Killing Floor 3 di Tripwire Interactive rappresenta il ritorno di una delle serie di sparatutto cooperativi più longeve e apprezzate degli ultimi dieci anni. Uscito il 24 luglio 2025, il gioco porta con sé aspettative altissime: un’eredità pesante lasciata da Killing Floor 2, una community fedele che lo attendeva con trepidazione e la promessa di un deciso salto generazionale grazie all’adozione dell’Unreal Engine 5.
Il gioco è disponibile su Steam per Windows e supporta sia la modalità single-player sia il co-op fino a sei giocatori, integrando il cross-play tra piattaforme
La storia di Killing Floor 3 è ambientata nel 2091, circa quarant’anni dopo gli eventi del secondo capitolo. La Terra è di nuovo invasa dagli Zed, creature mostruose create dalla Horzine Corporation. In questo scenario si inserisce il movimento di resistenza Nightfall, che affida ai giocatori il ruolo di specialisti d’élite incaricati di contrastare la tirannia corporativa. La narrativa rimane comunque volutamente minimale. Il racconto si sviluppa attraverso dialoghi ambientali, briefing di missione e design delle mappe, che combinano rovine industriali, propaganda al neon e un’estetica fortemente cyberpunk. L’atmosfera è oscura e immersiva, ma la trama serve principalmente da pretesto funzionale per giustificare le ondate di combattimenti, senza cercare la profondità narrativa di titoli come Metro o Half-Life.
Il cuore dell’esperienza rimane invariato: sopravvivere a ondate sempre più difficili di Zed, acquistare armi e potenziamenti dal mercante e affrontare un boss finale per concludere la partita. È una formula collaudata che continua a offrire tensione crescente e momenti di pura adrenalina.
L’aspetto cooperativo è ancora oggi il punto di forza assoluto di Killing Floor 3: giocare con una squadra completa da sei persone restituisce tutto il fascino caotico che ha reso celebre la serie. La necessità di coordinarsi per difendere le posizioni, salvare compagni abbattuti e sfruttare al meglio le trappole ambientali crea una sinergia che rende ogni partita memorabile.
Tra le novità più riuscite ci sono proprio le trappole ambientali. Ogni mappa propone elementi interattivi come pannelli elettrificati, ventole giganti e torrette automatiche che possono essere sfruttati tatticamente per ribaltare le sorti di un incontro. L’esperienza di attirare un’intera orda di Zed verso una turbina e assistere alla loro eliminazione in un’esplosione di carne e sangue è tanto spettacolare quanto funzionale.
La modifica più discutibile di Killing Floor 3 riguarda invece il nuovo sistema degli eroi. Al posto del modello flessibile di perk introdotto nel precedente episodio, ora ogni personaggio dispone di un albero delle abilità legato a un archetipo specifico. Se da un lato questo conferisce più identità e personalità ai protagonisti, dall’altro limita la libertà di sperimentare build personalizzate. Chi apprezzava la possibilità di mescolare perk e stili di gioco differenti potrebbe trovare questo approccio più rigido e meno stimolante sul lungo periodo.

Sul fronte del combattimento, invece, Killing Floor 3 dà il meglio di sé. Grazie al nuovo sistema M.E.A.T., la fisicità dello splatter raggiunge livelli inediti. Gli arti dei nemici volano letteralmente in aria, il sangue imbratta ogni superficie e i cadaveri rimangono a terra, accumulandosi fino a formare vere e proprie montagne di corpi. Ogni scontro lascia dietro di sé un campo di battaglia realistico e persistente, trasformando le mappe in scenari sempre più cupi e opprimenti. Tuttavia, nonostante l’impatto visivo impressionante, l’intelligenza artificiale nemica e le missioni soffrono di ripetitività. Dopo qualche partita le boss fight, pur spettacolari alla vista, iniziano a sembrare prevedibili e prive di vera varietà.
Il comparto tecnico rappresenta su PC il vero punto debole del gioco. Anche con configurazioni di fascia alta purtroppo le performance non sono all’altezza. Su un sistema dotato di RTX 4090, durante le ondate più affollate, gli FPS sono crollati fino a 25-45, rendendo alcune boss fight quasi ingiocabili. Per un titolo che punta su riflessi rapidi e precisione, questi cali sono particolarmente frustranti. Magari gli sviluppatori aggiusteranno il tiro con successivi aggiornamenti, ma per adesso c’è molta inconsistenza nella stabilità delle performance, con alcuni giocatori più sfortunati di altri.
L’esperienza su Steam Deck è stata più che altro un compromesso. Con impostazioni tra basso e medio si riescono a ottenere 30-45 FPS stabili, ma il prezzo da pagare è una resa grafica inevitabilmente ridotta. Tripwire ha dimostrato grande ambizione tecnica con l’uso dell’Unreal Engine 5, ma al lancio il titolo soffre stuttering, cali improvvisi di frame e qualche crash sporadico. Serviranno aggiornamenti mirati e patch consistenti per raggiungere la stabilità promessa.
Accettabile
Da appassionato della saga, mi sono avvicinato a Killing Floor 3 con aspettative elevate. L’idea di coordinarsi con gli amici, provare strategie diverse e affrontare orde infinite di Zed in scenari spettacolari è rimasta una delle esperienze più entusiasmanti offerte dal titolo. Tuttavia, i problemi di prestazioni, la ripetitività dei contenuti e le limitazioni imposte dal nuovo sistema di progressione ne frenano il potenziale. Killing Floor 3 è un sequel ambizioso ma imperfetto. Brilla per atmosfera e gore, diverte soprattutto in compagnia, ma soffre sul piano tecnico e lascia la sensazione di un progetto che potrà davvero esprimersi solo con il tempo. Se Tripwire saprà intervenire con patch, nuove modalità e contenuti più vari, questo capitolo potrebbe consolidarsi come uno dei migliori della serie. Per ora resta un titolo visivamente spettacolare, capace di regalare sessioni intense e coinvolgenti, ma ancora troppo instabile e limitato per soddisfare pienamente tutte le aspettative.