Quartet – Recensione | Tributo ai tempi d’oro dei JRPG

Quartet è un RPG a turni sviluppato e pubblicato da Something Classic Games LLC, uscito ufficialmente il 26 agosto 2025 su PC Windows tramite Steam (Verificato su Steam Deck). Il gioco trae ispirazione diretta dall’età d’oro dei JRPG, combinando meccaniche familiari – combattimenti a turni, party di personaggi, esplorazione classica e trama epica – con un tocco di modernità.

Fin dall’inizio, Quartet si distingue per la sua struttura narrativa: il giocatore può iniziare l’avventura da uno dei quattro archi principali, ognuno con protagonisti, ambientazioni e punti di vista diversi. Essenzialmente un’impostazione molto simile a quella dei vari Octopath Traveler. Le storie, man mano che procedono, si intrecciano gradualmente fino a formare un’unica grande trama, svelata un frammento alla volta.

La trama generale ruota attorno a elementi intriganti: un mazzo di carte magiche capace di donare potere e conoscenza, minacce incombenti ai confini dell’impero e altri trope del caso. Quando gli otto protagonisti si uniscono, svelano segreti nascosti sulle origini e sul futuro della magia nel loro mondo. Una storia gradevole, non ai livelli dei migliori capitoli di Final Fantasy o del secondo Octopath Traveler, ma in assoluto godibilissima.

I personaggi mescolano archetipi classici e invenzioni originali. Tra i membri più insoliti del party spicca addirittura un ippopotamo parlante, che francamente mi ha sorpreso più o meno al pari della Quina di Final Fantasy IX.
Ogni storia esplora le sfide personali e la crescita dei protagonisti, offrendo motivazioni oltre la trama principale. Poiché le campagne possono essere giocate in qualsiasi ordine, si possono scoprire indizi e anticipazioni su eventi futuri o sui destini dei personaggi, un espediente narrativo che stimola la curiosità e la voglia di proseguire nel racconto.
Nel complesso, la scrittura è molto apprezzabile per ritmo e coerenza: gestire quattro trame parallele senza perdere chiarezza non è impresa da poco. Alcune linee narrative risultano più approfondite di altre, ma l’ambizione e il carisma del cast compensano ampiamente gli squilibri.

Quando le storie iniziano a convergere, il gruppo diventa un party di otto avventurieri. Solo quattro possono combattere alla volta, ma gli altri restano in riserva e possono entrare in battaglia all’istante. Questo sistema di cambio rapido è il fulcro del gameplay: i personaggi di riserva recuperano i Punti Azione (AP) più velocemente, incentivando la rotazione continua invece di affidarsi sempre allo stesso quartetto. È una trovata semplice ma efficace, che aggiunge una solida componente tattica ai combattimenti.
Il sistema di combattimento segue i principi classici del genere, arricchiti da accorgimenti moderni: ordine dei turni visibile, debolezze chiaramente indicate, ampia varietà di abilità elementali.
Il ritmo degli scontri è soddisfacente: non reinventa il genere, ma è rifinito. Alcune abilità di supporto risultano meno incisive rispetto a quelle puramente offensive, ma si tratta di un dettaglio di bilanciamento più che di un difetto. La progressione è costante, non servono lunghe fasi di grinding. Solo nella parte finale il contenuto opzionale si riduce, rendendo endgame poco interessante.

Sul piano tecnico, Quartet si comporta ottimamente. Su PC di fascia media gira fluido, con caricamenti rapidi e frame rate stabile anche nelle scene più dense. Lo stile grafico, che unisce pixel art a scenari 2D/3D ibridi, è leggero e piacevole. Su Steam Deck l’esperienza è eccellente: interfaccia chiara, controlli intuitivi, prestazioni costanti. È uno di quei titoli indie che sembrano nati per il portatile di Valve.
I pochi bug segnalati sono di natura estetica o di bilanciamento e vengono corretti con aggiornamenti regolari. La pixel art retrò si adatta perfettamente al tono nostalgico, evocando i classici senza risultare datata. La colonna sonora accompagna bene l’atmosfera, anche se non tutte le tracce spiccano: qualche variazione in più avrebbe giovato, ma l’insieme resta coeso e armonioso.

Il principale punto di forza di Quartet è senza dubbio la sua struttura narrativa ambiziosa. Giocare quattro archi indipendenti in ordine libero dona un senso di libertà e scoperta costante. Quando le trame si intrecciano avremo la sensazione di ricomporre un puzzle più grande. Il cast variegato – a tratti ironico, a tratti toccante – dona calore e umanità al viaggio, mentre il sistema di combattimento con rotazione dei personaggi aggiunge freschezza a un impianto classico.

I difetti, pur presenti, restano secondari: le missioni opzionali nella parte finale sono poche, riducendo le opportunità di esplorazione e sviluppo del party. Alcune abilità di battaglia meritano un ribilanciamento, e la colonna sonora, pur gradevole, manca della varietà o del carisma dei grandi JRPG del passato. Infine, la complessità di gestire quattro trame fa sì che certi archi risultino più superficiali di altri. Sono pecche leggere, ma percepibili da chi cerca una costruzione del mondo più profonda.

Consigliato
Dopo diverse ore con Quartet, è chiaro che il gioco raggiunge pienamente il suo obiettivo: offrire un JRPG moderno ma intriso di nostalgia, con design intelligente e una narrazione curata. Non tenta di reinventare il genere, ma lo perfeziona con passione, regalando profondità tattica, personaggi coinvolgenti e un ritmo narrativo costante. Su Steam Deck, in particolare, si dimostra perfetto per sessioni portatili.
C’è margine di miglioramento – soprattutto nei contenuti finali e nel bilanciamento – ma Quartet rimane una delle produzioni indie più sincere e riuscite nel panorama dei JRPG recenti: un tributo autentico ai classici, realizzato con cuore e attenzione.

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *