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A Hat in Time – Recensione

Per quanto l’inizio non sia proprio dei più strabilianti, A Hat in Time mi ha rapito. Il genere dei platform 3D in stile Super Mario 64 soffre da un po’ di tempo, trovando come unici reali esponenti le mascotte più famose di Nintendo. Anche giochi molto attesi come Yooka-Laylee non sono riusciti a soddisfare le aspettative degli appassionati, è un genere in cui trovare il giusto equilibrio tra le parti richiede notevole competenza e alchimia.
Qui, fortunatamente, gli sviluppatori hanno dimostrato un grandissimo estro, una creatività indiscutibile e soprattutto un profondo amore per il genere. Andiamo allora a scoprire questa piccola, imperdibile gemma del mercato indipendente.

A Hat in Time

La protagonista del gioco è una viaggiatrice spaziale, forte di una tecnologia aliena e misteriosa basata su… clessidre. Sul serio, la nostra astronave va a clessidre.
A causa di un incidente il prezioso combustibile precipita su un pianeta alieno, dove regnano la mafia, il diavolo, produttori cinematografici e uccelli giganti. Forse detto così non ha tantissimo senso, ma non credo che un platform debba averne più di tanto. Accettiamo dunque che il mondo di A Hat in Time sia semplicemente fantastico e andiamo a fare due passi sul pianeta per capire come si gioca.

A Hat in Time – video recensione

Avremo accesso a ciascun livello direttamente dalla nostra nave, che farà a tutti gli effetti da hub. Ci sono cinque mondi principali, e per ciascuno di essi potremo selezionare delle missioni specifiche. In teoria potremo recuperare un massimo di 40 clessidre, ma è possibile finire il gioco anche con molte meno.

Controlleremo la piccola viaggiatrice spaziale con il classico stick analogico, come in qualsiasi altro platform 3D. La protagonista è reattiva, precisa, un pelo in meno rispetto ai Mario, ma va benissimo. Il primo impatto è molto positivo, il level design del primo mondo è ispirato, anche se gli spazi sembrano un po’ angusti. Si intravede da subito un certo potenziale, merito del character design e di Unreal Engine 4.

Ben presto impareremo a destreggiarci con il classico doppio salto, con il salto a parete e con un ulteriore scatto in avanti mentre siamo a mezz’aria. Tutti questi movimenti potranno (e dovranno) essere concatenati insieme, garantendoci una mobilità straordinaria per il genere.
A Hat in Time è piacevolissimo da giocare, i movimenti della protagonista sono spettacolari, l’agilità con cui salteremo da una parte all’altra ricorda il migliore dei Sonic. C’è un mix di velocità, adrenalina e sfida, ogni cosa è bilanciata alla grande, è un platform che diverte dall’inizio alla fine.

A Hat in Time ha la sua versione di Assassinio sull’Orient Express

a hat in time

La telecamera non è purtroppo tra i punti forti della produzione. In genere fa un buon lavoro, ed è comunque possibile regolarne la distanza dal personaggio. Tuttavia ho avuto molte difficoltà a inquadrare verso il basso, un problema che avevo notato anche in Yooka-Laylee. Qui è comunque molto meno evidente e fastidioso.

Sparsi per i livelli di gioco troveremo dei gomitoli di lana con cui costruire dei particolari cappelli. Questi aggiungeranno delle abilità addizionali, come la possibilità di correre più velocemente, di sparare o di vedere piattaforme invisibili. Esistono poi altre abilità che otterremo spendendo la valuta di gioco presso un grottesco NPC.

Cambiare cappello richiede l’utilizzo di un particolare menù. Lo richiameremo con L1, e non è la cosa più rapida del mondo. Il processo in sé è immediato, ma avrebbe avuto più senso associare un tasto ad una scelta rapida. Non è un problema di chissà che tipo, ma spezza un po’ i ritmi di gioco.

Il sistema di combattimento è semplice. Potremo colpire gli avversari con un ombrello, oppure saltargli addosso e premere X quando apparirà il segnale a schermo. Schiacciare un nemico ci permetterà di fare un ulteriore salto in puro stile Super Mario, più volte dovremo sfruttare tale slancio per raggiungere luoghi sopraelevati.

