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[Speciale] L’effetto dei videogame sul cervello: i neuroni ringraziano, l’istinto di sopravvivenza no

Il dipartimento di Medicina dell’Università dello Utah e la Chung-Ang University (Corea del Sud) hanno condotto un’interessante ricerca su un campione di 200 adolescenti per cercare di approfondire gli effetti dei videogame sul cervello. I soggetti dei test vengono definiti come videogiocatori cronici, ovvero persone che passano un gran numero di ore al giorno in compagnia del proprio media preferito. In alcuni casi questi soggetti hanno sviluppato delle vere e proprie dipendenze.
Attenzione: non parliamo di casual gaming alla Candy Crush e simili. L’oggetto della ricerca sono persone dedicate al gaming più classico, i cosiddetti hardcore gamers.

Dai test appare chiarissimo che le connessioni neurali sono molto più sviluppate rispetto ai non giocatori. Ciò permette di processare più informazioni in meno tempo, incrementando anche i tempi di reazione. Questo è possibile grazie a uno sviluppo anomalo della coordinazione tra il senso della vista e l’udito. E’ una sorta di “potenziamento” che porta i videogiocatori ad essere più rapidi in diverse circostanze della vita quotidiana. Effetti positivi possono manifestarsi ad esempio alla guida, nella riduzione del tempo che passa tra il notare un pericolo e la successiva frenata.
Anche la maniera di accostarsi al problem solving risulta molto diverso. Numerose difficoltà vengono identificate dal cervello come “sfide” da superare per procedere, garantendo un approccio più analitico e sperimentale della norma.

I videogame hanno effetti positivi e negativi

assassin's creed originsNon sono però tutte rose e fiori, in quanto in alcuni casi può manifestarsi ciò che viene definito Internet Gaming Disorder. Si tratta di un problema di dipendenza un po’ diverso rispetto a quello che colpisce chi gioca d’azzardo. In questo caso il cervello dà la priorità al gioco andando a trascurare i bisogni primari dell’organismo, come l’alimentazione o il sonno.
Purtroppo non sono rari casi di persone decedute in seguito a sessioni di gioco particolarmente prolungate. Peggio ancora, vi sono genitori che hanno trascurato i figli piccoli perché incapaci di interrompere il gioco, portandoli al denutrimento e -in tempi recenti- alla morte di un neonato. Se di episodi del genere si sente in genere parlare riguardo nazioni come la Cina, anche in occidente si verificano di tanto in tanto dei casi simili. Naturalmente questi sono gli estremi a cui può portare tale dipendenza.

Tra le altre problematiche riscontrate vi è la tendenza a distrarsi molto più facilmente rispetto alle altre persone. C’è inoltre la necessità di svolgere più azioni contemporaneamente, perché il cervello cerca di processare più informazioni.
Possiamo accorgerci di ciò nella maniera in cui è cambiata la fruizione della TV negli ultimi anni. In passato guardare un film in TV significava effettivamente sedersi su un divano e guardare il film stesso. Oggi lo spettatore utilizza strumenti come smartphone e tablet in contemporanea alla la visione del film stesso. Magari lo si fa per cercare ulteriori informazioni su quanto si sta guardando, magari si sta chattando su Facebook, magari si è distratti da altro perché il film non riesce a catturarci. Sta di fatto che questa specie di umano “multitasking” è ormai piuttosto comune, soprattutto nella categoria degli hardcore gamer.

Giocando ai videogame i riflessi e l’attitudine al problem solving migliorano

uncharted the lost legacyProseguendo su questa strada, i test hanno dimostrato che queste persone tendono ad avere un bassissimo controllo sui propri impulsi. La causa è lo sviluppo eccessivo dell’attività neuronale e della connessione tra corteccia prefrontale e giunzione temporo-parietale.

Ma dopo tutte queste informazioni, i ricercatori non hanno potuto che concludere con una domanda: sono i videogame a creare queste modifiche nel cervello dei soggetti, oppure sono i soggetti con i neuroni più attivi a usare il media videoludico come sfogo per le proprie “capacità”? Probabile che la verità stia come sempre nel mezzo.

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