Data di Uscita 10/07/2014
Piattaforme PC Windows, Linux
Versione recensita PC Windows
Nel cuore della notte, il castello fu svegliato e messo in agitazione dalle urla infuriate del barone. Bussando come un forsennato alla porta della camera della figlia, minacciava di buttarla giù se non gli fosse stata aperta. Lei, senza aprire, cercò di rassicurarlo. Giurava di essere sola. I gridolii e le risatine che poco prima il barone era sicuro di aver sentito, erano frutto della sua immaginazione! Approfittando dell’ampia finestra e dei robusti rampicanti che raggiungevano la camera della donzella, il nostro eroe decide per una opportuna “ritirata strategica”. Calatosi fino a terra, se la dava a gambe levate diretto verso un altro regno, inseguito dalle grida del barone che giuravano vendetta.
Quest for Infamy – AAA Aitante Avventuriero Cercasi
Questo passaggio per dare un’idea dei contenuti e dell’approccio narrativo in questa avventura grafica. Già dal titolo è chiaro quale gloriosa saga del passato si cerca di rispolverare, ovvero Quest for Glory. Pur non essendo una produzione ufficiale, lo stile e la qualità visiva delle locazioni, i controlli, l’inventario, i combattimenti e le meccaniche per risolvere gli enigmi sono molto simili a quelli di alcuni capitoli della famosa serie di avventure Sierra, che con cinque capitoli usciti tra la fine degli anni ottanta e la fine dei novanta, contribuì a creare e consolidare il nascente mercato di videogaming per PC.
Quindi anche in Quest for Infamy sono presenti buoni testi, buoni enigmi, buone tracce sonore di accompagnamento.
Anche qui, dopo una fase introduttiva, completare determinate quest indirizzerà lo svolgimento della trama verso tre direzioni. Potremo affrontare l’avventura nei panni di un mago, di un ladro o di un brigante. Ovvero, oltre ad alcune quest aperte a tutte le classi, per ciascuna di esse la trama principale si svolgerà in modo differente.
Gli enigmi da risolvere sono di difficoltà medio-alta, se paragonati a quelli delle avventure punta e clicca moderne.
Del resto la serie originale a cui si ispira Quest for Infamy è considerata “hard-core” nel suo genere. La soluzione di alcuni di essi richiede esplorazione e ricerca, combinazione di oggetti, scelte nei dialoghi e combattimenti.
Già, Combattimenti! In Quest for Infamy infatti, oltre che parlare ed esaminare locazioni, dovremo spesso difenderci dagli attacchi di nemici di varia natura. Zombie, trolls e bestiame vario oltre che umani: maghi, guardie, e gli immancabili muscolosi, stupidi, prepotenti che bulleggiano i più deboli. Il nostro personaggio ha una schermata riepilogativa che mostra il livello delle nostre caratteristiche fisiche, abilità nelle armi e abilità magiche. Potremo alzare il livello di ciascuna di queste affrontando i nemici che incontreremo esplorando le varie locazioni, proprio come in qualunque altro RPG, con l’esclusione del “level-UP”. Ovviamente potremo acquistare armi ed equipaggiamenti via via migliori avanzando nella trama.
Queste sono grossomodo le meccaniche di gioco, qualche parola va però spesa per l’audio. Nelle opzioni di gioco potremo scegliere testo+parlato, solo testo o solo parlato. Optando per il parlato potremo godere di alcune interpretazioni ricche di caratterizzazione, che unite a dei testi a dir poco smaliziati strapperanno più di una risata. Le musiche che accompagnano l’esplorazione sono gradevoli e cambiano a seconda della locazione stessa, assicurando una buona varietà.
Bisogna però tenere presente che tutta la produzione di Quest for Infamy è più che vintage. La qualità grafica e del sonoro è in pratica quella di un videogioco primi anni 90. La bassissima risoluzione in particolare, senza opzione schermo intero, rende difficile, quasi casuale, la vista di oggetti e particolari, spesso importanti per il proseguire della vicenda. Altro aspetto del gioco poco convincente, sta nel fatto di dover obbligatoriamente utilizzare il tasto destro del mouse per passare da una opzione all’altra, in rotazione a senso unico. L’interfaccia di gioco è infatti costituita da alcune semplici azioni, alle quali corrisponde un particolare aspetto del puntatore: una miniatura del protagonista per muoversi, un occhio per esaminare, un fumetto per dialogare, una spada per attaccare, ed infine uno slot neutro al quale, tramite l’inventario, potremo assegnare uno degli oggetti in nostro possesso. Dove sta il problema? Nel mancato utilizzo della rotellina del mouse, che ci avrebbe risparmiato qualche centinaia di click-destro, cosa che alla lunga potrebbe infastidire parecchio. Oltre a questo faccio presente che, essendo Quest for Infamy giocato in finestra, approssimativamente 14′, e considerando che il movimento del protagonista avviene col classico Punta-e-clicca, e che per cambiare locazione bisogna far camminare lo stesso fino a determinati punti ai bordi della finestra di gioco, il rischio di cliccare al di fuori della stessa è piuttosto frequente. Per ultimo ho lasciato la meno rilevante delle annotazioni, che riguarda la qualità audio delle traccie vocali. Pur essendo spesso ben interpretate, la qualità della loro registrazione lascia a desiderare.
Conclusioni Quest for Infamy è una avventura con delle qualità, ma sopportare la ruvidezza grafica e la scarsa interazione è una prova per pochi nostalgici (?), attempati, avventurieri. Le battute sagaci, le situazioni tra il losco e il faceto, offrono un tipo di intrattenimento che non si riscontra spesso, causa appiattimento delle sceneggiature sempre più diffuso, oltretutto in gran parte orientate ad un pubblico di giovanissimi. Se i grandi capolavori del passato fossero persi per sempre, non avrei scrupoli a consigliarlo. Sta di fatto che, volendo, si possono acquistare e giocare gli originali. Perché dunque accontentarsi di un revival, seppur prodotto con le migliori intenzioni? |
+ Situazioni e storyboard divertenti + Alcuni enigmi vecchia maniera ben congegnati + Apprezzabile accompagnamento sonoro |
– Diversi aspetti del gioco diventano presto tediosi – Dispersivo, fatica a tenere alto l’interesse – le “tavole” delle locazioni non sarebbero apparse granché neppure 20 anni fa |