[Recensione] Doorways : The Underworld – Imbrattare Tutto col sangue Non Basta

Data Uscita: 17 Settembre 2014
Piattaforme: PC Windows, Mac OS, Linux
Versione recensita: PC Windows

The Underworld è il terzo titolo del franchise Doorways, serie di avventure con ambientazione horror della Saibot Studios, una casa di produzione indipendente argentina. Per migliorare l’esperienza di gioco, la serie offre la possibilità di utilizzare, oltre a joypad o tastiera, l’unità Oculus Rift, apparecchio Gear VR (Virtual Reality) del Team Oculus. Ma il gioco in sé, senza utilizzare la periferica VR, vale qualche cosa?

Doorways : The Underworld – Imbrattare Tutto col sangue Non Basta

Protagonista della vicenda è una specie di investigatore di una agenzia chiamata appunto Doorways. Viene inviato in Germania per cercare di spiegare la sparizione di dozzine di persone, oltre che di altri due agenti che lo hanno preceduto. La struttura era un tempo un ospedale, dove un neurochirurgo, per follia o chissà quale altro motivo, compiva atroci esperimenti su cavie umane.

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Queste sono grossomodo le informazioni in nostro possesso all’inizio del gioco.
Per qualche motivo però, il nostro alter ego si risveglia in un luogo da incubo. Sporcizia, fatiscenza e silenzio sono tutto quello che lo circondano quando riprende i sensi, presumibilmente all’interno della struttura. Non resta che indagare, cercare prove e una via d’uscita.

Il design artistico, le mappe dei livelli, gli elementi a schermo (oggetti, decorazioni ecc.) non mostrano nulla che non si sia già visto. Locazioni dall’atmosfera lugubre e abbandonata, camere, corridoi e cunicoli molto simili tra loro, senza varietà negli interni o particolari degni di nota (le camere hanno due configurazioni: letto e materasso lurido o scrivania con casse accatastate vicino.).
Alcune celle potrebbero essere chiuse, dovremo quindi trovare la chiave per entrare… e scoprire che contengono un letto o una scrivania. A volte però troveremo delle note, scritte su dei biglietti, o delle cartellette con dei file: leggendole apprenderemo qualche dettaglio sugli eventi accaduti, dal punto di vista della scienziata pazza o dei colleghi che ci hanno preceduto.
Ovviamente i vari livelli hanno ambientazioni diverse una dall’altra, ma la sensazione di mancanza di contenuti è continua. In pratica, l’obiettivo sarà sempre quello di raccogliere qualche indizio, trovare qualche chiave, o altri oggetti utili per proseguire l’esplorazione, ed affrontare il boss dell’area. Tali scontri sono in effetti gli unici momenti in cui accade qualcosa di interessante. Non ci sono altri nemici da affrontare: il gioco è in sostanza un “survival-horror” narrativo, senza combattimenti. Non dovremo nemmeno uccidere i boss, bensì scappare da essi compiendo un determinato percorso. Ad ogni tentativo potremo solo cercare di memorizzare la corretta sequenza di spostamenti da fare, ogni altra direzione comporterà la morte.

Doorways: the Underworld punta tutto sull’impatto, sull’opprimente atmosfera di solitudine, mistero e impotenza del protagonista, in balia di eventi ai quali non può opporsi. Svolto qualche semplice compito, i suoni, le luci e l’ambiente cambieranno, enfatizzando l’arrivo del boss. Alcune di queste fasi di gioco riescono a dare sensazioni abbastanza intense, ma solo se affrontate con una certa predisposizione. Ovvero giocando da soli, al buio, con cuffie e buona aspettativa, lo spavento è garantito, almeno per i primi tentativi. Dopo aver ricaricato una dozzina di volte però, tutto diverrà frustrante, sopratutto perché il gioco obbliga a compiere azioni o percorsi predeterminati. La sfida si ridurrà al dover capire cosa fare e quando, imponendo estrema linearità degli eventi.
A questo va aggiunto il livello di produzione generale, che oltre a non spiccare per originalità, è realizzato in modo appena sufficiente. Qualità delle texture e scelta cromatica poco convincente, effetti sonori e recitazione parlata di alcuni testi, sono di livello standard.

Conclusioni
Per rispondere alla domanda iniziale, non credo che l’utilizzo di una unità VR possa dare granché a questo videogioco.
Potrà renderlo più immersivo, ci mancherebbe, ma rimarrà un titolo mediocre sia nei contenuti che nella realizzazione.
Somiglia più ad un prodotto dimostrativo o promozionale, da ottenere magari in bundle con l’apparecchio VR, che ad un videogioco vero e proprio. Inoltre, considerando che in questo periodo stanno uscendo titoli dove, come in Doorways, l’azione è secondaria all’ambiente e alle sensazioni forti, dove uccidere i nemici non sarà obbligatoriamente la scelta migliore, non vedo come questo titolo possa ritagliarsi uno spazio, viste le armi a disposizione.
+ Alcune fasi di gioco riescono a dare quello che ci si aspetta – Produzione mediocre in ogni aspetto
– Trama e sviluppi prevedibili, privi di originalità
– Nessuna versione italiana, sottotitoli assenti, anche in inglese.

Metascore 50/100
Doorways | Steam | 8.99€

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