Diamo un attimo di contesto per la nostra analisi di questo Dear Me, I Was…, perché credo sia importante farlo. Segnaliamo in primis che il gioco è attualmente disponibile solo per Nintendo Switch 2, a un prezzo budget di 7,99€.
L’arte è qualcosa di estremamente soggettivo. Ognuno ne ha la propria concezione, fatta di ricordi, esperienza e preferenze personali, ed è abbastanza difficile che un’opera d’arte susciti le medesime emozioni a chiunque la osservi. Ad esempio, c’è chi consideri Evangelion un sommo capolavoro e chi lo ritenga una stupidaggine. Lo stesso dicasi per i lavori in ambito videoludico di Kojima e Ueda. E a volte il confine tra arte e merda d’artista è davvero sottile. Eppure, esiste un valore universale, un canone non scritto e talvolta irrazionale che raggiunge lo spettatore a prescindere dalle barriere comunicative.
Per me, una delle massime espressioni di bravura da parte di un’artista è l’essere in grado di stupirmi, coinvolgermi ed emozionarmi anche senza usare parole. Nel cinema potrei citarvi Schindler’s List, 2001 Odissea nello Spazio, Il buono, il brutto e il cattivo o il quinto episodio della quarta stagione di Mr Robot. Nel mondo dei videogiochi ci sono Journey, ICO, Limbo, Ori e tanti altri che in modo magistrale hanno saputo emozionarmi senza l’ausilio di scritto e parlato.
Bene. Dear me, I was… rientra di peso nella categoria. Dura meno di un’ora, non ha dialoghi né scelte narrative. È semplicemente una storia interattiva narrata con illustrazioni animate e un onnipresente sottofondo musicale. Una storia anche abbastanza semplice, se vogliamo, o forse per meglio dire ordinaria. Una lente d’ingrandimento sulla vita di una persona qualunque, alla ricerca del significato stesso di quella vita che poi alla fine rispecchia per certi versi l’umanità intera. Impossibile darvene un accenno senza spoilerare, quindi non lo farò. Ed essendo un’esperienza personale, penso sia meglio viverla conoscendo il meno possibile in anticipo.
Magari non tutti la apprezzeranno, del resto parliamo di un’opera dalla spiccata giapponesità, sia nello stile che nel modo in cui certe tematiche vengono trattate. Non so se avete visto il film Perfect Days, di Wim Wenders, uscito a fine dicembre 2023. Ecco, Dear me, I was… me l’ha un po’ ricordato, con i suoi momenti di elogio delle piccole cose quotidiane e dei sottintesi che lasciano spazio a interpretazioni. In un certo qual senso mi ha portato alla mente anche Look Back, di Tatsuki Fujimoto, che se non conoscete vi invito a recuperare. È un’esperienza, breve ma significativa, che potrebbe spingere alla riflessione su alcuni argomenti che magari diamo per scontati ma che meritano più attenzione.
La natura dell’arte e delle passioni, i rapporti con amici e familiari, la voglia di vivere e andare avanti nonostante problemi e delusioni, il senso stesso della vita. Tutte tematiche trattate con estrema delicatezza e che non si pretende di sviscerare per offrire prospettive rivoluzionarie. Giusto un tocco di umanità. Nessuna storia avvincente e memorabile, ma una serie di simbolismi contestualizzati in uno slice of life da interpretare come meglio si crede. L’importante è non aspettarsi qualcosa alla Inio Asano ma più alla Sugaru Miaki, ecco.
Quanto alla parte ludica, gli elementi menzionabili sono ben pochi e l’interazione è puramente simbolica: non cambia il corso della storia, serve solo a rendere vivi alcuni momenti. Ci capiterà di scarabocchiare su quaderni, mangiare, aprire delle buste, insomma gesti quotidiani che però avranno il loro significato nell’economia della narrazione.
Ciò che rende speciale il titolo, al di là della narrativa comunque gradevole, è il suo comparto artistico. Le illustrazioni del maestro Taisuke Kanazaki, che alcuni ricorderanno per Hotel Dusk e Another Code, sono una gioia per gli occhi. Il suo stile caratteristico, a metà fra impressionismo e romanticismo su base manga, trasmette sensazioni rilassanti e oniriche. Viene usata la tecnica rotoscopica, ovvero un metodo di animazione in cui si disegna un filmato girato dal vivo, fotogramma per fotogramma, per ottenere movimenti realistici nelle scene animate. E funziona, donando il giusto mix di realismo e astrazione.
Il tutto viene accompagnato da un’eccellente soundtrack. C’è una base sonora essenziale, elegante e contemplativa: poco orchestrale, più vicina all’osservazione narrativa che all’azione. Il risultato è un paesaggio sonoro calmo, capace di potenziare il pathos visivo senza invadere, perfetto per un titolo intimo e riflessivo.
Conclusioni
Ma ora basta fare i sommelier e andiamo alle conclusioni. Dear me, I was… non è di certo un capolavoro né una visual novel da Olimpo, ma la inserisco facilmente tra le avventure narrative brevi più piacevoli degli ultimi anni. Far emozionare e riflettere qualcuno con una visual novel che dura meno di 60 minuti non è cosa di tutti i giorni. Il titolo, in esclusiva per Switch 2, costa circa 8€ in versione digitale su eShop. Se volete trascorrere un’oretta di relax e gaming contemplativo, andate sul sicuro. Finanzierete artisti che lo meritano. E vedere studi come Arc System Works produrre questo genere di esperienze, pur non esattamente inquadrabili nell’ambito videoludico, è sempre un bene per tutta l’industria.