assassin's creed rogue

[Recensione] Assassin’s Creed Rogue – L’assassino riciclato

Data di Uscita 13 Novembre 2014
Piattaforme PlayStation 3, Xbox 360
Versione recensita Xbox 360

Assassin’s Creed Rogue rappresenta il saluto della celebre IP Ubisoft alla generazione di console che ci lasciamo alle spalle. Se prendiamo a riferimento alcune delle serie più iconiche del mondo dei videogame, il lancio di due prodotti in contemporanea non pregiudica necessariamente la qualità finale, avendo a memoria esempi come The Legend of Zelda o Pokémon. Eppure, voler forzare la mano e imporre ritmi serrati – Assassin’s Creed ha una cadenza annuale – non aiuta a svolgere un lavoro di qualità, cosa purtroppo chiara in questo Assassin’s Creed Rogue.

Assassin’s Creed Rogue – L’assassino riciclato

La trama di Rogue è senza dubbio l’elemento migliore della produzione, e onestamente dispiace notare come una sceneggiatura così fresca possa essere stata in qualche modo sprecata su un prodotto talmente deficitario in altri campi. Nel gioco impersoneremo Shay Patrick Cormac, a nostro avviso uno dei personaggi più riusciti dell’intera serie. Diversamente dai precedenti protagonisti, in questo caso potremo godere di un migliore approfondimento del carattere e delle motivazioni che ci spingeranno nella nostra avventura, apprezzeremo l’evoluzione di un uomo lontano dalla monodimensionalità dei vari Connor o Edward.

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Shay si pone finalmente delle domande, ha un credo personale che gli impedisce di seguire ciecamente gli ordini, e che lo porta a dubitare, a mettere in discussione, a tradire un gruppo pur di rimanere coerente con se stesso.
Come purtroppo svelato dalla stessa Ubisoft per motivi pubblicitari, inizieremo il gioco da assassini, in maniera simile a quanto accade negli altri episodi, ma dopo qualche ora ci ritroveremo a cambiare totalmente bandiera, passando dalla parte dei templari.
Proprio questo cambiamento è il perno intorno a cui ruota l’intera sceneggiatura, che per una volta ci porta a sfumare il confine tra bene e male, suggerendo che gli assassini potrebbero in fondo non essere “i buoni” della vicenda e i templari “i cattivi”, ma che semplicemente potrebbero esistere motivazioni diverse, influenze diverse, informazioni fuorvianti. Persone dunque più che stereotipi, la capacità di ragionare e di non accettare ciecamente ciò che altri spacciano per verità assolute, uno spunto che apre innumerevoli possibilità per il prosieguo della serie.
Sfortunatamente, dobbiamo segnalare come l’edizione italiana del gioco non goda di un doppiaggio convincente, a causa di una timbrica che a nostro avviso non rende giustizia a un personaggio di per sé intrigante come l’antieroe Shay.

Se trama e sceneggiatura risultano piacevoli, lo stesso non si può dire del comparto ludico di questo Assassin’s Creed Rogue. Il motivo è presto detto: il gioco utilizza tutti gli asset già visti in Assassin’s Creed IV, riproponendone animazioni, modelli poligonali, gran parte degli ambienti (vi sono delle case e delle strutture assolutamente identiche a quanto visto nel quarto capitolo), comparto sonoro nonché tutte le principali meccaniche.
In effetti, Assassin’s Creed Rogue può essere considerato l’episodio più eclettico della serie, nel senso che attinge a piene mani da sistemi di gioco già visti e ampiamente esplorati. Questo è il motivo principale per cui il titolo sembra una specie di maxi DLC, piuttosto che un gioco vero e proprio, un po’ come accaduto con Infamous First Light, che però veniva venduto a prezzo ridotto proprio in virtù della sua natura.

