Da almeno un anno a questa parte SEGA sembra non sbagliare un colpo. In prima linea tra gli artefici di questo trionfo ci sono i ragazzi di Ryu Ga Gotoku Studio. Con gli ultimi capitoli di Yakuza così ben recepiti in occidente è difficile immaginare un futuro di basso profilo per il team di Nagoshi.
Tra un’avventura e l’altra a Kamurocho c’è però spazio anche per idee alternative. Fist of the North Star Lost Paradise nasce proprio dalla volontà di mettere sul piatto qualcosa di sufficientemente diverso, anche se familiare, in attesa dell’uscita del promettente Project JUDGE a dicembre. Il gioco, denominato Hokuto Ga Gotoku in Giappone, mescola il mondo di Yakuza a quello di Kenshiro. Vediamo insieme nella nostra recensione se si tratta dell’ennesimo capolavoro targato SEGA o di una piccola retromarcia.
Fist of the North Star Lost Paradise – Recensione
Data di uscita: 02/10/2018
Versione recensita: PS4
Disponibile su: PS4
Lingua: Italiano
Prezzo di lancio: €64.99
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Fist of the North Star Lost Paradise ha ben poco di canonico. Personaggi e ambientazioni rispecchiano fedelmente le scelte creative di Buronson e Hara ma la storia qui narrata non ha niente a che vedere con quella originale. Si è scelto di reinterpretare il tutto in chiave moderna e contestualizzare l’ambiente cittadino da sempre vanto degli Yakuza.
Vera protagonista dell’intreccio è infatti Eden, una città affascinante e ricca di segreti situata nelle lande desolate. Kenshiro, alla ricerca dell’amata Yuria, si ritrova invischiato nelle vicende di Eden e della sua regnante Xsana. A fare da contorno, oltre ai nuovi personaggi, alcuni alleati e nemici storici della serie come Shin, Raoh, Jagi, Rei e tanti altri, che però rivestono un ruolo relativamente marginale.
Essendo una storia originale lo stile narrativo ha poco da spartire con quello dell’opera cartacea. Se siete fan e vi aspettate qualcosa di quel livello rimarrete abbastanza delusi da Fist of the North Star. Noi l’abbiamo trovata discreta, nel complesso godibile seppur inferiore alle eccellenti sceneggiature a cui Ryu Ga Gotoku Studio ci ha abituati. Non ci sono buchi o errori grossolani nella scrittura, il problema sta nel pacing e nel modo in cui si è deciso di allungare il brodo.
In sostanza parecchie sezioni di Lost Paradise risultano noiose poiché si affidano troppo al grinding e alla ripetizione. La struttura ricalca quasi del tutto quanto visto negli anni in Yakuza ma qui c’è la chiara sensazione di annacquamento. In pratica gli eventi si sarebbero potuti concludere benissimo in 5 ore, mentre il gioco dura il triplo. Ma prima di scendere nel dettaglio illustriamo brevemente su cosa si fonda Lost Paradise.
Fist of the North Star Lost Paradise – Trailer di lancio
Nella maggior parte del tempo ci troveremo a Eden, città costruita con in mente una Kamurocho post-apocalittica. È possibile imbattersi in missioni secondarie, esilaranti come sempre, mini-giochi e vari tipi di negozi. In quanto a contenuti extra e struttura open world siamo ai soliti livelli di qualità eccelsa dello sviluppatore.
Tra le attività secondarie che più ci hanno divertito in Fist of the North Star citiamo per forza di cose bar e casinò. Lavorando come baristi possiamo usare la potenza di Kenshiro per preparare il cocktail definitivo con tanto di scenetta e nomi delle bevande a tema Hokuto Shinken. Un piscio, credeteci. Al casinò abbiamo invece apprezzato la vasta scelta di giochi da tavolo tra cui black jack e roulette con incluso sistema di gettoni e premi. Ovviamente esistono tantissime altre attività e di tempo da spenderci su ne avrete a bizzeffe. Come da tradizione Yakuza, del resto.
