gone home

[Recensione] Gone Home – Sorelle

Data di Uscita 12 Gennaio 2016 Lingua Inglese
Piattaforme PC, PS4, One Versione recensita PC/PS4

Gone Home è stato rilasciato nel 2013 su sistemi PC, entrando rapidamente in quel filone di prodotti sperimentali e narrativi a cui Dear Esther aveva aperto la strada, poco più di un anno prima. Da qualche anno a questa parte infatti la concezione standard del videogame come prodotto “da gioco” si è pesantemente modificata ed allargata, per includere in questa categoria anche prodotti che limitano a farci interagire in maniera molto più superficiale, puntando tutto su storia, personaggi e sceneggiatura. Può essere il caso delle avventure di Telltale Games, ma anche quello del già citato Dear Esther, del recente Everybody’s Gone to the Rapture, dell’ottimo Her Story e via discorrendo.

Gone Home

In Gone Home vestiremo i panni di una ragazza che è appunto appena ritornata a casa dopo un lungo periodo di assenza. Non troverà ad accoglierla né la sorella né i genitori, e si ritroverà invece per qualche motivo da sola, una situazione inaspettata e se vogliamo anche un po’ preoccupante.
Attraverso un’impostazione grafica in prima persona potremo esplorare i diversi ambienti della grande abitazione, ed interagire in maniera molto semplice con molti degli oggetti in cui ci imbatteremo, prendendo fotografie, leggendo lettere e fatture, aprendo cassetti, sbloccando porte o armadietti chiusi e così via.

Tutto ciò che potremo fare sarà dunque cercare di mettere insieme le informazioni che man mano andremo raccogliendo, per cercare di capire dove siano finiti i genitori e la sorella della protagonista.
Durante la nostra esplorazione della casa un generale clima spettrale e inquietante pervaderà l’intera esperienza, lasciandoci spesso con la sensazione che possa essere successo qualcosa di terribile, e creando una suspance che ci accompagnerà ogni volta che entreremo in una stanza buia o che volteremo l’angolo di un corridoio.
Ben presto ci renderemo conto però che la tematica principale di Gone Home è molto meno trascendentale di quanto inizialmente non si potrebbe credere, perché questo gioco è fondamentalmente una storia d’amore. Niente di sdolcinato o melenso, niente cliché o buonismo da quattro soldi: qui si parla di un sentimento affrontato in modo adulto, che ha a che fare con una ragazza in crescita, l’affermazione del proprio sé, il bisogno di distacco da situazioni che possono divenire troppo opprimenti.

gone homeNon è nostra abitudine fare spoiler, e di certo di inizieremo con questa recensione. Sappiate soltanto che la maniera in cui la sceneggiatura si dipana è molto elegante, un connubio intelligente tra fotografie, lettere che troveremo in posizioni più o meno nascosti, segreti personali di un’altra persona tra i quali andremo a frugare, quasi fossimo spettatori di qualcosa di intimo che però è già successo, di cui non sapevamo nulla e a cui non abbiamo potuto prendere parte.
Tutto ciò che possiamo fare adesso è solo capire, scoprire, esprimere magari dei giudizi cercando di metterci nei panni di chi stava vivendo una situazione difficile mentre noi eravamo lontani. E’ tutto ciò che possiamo fare, è l’accettazione che nasce nel momento in cui si ama realmente qualcuno, magari una sorella, magari un genitore. E’ la volontà di abbracciare una persona a cui vuoi bene quando la vedi soffrire, il desiderio di dargli ciò che vuole, anche se questa volontà qualche volta può far male.

Gone Home è toccante, e alcuni dei momenti più densi vengono accompagnati da una bellissima colonna sonora che vi invitiamo caldamente ad ascoltare. Non c’è fretta, è un titolo che butterete già magari in un’unica sessione (dura circa un paio d’ore), ma il nostro invito è di soffermarvi ad ascoltare quelle note, a cogliere lo strazio e la felicità nella voce della straordinaria doppiatrice, che ha svolto un lavoro davvero ineccepibile nel trasmettere emozioni intense, profonde, palpabili

Conclusioni
Gone Home è uno dei più importanti giochi del filone sperimentale/narrativo aperto da Dear Esther. E’ un non-gioco in cui ci si chiede solo di esplorare un ambiente e interagire con qualche oggetto, alla maniera di quanto avvenuto di recente nel bellissimo Everybody’s Gone to the Rapture di The Chinese Room. La storia che ascolteremo e che leggeremo è toccante, struggente, dolce e coraggiosa. Il media videoludico non è fatto solo di sparatorie e di simulatori calcistici. C’è spazio anche per una narrativa che non potrebbe esistere in nessun altro media se non nei videogame.
Valutazione

8.6
+ Storia molto toccante
+ Grande atmosfera
+ Splendida colonna sonora
– Inadatto a chi cerca un “gioco” tradizionale

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