Watch Dogs

Watch Dogs – Recensione | Hack like a boss

Quando un prodotto viene anticipato come è avvenuto per Watch Dogs, possiamo star certi che nelle volontà del publisher ci sia la creazione di una nuova serie, che possa accompagnarci almeno per tutta la generazione corrente. Watch Dogs è un titolo ad alto budget, contenutisticamente imponente, dotato di meccaniche più o meno interessanti e di una buona varietà nel gameplay. Saranno elementi bastevoli ad imporlo nell’olimpo dei videogames? Scopriamolo insieme.

Watch Dogs – Hack like a boss

Watch Dogs è un open world di buona qualità, incapace di reggere il confronto con lavori come Grand Theft Auto per estensione, ma comunque non direttamente in competizione. In linea generale è come se Ubisoft avesse messo insieme i pezzi di un puzzle, utilizzando senza troppi complimenti idee implementate in altre produzioni, tra cui senza dubbio Far Cry, Assassin’s Creed, e parzialmente lo stesso Grand Theft Auto. Ciò significa che i giocatori più navigati avvertiranno un senso di “già visto” che stona parecchio in una produzione multi milionaria come questa. Fortunatamente ogni difetto viene ben mascherato, e la quantità di contenuti è tale da poter accontentare più o meno tutti.

Watch Dogs è dunque un action adventure open world dotato di numerosi elementi stealth. Nel gioco guideremo le gesta del nostro Aiden Pearce, in una trama non esattamente ispirata che avrà a che fare con la vendetta. Proprio la trama è purtroppo l’elemento meno riuscito della produzione, non riuscendo a coinvolgere il giocatore più di tanto, e rivelandosi banale e insipida. Cosa bizzarra considerati i mezzi a disposizione di Ubisoft, cosa più bizzarra se pensiamo al fatto che il paragone con Grand Theft Auto V sarebbe stato inevitabile. Watch Dogs non riesce a trascinare, né può contare su personaggi di spessore come quelli presenti nel capolavoro Rockstar.

Paradossalmente è proprio Aiden il meno convincente del cast, mentre i comprimari si limitano a seguire tutti gli stereotipi e i cliché a cui anni di cinema e di gaming ci hanno inevitabilmente abituati. Qualcosa di più interessante avviene nelle retrovie, nel corso di alcune missioni secondarie del tutto facoltative, che in qualche modo dovremo andare a cercarci da soli. In questi casi si potrà notare una maggior cura riposta nella sceneggiatura, ma permane una certa inconsistenza nel livello qualitativo generale, troppo altalenante in relazione alle promesse fatte dal publisher.

Le meccaniche di gioco vertono intorno all’hacking, attività possibile attraverso lo smartphone del giovane Aiden. Le possibilità sono numerose, regolate da una progressione ben bilanciata, che ci permetterà di skillare il nostro personaggio ottenendo punti esperienza in seguito ai nostri risultati.
Qualsiasi procedura di hacking verrà contestualizzata, e risulterà piuttosto semplice. Ubisoft ha ben pensato di concedere tante vie alternative al giocatore, permettendogli di fatto di giocare con l’ambiente circostante, e di modificarlo in base alle nostre esigenze. Potremo ad esempio far andare in corto circuito i quadri elettrici al fine di creare dei diversivi, far sollevare a comando delle barriere da terra per arrestare le auto dei nostri nemici, intrometterci nelle telecamere di sicurezza di un edificio e via dicendo.

La sensazione di libertà offerta al giocatore mal si sposa con un design delle ambientazioni che in più casi sembrerà limitante, e in qualche modo scriptato. Non è una reale mancanza del gioco, il problema è che se dai in mano al giocatore uno strumento che permetta l’hacking di qualsiasi cosa, e poi ti ritrovi in aree dove le opzioni sono solo due, cominci a storcere il naso e a farti qualche domanda.
Ad ogni modo la meccanica resta divertente e piuttosto innovativa, e viene accompagnata da un’intelligenza artificiale che alcuni colleghi della stampa hanno criticato, e che da parte nostra ci sentiamo invece di elogiare. Se infatti è vero che in più circostanze i nemici resteranno come imbambolati cercando di capire cosa succede permettendoci di scivolargli alle spalle senza troppi problemi, riteniamo che questo giocare a fare gli onnipotenti sia stata una precisa scelta di Ubisoft, in quanto la stessa intelligenza artificiale – quando vuole – sa funzionare benissimo.

Watch Dogs è in effetti un gioco piuttosto impegnativo, da non prendere alla leggera, e dove il fallimento sarà dietro l’angolo. Alcune sessioni di gioco richiederanno l’inseguimento a piedi o in auto di fuggitivi, e in questi casi saremo chiamati ad essere da una parte reattivi, dall’altra a memorizzare determinati elementi e possibilità di azione, in quanto è possibile che al primo tentativo non riusciremo ad avere un buon esito.
Proprio le suddette sessioni non sono le più riuscite della produzione, e francamente dopo una decina di ore di gioco è comprensibile che vengano a noia. Sono comunque necessarie per garantire una buona varietà all’interno dell’esperienza, varietà che a conti fatti c’è, e si sente tutta.

