Atelier Lydie & Suelle

Atelier Lydie & Suelle: The Alchemist and the Mysterious Paintings – Recensione

Diciannovesimo capitolo della serie prodotta da Gust e distribuita da Koei Tecmo, suddivisa in sottoserie in base alla piattaforma. Atelier Lydie & Suelle: The Alchemist and the Mysterious Paintings, al contrario del Giappone, non è disponibile su PlayStation Vita in occidente. Dobbiamo supporre che le vendite dei precedenti capitoli della serie non siano andate granché bene su Vita, altrimenti la decisione non si spiega, considerando che il gioco non presenta grandi innovazioni tecniche. Comunque sia, le piattaforme supportate in Europa sono PlayStation 4, Nintendo Switch e PC Windows.

Atelier Lydie & Suelle: The Alchemist and the Mysterious Paintings

Come si intuisce dal titolo, le protagoniste del gioco saranno le gemelle Lydie e Suelle. Il loro obiettivo, almeno inizialmente, sarà quello di pagare le bollette! Orfane della madre, le poverelle devono mandare avanti da sole l’atelier di famiglia, poiché il loro paparino è un tizio del tutto inaffidabile. Ottenere commissioni e salire di rango all’interno del circuito degli alchimisti sarà quindi lo scopo principale del gioco.

L’atmosfera generale è ancora una volta priva di “drama”: i personaggi affrontano tutte le situazioni con la consueta spensieratezza. Il contenuto dei dialoghi e delle situazioni nelle cut-scene è sempre leggero e divertente. L’atmosfera da “light visual novel” è costante, ricca di sfumature, gestualità tipiche degli anime ed esclamazioni vocali classiche (inclusa la risata “malefica” ovviamente). Tanto fan-service quindi, ma che non pregiudica la qualità complessiva della narrazione (a patto che non vi dia fastidio vedere i personaggi affrontare un mega-boss con un atteggiamento da pic-nic).

Atelier Lydie & Suelle: The Alchemist and the Mysterious Paintings – Trailer di lancio

Il roster dei personaggi conta sulla presenza di molte vecchie e gradite conoscenze, oltre ad alcune new entry anche importanti. La maggior parte degli NPC serve ad attivare quest e missioni. Avranno spazio nella miriade di sequenze narrative, ma ben pochi entreranno all’interno del party. Manco a dirlo, la caratterizzazione di vecchi e nuovi personaggi è ancora di ottimo livello.

Cercando tra le varie sezioni della città potremo interagire con il calvissimo fabbro, l’immancabile sacerdotessa e la signorina addetta alla task board. Potremo soprattutto cercare consigli ed aiuti negli atelier delle altre alchimiste, incluso quello della concorrenza. Ognuno ostenta la sua “personalità” con gesti caratteristici e atteggiamenti distintivi, riuscendo a creare una graduale sensazione di familiarità, esaltata dall’eccellente recitazione giapponese.

L’attivazione delle quest e l’avanzamento nel gioco sono molto simili a quanto visto nel primo capitolo della trilogia, Atelier Sophie. Dalla mappa della città potremo vedere dove sono disponibili cutscene o eventi, grazie a dei semplici punti esclamativi. Non è una meccanica originale ma funziona.

La mappa di gioco in sé non offre molte locazioni e come al solito queste verranno sbloccate in progressione. Il numero e la varietà delle ambientazioni viene notevolmente aumentato dai numerosi “Quadri Misteriosi”, da cui il titolo. Sotterranei, grotte o palazzi ghiacciati, aree vulcaniche, foreste paurose o spiagge esotiche con tanto di pirati, sono alcune delle location proposte. Potremo accedervi “entrando” in questi dipinti, appena saranno recuperati ed esposti nella galleria dalla Principessa. Tale NPC si occupa anche del ranking degli atelier, e ci assegnerà via via commissioni ed esami da superare.

Atelier Lydie & Suelle

Il cast di Atelier Lydie & Suelle è ancora ottimo

Con Atelier Lydie & Suelle: The Alchemist and the Mysterious Paintings lo sviluppatore è tornato sui propri passi sotto diversi aspetti. Innanzitutto l’esplorazione torna ad essere molto simile a quella del primo capitolo della trilogia (Atelier Sophie). Ciò significa rinunciare alla sensazione “open” del precedente Atelier Firis, che vantava non solo aree molto più ampie e meglio concepite, ma anche collegate fra loro, costituendo quindi una “tela” di connessioni da area ad area. Qui si torna al “warp” dall’unico hub principale alle varie locazioni, rendendo tutto molto più “meccanico”: camminare, raccogliere ingredienti, combattere qualche nemico, riempire il “cesto” e tornare alla base.