A non averci convinto in Lost Paradise sono stati gli intermezzi forzati con grinding e farming tra una missione e l’altra. Quelle relative al buggy in particolare sono state atroci. Si trattava in sostanza di recupero materiali e oggetti per potenziare il mezzo con cui poi si scorrazza nella wasteland. Praticamente dovevamo girare per il deserto raccogliendo oggetti scintillanti segnalati sul terreno.
Per beccare quelli richiesti l’unica era avere culo o ricaricare la mappa. Non la più intelligente delle trovate vista anche la precarietà del sistema di guida che lascia parecchio a desiderare. Anche con gli upgrade sbloccati la manovrabilità del veicolo è quasi assente. Non sembra di guidare ma di star pattinando sul ghiaccio da ubriachi. Più una seccatura che un passatempo insomma.
Fist of the North Star Lost Paradise ibrida Kenshiro con Yakuza
Non è esente da criticità nemmeno la progressione di Kenshiro. Basandosi sui livelli richiede a un certo punto della trama di farmare punti esperienza a manetta. Se non lo faremo subiremo necessariamente delle sconfitte rovinose per mano dei boss, che saranno sempre almeno di 10 livelli avanti al nostro. Tale filosofia non si sposa bene con il tipo di gioco con cui abbiamo a che fare. In Lost Paradise Skill e potenziamenti si ottengono spendendo sfere, item speciali ricevuti livellando o completando certi obiettivi. Anche qui il processo è più lento e grindoso di quanto avrebbe dovuto essere. Peccato.
Se non altro il sistema di combattimento di Fist of the North Star in sé non delude. Anzi, per certi versi migliora quello degli Yakuza prima dell’uscita del Dragon Engine. È tutto più veloce e il feeling di potenza si sente chiaramente ad ogni colpo inferto. Anche qui bisogna effettuare combo e prese bloccando e schivando al momento giusto, con l’unica differenza data dall’introduzione di una nuova meccanica.
Anziché usare le classiche Heat Moves, in Fist of the North Star Kenshiro dovrà sfruttare i punti di pressione dell’avversario. Il tasto addetto è cerchio, e sarà necessario premerlo al termine di una combo dopo aver stordito il bersaglio. A quel punto partirà un quick time event dall’enorme tasso di fanservice durante il quale Ken farà esplodere i malcapitati con le tecniche originali del manga. La goduria nel distruggere un delinquente con l’Hyakuretsu Ken seguito da “omae wa mou shindeiru” è tanta, davvero. Provare per credere.
Il motore di Fist of the North Star Lost Paradise non è aggiornatissimo, ma lo stile è quello di Kenshiro
Sul motore utilizzato in Lost Paradise non ci sono particolari commenti da fare oltre a constatare la sua natura old gen. Per carità, scenari e personaggi rispecchiano senz’altro lo stile del manga ma i dettagli sono troppo scarni. Peccano anche fluidità e animazioni al di fuori del combattimento, che nonostante un framerate di 60fps su PS4 danno una sensazione di arretratezza e legnosità.
Niente da dire invece sul comparto sonoro, ottimo e variegato al punto giusto, capace di cogliere in pieno lo spirito dell’opera di Hara.
Consigliato
Valutare Fist of the North Star: Lost Paradise è stato difficile e il vero giudizio milita tra l’accettabile e il consigliato. Per questo vi invitiamo a considerare i seguenti aspetti prima dell’acquisto. Siete fan di Kenshiro o di Yakuza? Se sì prendetelo a occhi chiusi perché si tratta del titolo migliore dedicato al guerriero di Hokuto da 15 anni a questa parte, oltre a strizzare l’occhio agli amanti della serie di Nagoshi. Se no, cercate prima di capire quanto la presenza di grinding e farming obbligati nella campagna principale possa scoraggiarvi. A noi non è piaciuta affatto, così come ci hanno infastidito le sezioni di guida e l’arretratezza del comparto tecnico. Ma alla fine diciamo pure che tutto il resto, combat system in primis, contribuisce a risollevare le sorti dell’esperienza.
Pregi | Difetti |
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Anteprima | Prodotto | Prezzo | |
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