The Witcher Geralt

The Witcher contro i loot box, ma i publisher attaccano i governi

Come probabilmente saprete, il polverone sollevato da Electronic Arts con i loot box di Star Wars Battlefront II ha avuto fortissime ripercussioni nell’industria dei videogame. I governi di un buon numero di nazioni si sono mossi per investigare sulla questione, cercando di capire se i loot box potessero essere identificabili come gioco d’azzardo. In alcuni casi si valuta di proibire del tutto la vendita di giochi con loot box, in altri si è costretto alla divulgazione dei dati sulle probabilità di drop, in altri ancora è stato imposto un Vietato ai Minori di 21 anni sulle confezioni di alcuni prodotti.

Ubisoft, così come le altre major del settore, non intende rinunciare alle possibilità economiche offerte da loot box e micro transazioni, quindi ha pensato di far sentire la propria voce, una voce che per fortuna si scontra con quella di altri team di sviluppo, tra cui CD Projekt Red.

Attraverso la testata francese Le Monde, Ubisoft e l’ESA (Entertainment Software Association, che racchiude i più grandi colossi del settore in America) hanno fatto sapere con chiarezza di non volere che i governanti si intromettano nelle questioni che riguardano i videogame. L’idea alla base è che questo mercato si è sempre regolato da solo, e che continuerà a farlo, non è necessaria nessuna legge o regolamentazione esterna.

La dichiarazione ufficiale di ESA e Ubisoft pubblicata su Le Monde

Come industria, prendiamo molto seriamente le nostre responsabilità nei confronti dei consumatori, e lavoriamo ogni giorno per rendere più trasparente la varietà di esperienze offerte. Siamo convinti che la maniera più efficace per risolvere queste serie problematiche [i loot box, NdR] sia continuare con gli importanti sforzi di auto-regolamentazione dell’industria stessa, e questo sistema ha dimostrato per lungo tempo di essere efficiente.

assassin's creed origins nrsPochi giorni prima di questa dichiarazione, Ubisoft aveva tenuto la propria conferenza con gli investitori. Alain Martinez, direttore finanziario del colosso francese, aveva detto:
Posso dire che alla fine è tutta una questione di qualità e di scelta. E’ una cosa molto semplice. Per tutto ciò che proponiamo, dobbiamo offrire la qualità che le persone si aspettano. Allo stesso tempo, la gente deve avere la sensazione [feel, NdR] di essere libera di scegliere di non comprare, e che la loro scelta sia reale. Pensiamo di stare andando nella giusta direzione, e non crediamo che questo sia un problema che richieda un qualche tipo di seria regolamentazione.

Detto in due parole, Ubisoft e i più importanti publisher americani stanno dicendo che va tutto bene. Non c’è nessun problema. I loot box non sono sbagliati, tutto procede secondo i piani. E qui ci starebbe una risata da maniaco omicida.

Secondo i publisher va tutto benissimo, non vi preoccupate

C’è una cosa che però non quadra.
Cara Ubisoft, cara Electronic Arts, cari tutti: vi è passato per la mente che se magari non foste arrivati a tanto con la vostra avidità, forse i governi non avrebbero sentito il bisogno di intervenire? Forse i giocatori non avrebbero fatto partire le loro sommosse sui forum e su YouTube? Avete pensato che magari Electronic Arts non avrebbe perso quei 3 miliardi di dollari in Borsa, e magari Battlefront II sarebbe riuscito a vendere sugli stessi livelli se non più del predecessore?

South Park Il Bastone della VeritàEsiste la possibilità, nell’universo, che i governi stiano intervenendo perché siete dei ladri che rubano denaro a ragazzini che usano le carte di credito di mamma e papà?
Dunque, in Italia ovviamente non succede nulla se prima non succede da altre parti. E se qualcosa dovesse succedere, nel nostro Paese si limiterebbero a mettere una tassa sui loot box. Perché finché le cose non vengono tassate sono il male. Se le tassi è tutto ok. Fumo, alcool e gioco d’azzardo insegnano.

Ma in altre nazioni magari le cose sono diverse, magari stanno cercando davvero di dare una mano a persone che si ritrovano ingabbiate nei piani di conquista del mondo di questi publisher. Perché il “gaming as a service” è una novità fatta per compiacere gli investitori, non certo i giocatori.

Cara Ubisoft, cara Electronic Arts, cari tutti: vi è passato per la mente che forse avete torto? Io penso che lo sappiate molto bene, o in questo momento non stareste a cagarvi in mano pensando a cosa succederà in Belgio, nel Regno Unito, in Francia, in Olanda e negli Stati di Washinghton e delle Hawaii. Perché lì la gente si sta muovendo sul serio, perché Apple ha immediatamente imposto chiarezza su App Store riguardo le percentuali e le probabilità di ottenere i diversi oggetti. E perché se qualcosa arrivasse a smuoversi in termini legali tanti altri Stati seguirebbero a ruota. A quel punto tanti saluti alla vostra gallinella dalle uova d’oro.
Panico?

Le reazioni di Josh Sawyer

Josh Sawyer è un game designer piuttosto celebre. Attualmente lavora in Obsidian, dove sta dirigendo i lavori su Pillars of Eternity II. Con ogni probabilità lo conoscerete per aver creato i tre Icewind Dale, Neverwinter Nights II, Fallout New Vegas e Pillars of Eternity. Ha un minimo di esperienza sulle spalle, è una voce importante.

Bene:

josh sawyer esa

Traduco:
L’atteggiamento dell’ESA/Ubisoft nell’articolo di Le Monde è odioso, a dir poco. Se non vuoi ricevere regolamentazioni da un’autorità esterna, regolati tu stessa nella maniera corretta. Leggendo le frasi di Alain Martinez nessuno andrà a pensare che “all’industria” gliene possa fregare un cazzo dell’auto-regolamentazione.