Abbiamo trovato molto gratificanti le sessioni stealth, basate sul distrarre gli avversari, utilizzando le coperture e creando dei diversivi con le nostre possibilità di hacking. Molto riusciti sono inoltre i momenti shooter, che ci consentono un ottimo controllo del personaggio e anche in questo caso un uso intelligente delle coperture. Proprio questa buona fattura ci permette una non indifferente di libertà nell’approccio al gioco, sapendo che potremo contare su una solida struttura sia in fase stealth che in un ipotetico attacco con armi spiegate. La scelta sta al giocatore, e questo è certamente apprezzabile. Parte della stampa ha criticato la semplicità con cui è possibile superare le varie fasi di gioco ricorrendo ad assalti in piena regola. Da parte nostra riteniamo che la libertà offerta al giocatore vada invece premiata, perché il livello qualitativo del gameplay rimane ottimo sia in fase stealth che in fase action, un po’ alla maniera di Deus Ex o di Dishonored.

Watch Dogs può vantare inoltre un elemento che nessuno dei suoi concorrenti al momento possiede, ovvero la “credibilità” dell’intero setting. Non fraintendiamoci, l’ultimo Grand Theft Auto ha fatto un lavoro eccellente in tal senso, ma Watch Dogs riesce a dare spessore alle semplici comparse presenti per strada, grazie in piccola parte a routine comportamentali di buon livello, ma soprattutto grazie alla possibilità di Aiden di andare a frugare tra le informazioni private della gente. Ciascun personaggio è infatti dotato di un background più o meno abbozzato, e ci basterà entrare in una modalità da pseudo osservatore per apprendere informazioni dai passanti, decidendo su chi approfondire, e se investigare o meno su determinati crimini prima ancora che essi accadano. Non è un elemento da poco, perché si va a creare una fitta rete di caratteri e di personaggi minori che comunque possiedono uno spessore, e acquisiscono personalità come non era mai avvenuto prima. Complimenti dunque a Ubisoft per essere riuscita in una simile impresa.

Watch Dogs conta su una modalità multiplayer che ricorda per molti aspetti quanto visto in Dark Souls, di From Software. Il concetto si basa sul poter invadere il mondo personale di un altro giocatore, in maniera piuttosto immediata. Inizierà in questo caso una sorta di caccia, dove l’attaccante dovrà evitare di farsi scoprire, mentre il difensore avrà a disposizione una serie di risorse per impedire che avvenga un hacking ai suoi danni. O almeno per restituire il favore in una successiva sessione di gioco.
Le modalità di gioco multiplayer sono regolate da alcune routine impostate da Ubisoft, per cui chi si dimostra più attivo nelle invasioni sarà più soggetto a riceverne durante le proprie sessioni di gioco. Chi invece non utilizzerà il multiplayer per disturbare gli altri, non sarà disturbato a sua volta, permettendo dunque a chi non fosse interessato al multigiocatore di fruire del gioco in maniera canonica.

Dal punto di vista tecnico Watch Dogs è un buon prodotto su console, e conta su una grafica tutto sommato non troppo distante da quanto visto al momento della sua presentazione ufficiale, e di un frame rate sufficientemente solido, anche se non granitico. Abbiamo provato il gioco in versione PC Windows, e dobbiamo dire che è stato fatto ancora una volta un pessimo lavoro per quanto riguarda le ottimizzazioni grafiche. Ubisoft non sembra ancora essere in grado di sfruttare a dovere le risorse delle moderne configurazioni, e continua a delegare al processore una spaventosa quantità di dati da elaborare, esattamente come avviene nei vari Assassin’s Creed. La GPU fa il suo lavoro, ma le differenze che intercorrono tra settaggi low e ultra sono davvero ridicole in rapporto a quanto sarebbe stato in effetti possibile.

La sensazione è che si sia partiti dalla versione console del gioco, e che quella PC sia stata semplicemente ritoccata con shaders migliori e texture a risoluzione più elevata. La partnership con Nvidia non aiuta in tal senso, e francamente ci saremmo aspettati molto di più.
Ciò non toglie che l’impatto estetico del gioco sia più che buono, con effetti di rifrazione eccellenti, mapping di buon livello e shader più che buoni.

Conclusioni
Watch Dogs è un buon action adventure open world. Non è molto più di questo purtroppo, a causa di una trama davvero banale, di personaggi stereotipati e di una generale sensazione di già visto che comunque permea l’intera produzione. A essere onesti ci aspettavamo qualcosa in più, ma siamo certi che il franchise possieda un ottimo potenziale, e non vediamo l’ora che questo venga nuovamente espresso, con un seguito che di certo non tarderà ad arrivare. Consigliato a tutti gli appassionati di adventure in terza persona.

+ Background dei personaggi, la città sembra viva
+ Hacking bene implementato
+ Sezioni stealth e shooter molto riuscite
– Trama e personaggi dimenticabili
– Modello di guida mediocre
– Sensazione di già visto
– Scarsa ottimizzazione tecnica su PC
– Davvero troppi glitch

Valutazione: 7.6/10

Metascore | PC 81/100 | PS4 82/100 | Xbox One 77/100 |
Watch Dogs | Steam | 59.99€

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