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Recensione: Nioh – Non chiamatelo Dark Souls

Nioh è stato più e più volte dipinto come una versione di Dark Souls ambientata nel periodo Edo giapponese. Per quanto ci siano un gran numero di somiglianze tra le due IP, il paragone potrebbe trarre in inganno. Il nuovo lavoro di Team Ninja si basa su meccaniche molto diverse da quelle del titolo From Software, con un approccio al combattimento per certi versi più simile ai vari Ninja Gaiden.
Non negheremo che gli sviluppatori abbiano palesemente copiato molti elementi visti in Dark Souls, sarebbe stupido. Tuttavia, giocando a Nioh trasparirà con chiarezza la sua personalità.
Non è in assoluto più o meno difficile del primo Dark Souls, è semplicemente diverso. Se proprio dovessimo accostarlo a un lavoro di From Software avrebbe più senso avvicinarlo a Bloodborne. Ma per il momento evitiamo i paragoni e cerchiamo di analizzare in profondità questo interessantissimo prodotto.

Nioh

Dopo un paio di beta che hanno coinvolto tantissimi giocatori, Nioh arriva con tutte le rifiniture del caso e nella sua forma definitiva. Naturalmente parliamo di un action adventure con elementi ruolistici, che nasce proprio come JRPG per venire riadattato secondo lo stile preferito da Team Ninja.
Il medioevo giapponese di Ieyasu Tokugawa viene miscelato con la mitologia del luogo e la tradizione popolare. E’ un mondo dove bushido e ninjutsu dettano legge, e dove il regno dei demoni tocca il piano degli esseri umani.
E’ un contesto suggestivo, reso ancora più accattivante da una buona direzione artistica e dalla preferenza verso i toni cupi. Nioh è un gioco cattivo, lo si nota immediatamente.

Prima di parlare delle meccaniche del titolo è necessario fare una premessa che riguarda il comparto tecnico. Al primo avvio del gioco ci si chiederà di selezionare una modalità preferita, tra Azione, Cinema e Mista. La prima punta a raggiungere i 60 frame al secondo a 720p (tra 720 e 1080p su PS4 Pro), la seconda alza la risoluzione e migliora le illuminazioni riducendo la fluidità a 30 FPS, mentre la terza cerca una via di mezzo tra le due soluzioni. Considerato il tipo di gioco e la precisione richiesta durante i combattimenti consigliamo caldamente di optare per la prima opzione.

Nioh non è dotato di un mondo aperto e interconnesso sulla falsariga di Dark Souls, ma è strutturato invece in missioni. I livelli sono di dimensioni generose, richiedono parecchio tempo per essere portati a termine. La sensazione non è quella di un open world ma, non si sente il bisogno di una struttura più aperta.
Potremo intervallare le missioni principali con altre secondarie e assolutamente facoltative, comunque consigliate per potenziare il personaggio. Attraverso l’interfaccia principale potremo poi accedere ad un dojo per allenarci tra gli svariati tutorial. Tra le opzioni c’è anche un fabbro dove forgiare o migliorare il nostro armamentario.

Le missioni sono il vero cuore del gioco. Ci porteranno tra svariate località e metteranno costantemente alla prova i nostri nervi. E’ qui che entra in gioco l’eccelso sistema di combattimento di Nioh, in parte mutuato da Dark Souls, in parte ripreso da Ninja Gaiden. L’ibridazione è decisamente riuscita: giocare Nioh come un Dark Souls è poco fruttuoso, un approccio alla Ninja Gaiden sarà impossibile. Qui c’è molta personalità, voglia di distinguersi, di proporre qualcosa che vada oltre i propri illustri predecessori.