Se avete amato Assassin’s Creed IV e desiderate semplicemente un more of the same, non c’è motivo per cui Rogue possa non piacervi. Scorrazzare per i mari sulla nostra nave è ancora divertente, e alcune delle meccaniche a terra hanno ricevuto dei piccoli affinamenti che di certo saranno graditi. Avremo a che fare ad esempio con un nuovo tipo di avversario che, una volta tanto, sarà in grado di tenderci delle imboscate, ribaltando di fatto quanto abbiamo sempre fatto nei panni dei diversi assassini. Per fronteggiare tali stalker dovremo fare affidamento sull’Occhio dell’Aquila, analizzando con attenzione la zona e anticipando gli attacchi dei nostri avversari.
Discorso simile per quanto riguarda i nostri assalti ai quartier generali degli assassini, che faranno sfoggio delle tecniche che abbiamo imparato ad utilizzare nei precedenti capitoli della serie.
Trovandoci nei panni di un templare avremo accesso a una nave dotata di tutti i ritrovati tecnologici dell’epoca, con tanto di mitragliatrice e con la possibilità di lasciare in mare delle chiazze d’olio da incendiare per rallentare i nemici. Ma trovandoci in questo ruolo va da sé che la nostra nave potrà venire abbordata, ribaltando di fatto quanto avveniva nel quarto capitolo della serie e costringendoci alla difesa.

Il problema è che permangono anche tutti i problemi storici della serie, in testa un’intelligenza artificiale ridicola e un sistema di combattimento che non convince, e che spesso e volentieri ci porterà a una fisiologica frustrazione. Sembra che Ubisoft abbia voluto dare una specie di contentino ai giocatori che non sono ancora passati alla nuova generazione, realizzando sì un buon comparto narrativo, ma ancorando lo stile di gioco al passato.
Non che la serie di Assassin’s Creed sia mai stata un concentrato di innovazione, ma considerate le innumerevoli critiche subite dal franchise era lecito aspettarsi un minimo di iniziativa da parte dell’azienda francese.
Rogue è invece un titolo che non osa in nessun campo, prodotto con pochissimo denaro e realizzato per massimizzare le vendite su una generazione di piattaforme che ha ormai fatto il suo tempo.

Durante il nostro test abbiamo completato il gioco in circa 14 ore, seguendo la trama principale e dedicandoci a parte dei contenuti facoltativi. Non accuseremo il titolo di essere breve, perché con i tempi che corrono 12/15 ore sono in un adventure una durata accettabile. Tuttavia, non siamo rimasti soddisfati dalle quest addizionali e dalla generale impostazione del mondo di gioco: ci sono tante cose da fare, ma ciascuna appare come un riciclo di qualcosa già visto in passato. Le sessioni in mare sono fastidiosamente simili a quanto sperimentato nel precedente capitolo, i gruppetti criminali che controllano le diverse zone delle città sembrano la fotocopia di quanto avveniva in Assassin’s Creed Brotherhood, la cronica mancanza di nuove idee annoia e lascia l’amaro in bocca, specie dopo aver acquistato il gioco a prezzo pieno.
Fondamentalmente questo è uno dei problemi fondamentali: non è corretto vendere un gioco praticamente riciclato a prezzo pieno, non è corretto in virtù della pochezza di idee, del riutilizzo degli asset e della generale sensazione di anonimato che affligge la produzione. Non chiediamo certo un allineamento con Infamous First Light, ma spendere 60 euro o più per un prodotto del genere suona molto come una frode.

Conclusioni
Assassin’s Creed Rogue non è esattamente un brutto gioco. Conta su meccaniche rodate che hanno convinto nel corso degli anni, la sceneggiatura è coraggiosa, il comparto tecnico è buono, le (pochissime) nuove idee funzionano. Ma se pensiamo all’opera di riciclaggio svolta da Ubisoft non possiamo che sentirci traditi. Se avete apprezzato il quarto capitolo della serie e non cercate nulla di diverso, allora è probabile che questo Rogue possa divertirvi. Questo titolo è un semplicissimo more of the same, con leggere variazioni sul tema, ma comunque un prodotto che non aggiunge assolutamente nulla alla serie. La sensazione è di aver sprecato un’ottima trama o di aver semplicemente scelto un price point fuori parametro, per un gioco tutto sommato dimenticabile che non ci sentiamo di consigliare se non ai fedelissimi della saga.
+ Protagonista e trama interessanti
+ Piccoli affinamenti al gameplay
– Totale riciclaggio di asset e idee
– Non aggiunge assolutamente nulla di nuovo
– Non è un gioco da vendere a prezzo pieno


Metascore 73/100

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