until i have you

[Recensione] Until I Have You – Platform d’altri tempi

Data di Uscita 30 Aprile 2016 Lingua Inglese
Piattaforme PC, Steam Versione recensita PC

Quella del ritorno alle origini del videogioco è una corrente di pensiero che nel mondo indie odierno sta prendendo sempre più piede, vuoi per omaggiare i grandi classici degli anni ’80-90, vuoi per soddisfare i giocatori dal palato raffinato delusi dai tripla A modellati e semplificati in base a un target che va ad ampliarsi progressivamente.
Wormwood Studios, già autore dell’eccellente Primordia, sembra aver ormai fatto sua tale filosofia e, dopo ben quattro anni, torna alla ribalta presentando Until I Have You, velocissimo platform dallo stile old school con una notevole atmosfera cyberpunk.

Until I Have You

Il protagonista della vicenda è, così come viene chiamato da tutti, l’Artista, un killer a pagamento di fama mondiale che vanta un curriculum di morte a dir poco agghiacciante.
Un giorno, però, decide di ritirarsi dalle scene per trascorrere una vita tranquilla insieme alla moglie e questo scatena l’ira dei suoi clienti che tentano di dissuaderlo ad ogni costo, giungendo addirittura a rapirne l’amata consorte.

L’assassino giura quindi vendetta ai rapitori e, dopo aver rubato una exotuta dotata di poteri misteriosi, dà inizio alla sua ultima missione omicida.
Si tratta senza ombra di dubbio di una storia dai toni dark e maturi, costruita in modo da intrigare pur non mancando di schiettezza; il doppiaggio in inglese (e a volte giapponese) nelle cutscene, poi, contribuisce moltissimo a rendere la trama credibile e avvincente, regalando ottimi momenti sapientemente ispirati a capolavori del calibro di Deus Ex e System Shock che si mantengono costanti fino alla fine.
Sia lo stile grafico che quello sonoro rivestono un ruolo essenziale nell’amplificazione del “vibe” particolare del gioco, mostrando una pixel art da manuale e una soundtrack decisamente appropriata al genere tematico.
Apprezzabili in particolar modo le sezioni interattive all’interno di ambienti talmente pieni di dettagli da sembrare vivi, oltre alle già citate cutscene a pixel dal taglio cinematografico.

Veniamo adesso al sistema di gioco.
Se vi piace il gameplay basilare ma ostico dei platform anni ’80, qui troverete pane per i vostri denti.
Fondamentalmente i tasti da usare sono soltanto due, il destro e il sinistro del mouse (sconsigliamo l’utilizzo del controller): con il primo si salta e con il secondo si attacca, anche se si sbloccheranno via via nuovi poteri come lo slow motion e lo scudo i quali richiederanno la pressione occasionale di ulteriori tasti.
I livelli si strutturano quasi sempre in orizzontale, a scorrimento visto che il personaggio scatta a destra o a sinistra basandosi sulla posizione del puntatore, e non di rado richiedono un completamento a tempo.

until i have you

E’ pur vero che nella maggior parte dei casi sono piuttosto brevi ma basterà un unico colpo a metterci KO, per cui anche il più breve dei livelli diventerà facilmente un vero e proprio incubo se non si prende il ritmo.
Vi ritroverete infatti ad alternare a velocità supersoniche tasto destro e sinistro trascinando furiosamente il mouse da una parte all’altra del tappetino al fine di evitare nemici e strapiombi piazzati a regola d’arte, oltre che rallentare e fermarvi del tutto in caso di necessità.
Durante le bossfight la situazione cambia leggermente poiché ogni boss possiede una gimmick diversa, talora davvero intelligente, che richiede un’attenta analisi; in tali circostanze il pacing si abbasserà e i timer scompariranno, consentendovi un approccio ragionato prima dell’effettivo assalto.
Nonostante le meccaniche risultino alquanto solide, la prontezza di riflessi richiesta nei livelli avanzati rasenta l’inumano, e se uniamo ciò all’elemento morte istantanea osserviamo come si venga a creare una sorta di muro invalicabile per l’utente medio.
Sul serio, dopo un po’ l’esperienza inizia ad essere frustrante ed è un peccato che gli sviluppatori non abbiano implementato uno slider per regolare il grado di sfida.
La seconda e ultima criticità da noi riscontrata riguarda i problemi dei menu, che ci hanno sovente costretti a riavviare e terminare l’applicazione attraverso la gestione attività a causa dell’assenza di risposte del gioco dopo aver tentato di rimappare i tasti.
Fastidiose sì, ma comunque inezie che non compromettono la qualità del titolo.

Conclusioni
Il nostro giudizio finale su Until I Have You è positivo, sebbene l’elevatissimo grado di difficoltà del platform di Wormwood Studios ci abbia messi alle strette in molteplici occasioni.
Di certo non lo consiglieremmo mai ai gamer mal disposti verso il trial & error, visto l’incredibile ammontare di livelli che si ritroverebbero -come noi- a ripetere per ore e ore maledicendo qualsiasi divinità conosciuta.
Al contrario, lo proporremmo senza riserve ai fan del retrogaming in quanto sia l’aspetto meccanico hardcore sia quello artistico e sonoro genuinamente retrò lo rendono un prodotto colto ed ispirato che può regalare grandi soddisfazioni.
Valutazione

7.5
+ Sistema semplice ma rodato
+ Narrativa di carattere
+ Richiede una notevole dose di impegno
– Problemi con i menu
– Troppo difficile per la maggior parte dei giocatori

*Recensione basata su una copia promo fornita dallo sviluppatore*

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