Alla base abbiamo la solita distinzione tra punti vita e stamina, indicati con le classiche barre in alto. Azioni come attacchi, parate e schivate consumano stamina, esaurire tutta la barra significherà non potere agire. Nioh introduce il Ki, una barra bianca che ci permette di recuperare parecchia stamina una volta conclusa una combo. E’ un sistema semplice, ma richiede precisione: terminato un attacco, la barra si riempirà velocemente e, se schiacceremo R1 col giusto tempismo, vedremo la nostra stamina rigenerarsi in un paio di secondi. L’utilizzo del Ki e del recupero è fondamentale negli scontri con i boss. Questi posseggono attacchi capaci di disintegrare con un unico colpo l’intera barra della stamina. Nei combattimenti standard si tratta invece di un modo per velocizzare, minimizzando i tempi morti e mantenendo l’azione costante. E’ chiaro dunque che la ritmica sia molto diversa rispetto a quella più ponderata di Dark Souls.

Gli avversari spaziano tra umani e demoni, senza godere purtroppo della varietà che avremmo considerato. In realtà in Nioh abbiamo un numero sufficiente di nemici, il problema è che il gioco è davvero molto lungo (anche più di 70 ore), dopo un po’ conosceremo alla perfezione qualsiasi ostacolo messo sulla nostra strada dagli sviluppatori.
Puntando un po’ troppo al risparmio, i ragazzi di Team Ninja hanno realizzato dei semplici reskin di alcuni degli avversari già visti, incollandogli addosso delle nuove texture ma lasciando il contenuto identico. Si poteva fare qualcosa in più in termini di varietà.
Ben prima della metà del gioco avremo appreso gli schemi comportamentali di quasi tutti gli avversari, che in genere hanno tra i 4 e i 6 attacchi diversi tra cui scegliere. Come in Dark Souls, anche qui impareremo a memoria le animazioni, riusciremo ad anticipare il nemico e diventeremo sempre più efficaci con la pratica.
Eccellente il lavoro svolto sui boss, con i quali battaglieremo mentre l’adrenalina pompa nelle vene, tra musiche epiche e scontri carichi di tensione. Questi avversari fanno decisamente male, ci si richiede una notevole precisione nel controllo del personaggio e una reattività che ricorda da vicino il già citato Bloodborne. Proprio in questi combattimenti sarà il caso di sfruttare le possibilità tattiche messe a punto da Team Ninja.

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Il nostro protagonista ha tre posture da combattimento che potremo modificare al volo, in base alle necessità. Potremo tenere una guardia alta, media e bassa: la prima consente di sferrare attacchi poderosi ma sacrifica notevolmente la nostra agilità, la seconda permette di infliggere danni moderati garantendo comunque delle schivate rapide, la terza punta tutto sulla velocità, preferendo attacchi rapidissimi ma dalla potenza ridotta, e permettendo delle schivate fulminee.
I boss contro cui combatteremo potranno essere giganteschi, grandi come un uomo, in grado di ucciderci con un paio di colpi o inclini alle combo. Tale diversità è ben sintetizzata dall’abisso che intercorre tra gli scontri conclusivi del primo e del secondo livello.
In base all’avversario sarà opportuno scegliere la guardia corretta, cosa più facile a dirsi che a farsi. Oltre infatti a modificare radicalmente la maniera di schivare i colpi, ogni postura ha tempi di attacco molto diversi. L’idea è che dovremo sfruttare al massimo i momenti morti, infliggendo più danni possibile senza sacrificare HP. A seguito di ogni attacco, i boss potranno essere colpiti in relativa sicurezza. Il punto è capire quanto saremo distanti, quanto saremo rapidi nell’affondare la lama e di quanto tempo avremo bisogno per metterci poi in salvo. Chiaramente la musica cambia per ciascuno degli avversari, per questo sarà fondamentale conoscerne alla perfezione i pattern e avere un’ottima consapevolezza dell’area di scontro.
A rendere le cose ancora più interessanti c’è l’armamentario di Nioh. Certo, ci saranno le katane e le washizashi, eccellenti sulla corta distanza. Ma ci sono anche strumenti come le lance tipiche dei samurai, ovvero la naginata e la yari. Ma, soprattutto, c’è una splendida kusarigama. Se ricordate bene Ninja Gaiden è probabile che conosciate anche l’arma in questione, largamente utilizzata da ronin e samurai nei secoli passati. E’ uno degli strumenti di morte più apprezzati da personaggi storici quali Musashi Miyamoto e Kojiro Sasaki, e in Nioh richiede una notevole destrezza.
Si tratta di una falce collegata a un peso tramite una catena. Il guerriero faceva roteare il peso fino a lanciarlo per afferrare dalla distanza l’arma dell’avversario, finendolo poi con la falce. Nel gioco è una soluzione eccellente nella mischia, capace di colpire ad area infliggendo danni considerevoli. Molto gratificante, se avete la pazienza di impararne pregi e difetti.
Considerata la varietà di situazioni in cui ci ritroveremo è caldamente consigliabile imparare a districarsi con tutti i tipi di armi. Ciò include anche quelle a distanza, ovvero arco e fucile, utilissime per uccidere con un unico, preciso colpo alla testa.

