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Persona 5 – Recensione | Uno dei migliori JRPG degli ultimi anni

Persona 5 mantiene alto il nome di Atlus in un presente in cui i JRPG sembrano un genere dimenticato. Perfino colossi come Final Fantasy hanno avuto bisogno di sconfinare nell’action pur di vendere più copie. Dragon Quest continua invece a reggere, forte del richiamo di cui il nome gode in Giappone e delle vendite non sensazionali in occidente.
Atlus rimane invece fedele a se stessa, ed ha un ottimo motivo per farlo. Nel corso degli ultimi anni è riuscita a crearsi una community estremamente affiatata, che supporta l’azienda con grande entusiasmo ad ogni nuova release.
E’ giusto così in fondo, perché Atlus è una delle ultime eccellenze illustri del mercato videoludico nipponico.

Persona 5 – Recensione

Persona 5 è un gioco di ruolo giapponese come vuole la tradizione. Con questa nuova iterazione il franchise raggiunge e supera la qualità del quarto capitolo, dopo averci tra l’altro deliziato con il bellissimo Persona Q.
Persona 5 non si allontana dai canoni ormai divenuti classici. Il gioco è infatti ambientato nel presente, in una Tokyo affollata e caotica. E’ una differenza colossale rispetto alla pletora di giochi di ruolo che si appoggiano esclusivamente sul fantasy. Il protagonista è un adolescente in libertà vigilata (no, non è un vero criminale), impegnato con il complesso sistema scolastico nipponico. Le cose si faranno presto molto interessanti, introducendo l’elemento magico, fantastico e una realtà parallela.

Il gioco parla esplicitamente di distorsione: i dipendenti scolastici percepiscono infatti il proprio ambiente in maniera squisitamente soggettiva, unica, specchio della singolarità umana. Questa visione viene riproposta nella realtà parallela in cui potremo muoverci. Qui avremo a che fare con le manie, le ossessioni e le debolezze dei personaggi incontrati in contesti più normali. Ogni cosa viene distorta, partendo dall’ambiente, continuando con pensieri e individui.

Persona 5 – Trailer di lancio

Persona 5 scandisce il tempo tra giornate in cui dovremo decidere a cosa dedicarci. La mattina sarà opportuno andare a scuola, magari rispondendo a qualche domanda durante le lezioni. Saremo poi relativamente liberi di gestire i giorni come meglio crediamo. Ci sono una serie di attività con cui approfondire la storia, il lore o semplicemente potenziare il personaggio. Il problema è che il tempo a disposizione è ovviamente limitato, quindi dovremo operare una selezione. Personalmente vi consiglio di concentrarvi sugli NPC e sul vostro rapporto con loro. A mio avviso è la cosa più sensata da fare durante il primo playthrough, verrete ricompensati con storie interessanti, scritte splendidamente, che non hanno assolutamente nulla da invidiare alla sceneggiatura principale.

Come avrete capito il livello di rigiocabilità di Persona 5 è notevole. Il gioco è di per sé estremamente longevo, un centinaio di ore solo per la storia principale. Sfortunatamente non è stato effettuato alcun lavoro di localizzazione per il nostro mercato. Sappiamo bene di non essere molto rilevanti dal punto di vista commerciale, qui si vendono solo FIFA e PES in fondo. E’ tuttavia necessario sottolineare che Persona 5 è ricchissimo di testi e scenette animate. Se non sarete capaci di seguire la storia perderete un buon 50% della bellezza del prodotto.

La sceneggiatura si concede un po’ di ore prima di scaldarsi, non è l’avvio più rapido del mondo. L’interesse sale progressivamente, ma in generale la narrazione procede lentamente. Persona 5 è un gioco davvero “giapponese”, non ne fa segreto. E’ dunque abbastanza naturale che non ci siano le classiche ritmiche occidentali. Si tratta di un elemento caratteristico del franchise, utilissimo per definire al meglio i personaggi.

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Lo stile grafico di Persona 5 è molto ispirato

Come negli altri capitoli della serie, anche in Persona 5 sono i protagonisti a reggere praticamente tutto. La caratterizzazione è esemplare, si creano quegli stereotipi caratteristici degli anime, ma l’umanità non manca. Il gioco coniuga un’ambientazione scolastica con temi che non hanno paura di essere troppo adulti. L’idea stessa della distorsione è fortissima, emblema di una scissione interiore degli individui, spezzati tra chi sono e chi vorrebbero essere. C’è spazio per tante interpretazioni su più livelli di profondità. Tanto di cappello ad Atlus.

All’interno dei dungeon-specchio dei nostri nemici la struttura di Persona 5 diventa quasi da dungeon crawler. Funziona tutto come nel più classico dei JRPG, con sistema di combattimento a turni, menu, attacchi fisici o magici basati su una sfilza di elementi.
I nemici sono visibili sulla mappa, toccandoli daremo inizio allo scontro.
Se conoscete questo franchise saprete che gli elementi stanno alla base degli scontri. Sarà fondamentale imparare a usarli al meglio e sfruttare le debolezze altrui per prevalere.

Attaccando con l’elemento forte a quello del nemico lo faremo vacillare e otterremo un turno in più. Un vantaggio non da poco, sempre più determinante man mano che procederemo. Ma l’approccio strategico va molto oltre, includendo nella sua economia anche l’intesa tra i protagonisti.