Escludendo il roster principale, anche gli NPC non avranno più alcuna importanza, diranno le solite frasi e se ne staranno impalati a fare da sfondo (tra asset riciclati). L’espediente dei “quadri misteriosi” aggiunge sufficiente varietà alle locazioni, ma la sensazione di “ridimensionamento” rispetto ad Atelier Firis si sente parecchio.

Come è ovvio che sia, anche questa volta l’alchimia sarà al centro di tutto. La meccanica stessa è stata modificata e migliorata. I reagenti sono moltissimi, le ricette sono numerose e divise per categorie, il cap della qualità degli ingredienti è stato portato a 999. Molte ricette verranno sbloccate producendo oggetti con particolari “trait” (specifiche caratteristiche) che dovremo precedentemente trasferire sugli ingredienti base. Nel complesso, l’alchimia rappresenta ancora un’attività gradevole ed intrigante, ma che richiede grande dispendio di tempo, per via del farm degli ingredienti e del procedimento di miglioramento della qualità dei reagenti.

Le modifiche apportate al sistema dell’alchimia hanno reso Atelier Lydie & Suelle molto più complesso e ricco di sfumature, ma sbloccare tutte le ricette non è più una sfida come in passato. Resta comunque un passatempo in grado di assorbire decine di ore, cercando di ottenere il massimo della qualità dagli item craftati.

Atelier Lydie & Suelle non è graficamente all’avanguardia

Il combattimento non è un aspetto del gioco in cui lo sviluppatore ha speso molto in termini di creatività. Il party è costituito da un massimo di sei elementi, ma potremo controllarne direttamente solo tre, gli altri staranno di retroguardia e interverranno autonomamente grazie ad un sistema di “follow-up”. In pratica dovremo formare delle coppie fronte/retro, che agiranno in sinergia a seconda dell’azione che faremo eseguire al membro attivo.

Sperimentare i vari accoppiamenti e le relative combo aggiunge qualcosa al gameplay. Purtroppo la difficoltà generale bassina, la varietà dei nemici appena sufficiente (parecchio riciclo di assets) e lo scarso numero di abilità a disposizione dei nemici rende il tutto parecchio ripetitivo e banalotto. Una volta trovato un buon setup ed appreso il sistema di resistenze/debolezze dei mob, questi non rappresenteranno alcuna sfida, anche a livello hard. Escluse pochissime eccezioni, i nemici saranno solo obiettivi per il farm di ingredienti, oggetti ed exp.

In assoluto il sistema di combattimento non costituisce una reale sfida e dopo un po’ diventa anch’esso meccanico. Dopo un paio di “giri” nelle aree appena sbloccate, impareremo le posizioni e sapremo cosa aspettarci da ognuno dei nemici presenti sia durante il giorno che la notte. L’avvicendarsi di pioggia, nebbia o neve non pare influire sulla presenza o meno di mostri speciali, non aggiungendo quindi variabili d’ambiente.

Sapere che alla fine del primo “playtrought” si attivi la modalità very hard, non aggiunge grande aspettativa. La rigiocabilità di questa serie è comunque sempre stata molto soggettiva e variabile in base al gradimento.

Atelier Lydie & Suelle compie qualche passo indietro rispetto ad Atelier Firis

Dal punto di vista tecnico, Atelier Lydie & Suelle è ben realizzato, funzionale. Lo stile grafico che caratterizza la serie va ancora bene, anche se, a mio parere, la colorazione e il vestiario scelti per i nuovi personaggi, sono troppo sgargianti e “ultrafiocchettosi”, preferisco di gran lunga Sophie e Firis (adorabile!). Inoltre sono evidenti le limitazioni date dall’essere un “porting” da PlayStation Vita, soprattutto nelle animazioni, nella qualità dei fondali, nei capelli dei personaggi (che sembrano parrucche di plastica, stile lego…).
Al solito, l’accompagnamento sonoro è ottimo, con tracce musicali orecchiabili, effetti e recitazione eccellenti.

La difficoltà di Atelier Lydie & Suelle è piuttosto bassa

In conclusione, nonostante alcune scelte di sviluppo discutibili ed alcune limitazioni tecniche, anche questo capitolo della serie Atelier è un videogioco che merita di essere giocato. Questa volta però, mi vedo costretto ad aggiungere l'”asterisco”. Sì: Atelier Lydie & Suelle potrà impegnarci per dozzine di ore, essendo spensierato, accattivante e divertente in molte situazioni, ma aggiunge poco o nulla a quanto già visto nel primo capitolo della trilogia, palesando alcuni passi indietro rispetto ad Atelier Firis.
Il grinding marcato e la scarsa spettacolarità tecnico/visiva, rendono il gioco adatto a chi ha già apprezzato altri titoli della serie (come il sottoscritto), ma è molto meno appetibile per tutti gli altri. Ne consiglio l’acquisto soltanto quando il prezzo scenderà, 60 euro sono decisamente troppi considerato il riutilizzo di asset e la mancanza di ambizione o innovazione.

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