Lumo 2 – Recensione | I Dolori della Vecchia Scuola

Dopo il buon successo del primo capitolo nel 2016, lo sviluppatore Triple Eh? Ltd torna nell’antico genere delle avventure isometriche con questo Lumo 2, puntando ancora una volta ai giocatori più nostalgici e meno inclini alla bestemmia. Dico questo perché, se conoscete il primo capitolo, saprete che non si tratta proprio di un gioco per tutti, ma di un videogame che non si fa problemi a sbattervi in faccia una difficoltà considerevole per mettere alla prova sia la vostra capacità di analisi, che soprattutto la vostra pazienza.
Lumo 2 è stato rilasciato il 17 Ottobre 2025 su PC Windows tramite Steam, PS5, Xbox Series e Nintendo Switch a un prezzo di circa 23 euro. Il publisher ci ha gentilmente spedito una chiave di attivazione per Steam per procedere alla nostra recensione.

Lumo 2 si inserisce nel filone delle avventure isometriche che hanno avuto il proprio periodo d’oro negli anni ’80, durante la generazione degli 8 bit. E proprio come avveniva in quel periodo, il gioco è privo di tutti quegli aiuti che oggi diamo per scontati nelle produzioni moderne. Niente mappa, niente chiarezza sulle direzioni o sulla maniera in cui affrontare le diverse ambientazioni.
Ci sono tre macro aree, che dovremo esplorare andando alla ricerca di una vernice che sbloccherà progressivamente l’accesso al mondo successivo. Il resto sta a noi.

Lo stile adventure è legato sì alla risoluzione di enigmi ambientali, ma il giocatore combatterà soprattutto con i controlli e il platforming. Proprio come avveniva nei giochi della vecchia scuola, anche qui avremo infatti un protagonista che si muove in modo un po’ innaturale, sembra rallentato nella corsa, tende a fluttuare nei salti. E capirete bene che in un contesto del genere si fa fatica ad anticipare con precisione dove finirà il nostro personaggio dopo un salto. C’è un forte senso di imprecisione che è in qualche modo parte di questo filone di videogame.

Ora, a essere perfettamente onesti, Luno 2 è riuscito senza dubbio a migliorare i controlli che avevamo nel primo capitolo. Ma “migliorato” non significa che adesso sia tutto perfetto, ed è bene sottolinearlo. Questo è un videogame pensato per chi ha nostalgia di un tempo in cui le cose funzionavano in maniera diversa, e lo stesso sistema di controllo rappresentava di per sé una sfida.
Masochismo? Forse un pochino sì, ma ci sono tante persone a cui questo genere di esperienze saprà rievocare tanti ricordi.

Per quanto mi riguarda, credo che questo stile non sia adatto ai tempi che corrono. Non cerco esperienze per forza di cosa facili o accessibili, ma credo che nel corso degli anni i videogame siano andati avanti in molti modi, e che il vecchio possa essere tributato anche abbracciando una parte del nuovo.
Per fare un esempio, non provo disappunto per la scelta di non aggiungere una mappa di gioco durante le esplorazioni. Ma trovo frustrante che un sistema di salti strutturalmente impreciso mi porti a precipitare al piano di sotto costringendomi a ricordare un percorso e causando un time sink che sembra troppo punitivo. Personalmente non lo apprezzo, al di là di quelli che possono essere i motivi storici degli sviluppatori.

Quello che invece apprezzo è il modo in cui Lumo 2 riesce a tributare tante vecchie produzioni, riproponendo puzzle che sembrano presi di peso da alcuni dei giochi della mia infanzia. E parliamo di un citazionismo davvero capillare, ho colto almeno una decina di riferimenti a classici del genere, alcuni dei quali totalmente sepolti nella mia memoria. Si tratta di una volontà chiarissima da parte dello sviluppatore, che a volte esce addirittura dai binari dell’adventure isometrico per brevi escursioni nella nostalgica del giocatore. Kudos.

Anche l’impianto visivo è migliorato rispetto a quello del primo Lumo, almeno per quanto riguarda la palette cromatica e la varietà delle ambientazioni. Non sono però esattamente un fan del nuovo stile scelto per il protagonista, preferisco di gran lunga lo stile cartoon del predecessore.

Accettabile
Lumo 2 non è pensato per far contenti tutti, ma solo una ristretta cerchia di giocatori – ormai quarantenni e più – cresciuti con i più grandi classici del genere adventure isometrico nel periodo degli 8bit. Tutti gli altri troveranno un gioco fin troppo ostico, che appare ruvido e impreciso nei controlli, caratterizzato da una difficoltà molto elevata che nasce proprio dal genere di appartenenza, ma anche dalla volontà degli sviluppatori di tributare uno specifico periodo storico.

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