmi peraltro abbastanza facili da risolvere. Tuttavia il suo grande cuore lo rende un videogioco che ricorderemo senz’altro ancora per molto tempo. Dategli una chance e non ve ne pentirete.

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