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Furi – Recensione | Giapponese inside

Avevamo già parlato di Furi nella nostra anteprima faccia a faccia con la demo, breve ma intensa, ed allora i toni erano stati decisamente entusiastici.
Oggi abbiamo avuto modo di finire la versione completa del frenetico action sviluppato da The Game Bakers con la collaborazione artistica del maestro Takashi Okazaki, e vi anticipiamo che il nostro giudizio si è mantenuto molto positivo.
Scopriamo insieme perché Furi non ha mai smesso di stupirci.

Furi

Uno dei tratti distintivi di questo titolo è senza dubbio la sua “giapponesità”, palesata dallo splendido character design ad opera del sopracitato autore di Afro Samurai insieme ad altre scelte artistiche che lo rendono visivamente spettacolare.
Fin dall’inizio il gioco mostra tutto il suo fascino in sequenze evocative ma allo stesso tempo minacciose, mettendoci nei panni di un samurai muto alla ricerca di una via d’uscita dalle prigioni dimensionali in cui si trova rinchiuso con il complice della potenziale fuga nonché narratore indiretto degli eventi, uno stranissimo individuo mascherato da coniglio.

L’obiettivo appare subito chiaro: “il carceriere è la chiave. Uccidilo e sarai libero.”
Il cammino da seguire consta di vari mini-pianeti, ciascuno dei quali ospita uno di questi carcerieri da eliminare per avanzare fino alla destinazione, così lontana eppure così agognata.
La storia viene narrata nelle sezioni precedenti agli scontri attraverso i monologhi dell’uomo roditore e vanta un discreto grado di profondità: non ci metterete un’eternità a portarla a termine (3-4 ore in media), specialmente se ve la cavate in combattimento, tuttavia i tre finali e le due modalità da sbloccare, Furiosa e Speedrun, aumentano la longevità dell’esperienza.

Un’altra peculiarità apprezzabile di Furi risiede nella sua struttura di gioco.
Gli scontri sono esclusivamente boss fight, caratterizzate alla perfezione e suddivise in numerose fasi dal piglio parecchio diverso.
Il protagonista ha a disposizione una serie di attacchi concatenabili, uno scatto con breve delay e frame di invulnerabilità, una pistola energetica e una parata che, se eseguita correttamente, permette di spezzare l’offensiva avversaria e recuperare un piccolo quantitativo di energia; quasi tutte le manovre offensive possono peraltro essere caricate per acquisire ulteriore potenza.

Furi recensione

In genere nelle prime fasi si familiarizza con i pattern principali e con la gimmick del nemico sparando e schivando a ritmo, più avanti iniziano ad entrare in scena le sezioni bullet hell in cui è necessario possedere un ottimo tempismo.
Tra una fase e l’altra sono inoltre presenti dei piccoli segmenti a campo ristretto durante i quali si viene costretti a fronteggiare il boss in un combattimento a corta distanza spesso decisivo per le sorti della sfida; chi vince guadagna una vita a scapito dell’avversario, con l’IA chiaramente favorita nella questione numerica per ragioni di bilanciamento della difficoltà, severa ma giusta.
Non si tratta di un gioco difficile solo per il gusto di esserlo sulla scia di Hyper Light Drifter e Nuclear Throne, anzi skill e memorizzazione dei pattern fanno da padroni incontrastati a tal punto che nessuna morte vi sembrerà casuale o spicciola.
Bisogna comunque tenere in considerazione il livello di sfida piuttosto alto giacché potrebbe causare frustrazione e malessere ai giocatori meno esperti, costringendoli magari a ripetere la medesima sezione per svariate volte senza alcun successo.
A noi, però, il sistema è parso funzionare alla grande, abbiamo apprezzato la vastità di scelte lasciate all’interpretazione del player e ci siamo cimentati in alcuni tra i combattimenti più eccitanti mai affrontati prima.

furi recensione

L’ultimo motivo per apprezzare Furi risiede nel comparto artistico del gioco a cui, come dicevamo poc’anzi, Okazaki-sensei ha lavorato in prima linea.
Purtroppo il cel shading di cui fa uso il motore grafico non è dei migliori e il livello di dettaglio scarseggia, però le ambientazioni a dir poco magiche, il character design riuscitissimo e la soundtrack d’eccezione composta, tra gli altri, da Carpenter Brut, Danger e The Toxic, creano la tempesta perfetta.
L’alternanza di furiosi combattimenti all’ultimo sangue e lente camminate riflessive in mondi desolatamente pacifici colpisce davvero nel segno creando una meravigliosa antitesi che molti ricorderanno con piacere negli anni a venire.

Conclusioni
Furi, come ammesso dagli stessi sviluppatori, è un esemplare omaggio ai grandi nomi dell’industria videoludica giapponese: ha un gameplay solidissimo (Kamiya, Miyazaki), un art direction eccezionale (Okazaki, Igarashi) e una trama intrigante (Mikami, Kojima).
Sapevamo che i ragazzi di The Game Bakers non ci avrebbero deluso ed in effetti dopo aver assistito a tutti i finali del gioco, durato circa 4 ore, la nostra espressione ammaliata parlava da sé.
E’ vero, la longevità non altissima insieme al livello di sfida di molto superiore al normale e al comparto tecnico non da urlo potrebbe scoraggiare parte dei giocatori, ma noi crediamo che si tratti di mancanze secondarie su cui soprassedere se si guarda alla qualità complessiva del prodotto.
Consigliamo Furi? Certamente, ma fate attenzione perché vi troverete fra le mani un osso duro come pochi altri.
Valutazione scala 1/10

8.6
+ Personalità magnetica
+ Direzione artistica magistrale
+ Gameplay gratificante
+ Abbastanza rigiocabile
– Di per sé non molto longevo
– Può frustrare
– Comparto grafico così e così

*Recensione basata su una copia promo fornita dallo sviluppatore*

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