Alcuni livelli di A Hat in Time sono adrenalinici

a hat in time

Giocando ad A Hat in Time sono rimasto sorpreso dall’incredibile varietà. Ogni mondo di gioco è diverso dagli altri, presenta dei gimmick particolari, intelligenti, che non stufano affatto.
Volendo fare un discorso generale direi che il level design di A Hat in Time è valido, con picchi di straordinaria qualità. Alcuni dei livelli sono dei capolavori di progettazione, come la spettacolare salita per il mulino a vento, un tripudio di emozioni forti. Altri sembrano mutuare il meglio di videogame come Sonic e Crash Bandicoot, inserendoci ad esempio all’interno di un lungo corridoio zeppo di pericoli, da affrontare tutto d’un fiato.

Gli sviluppatori hanno dimostrato di sapere attingere a piene mani sia dal genere platform che dall’action, con qualche incursione negli stealth già a partire dal secondo mondo. Si può dire che nessuna delle idee presenti nel gioco sia effettivamente innovativa, ma a conti fatti poco importa. Tutti gli elementi del gameplay sono infatti rifiniti, ottimizzati, molto soddisfacenti. Ci ritroveremo a stringere patti col diavolo, ad attivare cavi aerei per trasporti rapidi tra terre sospese, a recitare all’interno di film d’azione. Figuratevi che c’è anche spazio per una versione di Assassinio sull’Orient Express con tanto di uccelli investigatori.

Ciascuno dei mondi vanta anche alcuni livelli bonus sviluppati in una sorta di mondo virtuale. Sono in pratica dei veri e propri esercizi di platforming, un po’ alla maniera degli stage addizionali di Super Mario Sunshine. L’ottima colonna sonora e l’attenta progettazione degli ostacoli rendono la sfida piacevolissima.

A Hat in Time, a spasso sui cavi dell’alta tensione

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Spettacolari sono i boss di fine mondo, senza esagerazione impeccabili, perfetti. In questi casi la telecamera potrà divenire fissa, lo scontro sarà basato sui nostri riflessi e sulla rapida comprensione di una strategia di attacco. Ci si richiede di sfruttare gimmick, leggere i movimenti del nemico, essere rapidi e precisi.
La difficoltà generale si innalza qui in maniera evidente, alcuni dei combattimenti mi hanno davvero fatto sudare. A parte questo è bello notare come lo sviluppatore abbia puntato molto anche sulla spettacolarità. Gli scontri sono belli da vedere, adrenalinici, accompagnati da colonne sonore sempre ispiratissime. A Hat in Time ha senza dubbio le boss fight più divertenti che abbia mai visto in un platform.

Dal punto di vista tecnico il gioco si difende bene, affidando tutto ad Unreal Engine 4 e adottando uno stile semplice. E’ un gioco coloratissimo, la palette oscilla da tinte sgargianti ad altre cupe con grande agevolezza.
L’ottimizzazione mi ha convinto pienamente, riuscirete a giocare con tutto al massimo anche su configurazioni di fascia bassa.
Straordinaria la colonna sonora, che ha alcuni dei pezzi migliori sentiti in un platform dei tempi moderni.

C’è qualche piccolo bug di compenetrazione poligonale, cadute nel vuoto, a volte ci si blocca dentro i poligoni. In un frangente ho notato un pesante calo nel framerate, sembrava immotivato. Sono comunque episodi saltuari, e lo sviluppatore sta facendo un buon lavoro con gli aggiornamenti.

In A Hat in Time si sperimenta il classico the floor is lava

a hat in timeA Hat in Time è un platform dai toni spensierati, ha una comicità che non sorprenderebbe trovare in una produzione Nintendo. Vuole essere un tributo a un tempo che non c’è più, quella gloriosa epoca dei 64 bit che ci ha regalato capolavori come Mario 64, Banjo-Kazooie e compagnia.
E’ un titolo con una propria, fortissima identità, che miscela un level design solido con missioni divertenti, mondi variegati e la giusta progressione nel livello di sfida.
Se la qualità media è elevata, il gioco ha delle chiare, indiscutibili punte di genialità. A Hat in Time coinvolge e strega con alcuni dei momenti più divertenti che io abbia mai vissuto giocando a un platform. Di sicuro è quello che mi è piaciuto di più dai tempi di Super Mario Galaxy. E scusate se è poco.
Se vi piace il genere compratelo, sarà una piacevolissima sorpresa.

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