Vale anche la pena notare che l’ESA rappresenta un sottogruppo dei più grandi publisher nell’industria dei videogame. Non li rappresenta tutti, e sicuramente non rappresenta gli interessi di molti publisher minori e sviluppatori.

CD Projekt Red e Marcin Iwinski

A favore dei giocatori e contro le major del settore c’è anche Marcin Iwinski, co-fondatore di CD Projekt Red (The Witcher), che si è espresso attraverso i microfoni di PC Gamer. Questo studio di sviluppo si è sempre distinto tra la massa per atteggiamenti pro-consumatore. Hanno supportato The Witcher 3 con espansioni straordinarie vendute a prezzi onesti, anni luce distanti dal concetto del moderno DLC, e più vicine appunto alle vecchie “espansioni” che venivano rilasciate sui giochi per PC dei tempi andati.
CD Projekt Red è inoltre proprietaria di GOG, negozio online che gestisce con grande integrità, offrendo software totalmente privo di DRM e rimborsando i giocatori europei nel cambio col dollaro.

Non sorprende quindi che Iwinski sia particolarmente contrario sia a loot box che micro transazioni.

Penso che il termine “conversazione” non renda bene l’idea di quello che è successo lo scorso anno. La definirei più che altro una decisa presa di posizione dei giocatori. E questa volta non è stato solo da parte della community più hardcore, c’erano un sacco di giocatori veramente incazzati lì fuori, e hanno deciso di farsi sentire.
La posizione in cui ci troviamo noi è piuttosto semplice, e potete rendervene conto dalle nostre ultime release, le più recenti sono state The Witcher 3 e Gwent. Se compri un gioco a prezzo pieno, dovresti ricevere tanti contenuti, rifiniti, in grado di garantirti tante, tante ore di divertimento.

the witcher 3 iii

Lo straordinario The Witcher III

La definizione di “tante” può variare in base al gioco, ma nel nostro caso si trattava sempre di 50/60 ore e oltre per quanto riguarda la trama principale, con un paio di centinaia di ore di attività secondarie, se volete ottenere il massimo dal gioco.
Penso che sia un buon affare. Ottenete ciò per cui avete pagato, in più facciamo sempre del nostro meglio per offrire più di quello che i giocatori si aspettano. Non c’è nessun marketing migliore di un giocatore felice che raccomanda il nostro titolo ai suoi amici.”

Questa frase è da incorniciare. Pensate a quanti giochi sono diventati virali senza avere alcun tipo di marketing alla base, contando esclusivamente sul passaparola dei giocatori. Minecraft, Terraria, Warframe, Stardew Valley, Path of Exile, la lista sarebbe lunghissima. Se riesci a entusiasmare un giocatore o uno streamer, otterrai automaticamente una pubblicità incisiva e totalmente gratuita.

“Nel momento in cui la gente pensa che stai puntando al loro portafogli in modo ingiusto, cominceranno a farsi sentire. E in tutta onestà, credo che questo sia un bene per l’industria. Chi prende le decisioni di solito non si pone domande come “in che modo si sentiranno i giocatori? Quest’offerta è onesta?”

Poi ci sono i contenuti a pagamento. Li chiamiamo Espansioni. Abbiamo rilasciato due espansioni per The Witcher 3, e ciascuna di loro offriva contenuti sensati, con tante ore di storia addizionale e gameplay.

Infine ci sono i DLC. Per noi questi sono piccoli contenuti che dovrebbero essere diffusi gratuitamente.

CD Projekt Red mette al primo posto l’etica

Il punto di vista di CD Projekt Red è vicinissimo alle richieste dei consumatori, non punta a mungerci come mucche da latte. Del resto è molto triste che un’opinione del genere faccia notizia, significa che siamo talmente abituati a essere presi a pesci in faccia da sorprenderci quando un team dimostra di avere una normalissima integrità.
I tempi sono cambiati, i videogame sono diventati un business ricchissimo, si è persa la decenza e il rispetto verso il consumatore, come al solito in nome del dio denaro.
Discorsi vecchi, discorsi persi.

Almeno c’è ancora qualcuno senza il malsano desiderio di conquistare il mondo, e che si limita a voler creare degli ottimi giochi, dimostrando tra l’altro che il single player è ancora vivo e vegeto. I 5 milioni di copie di The Witcher 3 venduti su Steam ne sono la dimostrazione.

Lo scorso Novembre, CD Projekt Red aveva parlato un minimo anche di Cyberpunk 2077, nuovo gioco di ruolo attualmente in sviluppo. Il titolo avrà una struttura simile a The Witcher 3, quindi tantissimi contenuti, probabilmente supportati da espansioni. L’azienda ha fatto sapere che ci sarà anche una componente online che dovrebbe garantire la longevità del prodotto, ma non si fa menzione né di loot box né di micro transazioni.

Il punto è che si possono piazzare milioni di copie anche senza questi “game as a service” tanto in voga presso Ubisoft e compagnia. Super Mario Odyssey, lo stesso The Witcher 3, il nuovissimo Monster Hunter World, ci sono tantissimi esempi. E’ chiaro però che non sviluppare un gioco sia molto più facile che svilupparlo, quindi si preferisce inventarsi skin fluorescenti a forma di cannolo e sbatterle dentro un loot box. Per la modica cifra di 2,99€.

“Games as a service” ragazzi, è il futuro!

Un commento

  1. Ottimo articolo. Agghiacciante la tipica ideologia neo-liberista ”non abbiamo bisogno dei governi. Sono loro che faranno quello che noi decidiamo.”, sulla scia di trattati come il TTIP…

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