Tra le attività secondarie del gioco ci si offre la possibilità di divenire i confidenti degli altri membri del gruppo. Questo ci permetterà di sbloccare abilità addizionali in combattimento, oggetti e via dicendo. Sfruttando bene le Persona, gli elementi e le affinità tra i personaggi potremo devastare avversari in teoria molto più forti di noi.
Piuttosto che uccidere i nemici, in tanti casi sarà utilissimo lasciarli in fin di vita per poi chiedergli di unirsi alla nostra squadra. In questo modo otterremo delle nuove Persona, o magari degli oggetti utili per proseguire nell’esplorazione.

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Persona 5 vanta un sistema di combattimento profondo e impegnativo

Il gioco è afflitto da qualche incertezza tecnica. Il nostro test è stato effettuato su PlayStation 4, non abbiamo fatto alcun esame sulla variante Pro. Abbiamo riscontrato dei cali di framerate sensibili, non frequentissimi ma comunque evidenti. Avvengono durante le esplorazioni dei dungeon, possono essere fastidiosi se stiamo cercando di sorprendere un nemico alla spalle. Attenzione, perché oltre ai rallentamenti è presente un input lag a volte eccessivo. In base al televisore su cui giocherete potrebbe essere piuttosto frustrante. Per quanto mi riguarda ho provato Persona 5 su un monitor gaming con circa 4ms di latenza reale g2g, ma ho comunque notato la lag derivante dall’input. Immagino che su TV la cosa sarebbe molto più evidente.

Problemi anche durante le fasi stealth, in cui la telecamera non aiuta affatto. Sarà necessario giocare con le angolature per cercare di guardare in tutte le direzioni. Non vengono offerte trasparenze, a volte l’avversario finirà per scoprirci a causa del nostro punto d’ossevazione.
In ultimo, i tempi di caricamento. Non sono lunghissimi, ma ce ne sono davvero tanti. Spezzano parecchio il ritmo del gioco, fanno rimpiangere la mancanza di un SSD.

Lo stile grafico di Persona 5 è senza dubbio uno dei grandi protagonisti del gioco. Immaginate una sorta di riuscito incrocio tra Viewtiful Joe e Jet Set Radio, un’esaltazione del cel shading immerso tra sovrimpressioni e balloon tipicamente da manga. C’è una cura straordinaria per i dettagli, a partire dai caratteri usati per testi e numeri. Ci sono delle scenette di transizione brillanti in termini di design, le sagome vengono accentuate, i contrasti prendono vita e definiscono le forme. Durante le esplorazioni la grafica appare vibrante, quasi fosse “accesa”.

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Persona 5 si impone nel panorama dei JRPG moderni

Il character deisign dei mostri è poi qualcosa di superlativo. Alcuni di voi sapranno già che Persona non si affida alla mitologia classica, proponendo creature diversissime dal solito. A volte si va nel grottesco, a volte nel ridicolo, a volte nel disgustoso. Francamente quando tra i nemici incontriamo quello che è palesemente un glande gigante o un demone contrariato seduto su un cesso volante non possiamo che stimare i designer.
Lo stile di Persona 5 è – in una parola – unico. Un lavoro straordinario.

Dal punto di vista sonoro siamo su livelli stellari, a patto che vi piaccia il genere, vagamente jazz. Se gli effetti non sorprendono, è la colonna sonora a convincere pienamente. Nessuna traccia è risultata deludente o sottotono, ma dobbiamo accusare una certa scarsezza quantitativa. Le musiche sono splendide, ma sono anche poche. Sarebbe stato il caso di aggiungere qualche pezzo in più, ma sia ben chiaro che quanto viene offerto è comunque eccellente.
Il doppiaggio in lingua inglese è buono. Come i suoi predecessori, Persona 5 usa anche delle brevi campionature che accompagneranno i testi non doppiati. Queste suonano a volte ridondanti, un problema che avevamo notato anche in Persona Q.

Consigliato


Persona 5 è senza dubbio alcuno il miglior capitolo della serie. E’ un gioco di ruolo giapponese massivo, privo delle inflessioni occidentali dell’ultimo Final Fantasy. E’ pensato per chi sa cosa cerchi, per chi non sia disposto al compromesso. La maniera compassata di procedere nella narrazione ha il suo fascino, il mondo di Persona 5 va assaporato. E’ una passeggiata piuttosto che una corsa, ed è dannatamente piacevole.
A una trama piacevolissima si uniscono temi maturi, stratificazione interpretativa, personaggi eccellenti, un sistema di combattimento gratificante e tantissime attività secondarie che riportano alla memoria Shenmue e Yakuza.

Lo stile visivo del gioco è unico, ispiratissimo, una riuscita ibridazione tra Viewtiful Joe e Jet Set Radio. Le numerose scenette animate saranno poi irresistibili per tutti gli amanti di cartoni animati giapponesi, anche in virtù di doppiaggi in inglese che lasciano soddisfatti. Peccato che non ci siano almeno i sottotitoli in italiano, considerata la mole di dialoghi sarebbe stato comodo.
Le piccole mancanze tecniche si fanno sentire, in particolare il numero eccessivo di tempi di caricamento. Ad ogni modo nulla riesce a togliere a Persona 5 il suo fascino. E’ un gioco che nessun amante dei JRPG può permettersi di ignorare

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