Uscito da poco in Early Access su Steam, The Last Caretaker è un progetto davvero interessante, che miscela un mondo a metà fra Waterworld e Subnautica con il concept dietro Wall-E della Pixar. Futuro remoto, pianeta Terra sommerso dalle acque, e dell’umanità non è rimasto più praticamente nulla. Noi vestiamo quindi i panni di un robot umanoide, incaricato di recuperare ciò che resta della vecchia tecnologia umana per garantire un qualche tipo di futuro alla specie. Idea di fondo che mi intriga, e con un buon accompagnamento filosofico sullo stile di The Talos Principle. Certo, siamo ancora in Early Access, e dipenderà molto da come gli sviluppatori riusciranno a lavorare, ma questo The Last Caretaker ha potenziale, e vale la pena approfondire.
Il publisher e sviluppatore Channel37 Ltd ci ha mandato una chiave di attivazione in modo da poter raccogliere le nostre prime impressioni. Se siete interessati, potete supportare lo sviluppo ed acquistare il gioco su Steam, dove è disponibile dal 6 Novembre al prezzo di 29.99€. Purtroppo per il momento non c’è né la traduzione in italiano né il supporto ufficiale a Steam Deck. Magari in futuro.
The Last Caretaker rientra nel genere dei survival in prima persona. Avremo quindi a che fare con esplorazione, raccolta, costruzione, gestione delle risorse, ma anche combattimenti ed un elemento narrativo che ha il suo perché.
Giochiamo nei panni di un “Custode”, ovvero una macchina autonoma che si risveglia su questo pianeta dove gli esseri umani non esistono più, con l’acqua che è ormai diventata l’unica vera padrona del mondo.
Non ci sono capitoli rigidi o missioni lineari; tutto avanza mentre ci muoviamo tra rovine, isole metalliche e strutture sommerse.
Come un po’ in tutti i survival game, si comincia con strumenti molto basilari. Per progredire dovremo cercare relitti, vecchie stazioni tecniche e insediamenti sommersi. Smonteremo ciò che troviamo per ricavarne materiali, componenti elettronici, leghe, batterie e parti rare. Quasi ogni struttura che raggiungeremo contiene pannelli da riparare, nodi da riattivare o terminali da decifrare: queste operazioni aprono nuove funzioni, sbloccano apparecchi più avanzati o ci daranno progressivamente accesso a un numero maggiore di nuove aree da esplorare. Essendo automi, dovremo ovviamente sfruttare le nuove tecnologie per potenziare il nostro corpo ed espandere le nostre potenzialità.
Come ci si aspetta un po’ per tutti i giochi in Early Access, anche The Last Caretaker ha svariate mancanze, sia in termini tecnici che contenutistici. L’ottimizzazione non è ancora dove dovrebbe essere, c’è un numero importante di glitch. Inoltre, il sistema di combattimento ha ancora un bel po’ di strada da fare, pur risultando comunque già funzionale.
Il mio dubbio più grande in questo momento riguarda soprattutto l’assenza di meccaniche davvero caratterizzanti, che portino il gioco a svettare sull’agguerrita concorrenza. Il genere dei survival è estremamente inflazionato, ed alcune produzioni hanno raggiunto un livello qualitativo difficile da raggiungere (pensiamo a produzioni come Valheim o Enshrouded).
The Last Caretaker ha dalla sua un setting davvero originale, che può fare la differenza, ma serve che le meccaniche del gameplay riescano a proporre a loro volta qualcosa di davvero innovativo, magari nella fase della costruzione, magari in quella del combattimento.

Per il momento The Last Caretaker è un survival interessante, con tanto potenziale che spero possa riuscire a esprimere al meglio prima della release della versione 1.0. Sarebbe bello se si riuscissero anche ad espandere i contenuti filosofico/esistenzialisti mutuati da The Talos Principle, sarebbe una bella ventata di aria fresca per un genere che tende a non dare troppa importanza alla storia o all’impalcatura narrativa.
Seguirò senza dubbio lo sviluppo per tenervi aggiornati sui progressi del gioco. Nel frattempo ne consiglio l’acquisto a chi si sente affascinato dal concept alla base, di per sé intrigante e piuttosto originale all’interno del genere. Offre già un bel po’ di ore di intrattenimento di qualità, un comparto visivo di alto livello (a patto che abbiate una buona configurazione e che mettiate in conto i problemi di ottimizzazione) e un minimo di diversificazione rispetto a tanti altri giochi di questo genere. Nel dubbio: wishlist!