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Ben stratificato è anche il sistema di progressione del personaggio, seppur non innovativo. C’è il classico skill tree, che ci permette di acquisire abilità per ciascuna delle armi, massimizzando le nostre attitudini naturali. Abbiamo anche un sistema di affinità, che consiste nell’entrare in confidenza con una determinata arma. Ci sono infine i punti da spendere nei diversi parametri proprio come in Dark Souls, che acquisiremo uccidendo nemici. Nulla di tutto ciò è originale, ma il sistema funziona adeguatamente.
Trovandoci in un Giappone feudale carico di mitologia, non possono mancare le relazioni con gli Dei del caso. Ciascuno di essi fornisce delle abilità, dei potenziamenti o dei bonus particolari, e sarà possibile personalizzare il tutto ogni volta che raggiungeremo i tanto agognati tempietti shinto sparsi per i livelli. Questi fanno a tutti gli effetti da bonfire, ci permettono di salvare il gioco, recuperare gli HP, spendere i punti esperienza e craftare oggetti consumabili. Come nel capolavoro di From Software, anche in Nioh quando utilizzeremo questi luoghi sicuri determineremo il respawn di tutti gli avversari del livello. E’ una maniera utile ad expare in caso di necessità.
La disposizione dei tempietti attraverso i livelli è penalizzante, volutamente cattiva. Non aspettatevi di trovarne uno ogni due passi, bisognerà faticare prima di arrivare al successivo. Dimenticate anche di poterne avere uno a disposizione prima degli scontri con i boss: li troverete nei pressi, è vero, ma sarà comunque necessario buttare al tappeto qualche cattivone strada facendo. Nulla vieta di farsi una bella corsetta in agilità, naturalmente.

Come dicevamo tante parole fa, Nioh offre tanti, tanti contenuti. Tra missioni principali e secondarie, il giocatore potrà guadagnare bonus addizionali cimentandosi con i Redivivi. Si tratta in pratica di fantasmi di altri giocatori morti in determinati punti della mappa. Sono combattimenti facoltativi, ma piuttosto utili.
Una volta evocato un Redivivo, questo sarà controllato dall’intelligenza artificiale, sfruttando l’armamentario usato dal giocatore al momento della sua dipartita. Ovviamente sia l’equipaggiamento che il livello saranno parecchio variabili, la sfida si rivelerà spesso interessante, seppur raramente impegnativa.
Sconfiggere un Redivivo ci ricompensa con dei punti che potremo spendere in un ulteriore sistema di potenziamento dedicato a bonus passivi.

I Redivivi sono a nostro avviso una delle idee migliori presenti in Nioh. Arrivare in una zona particolarmente ostica e vedere le tombe di schiere di giocatori massacrati ignobilmente mette tensione. Allo stesso tempo regala enormi soddisfazioni quando riusciremo a emergere vittoriosi. Vengono inoltre fornite informazioni interessanti sul giocatore, come la causa della morte ingame. Leggere “Caduto dall’alto” fa sempre sorridere. Finché non capita a voi e finite per essere gli stronzi sullo schermo di qualche altro giocatore che ride della vostra caduta.
A parte questo, tra i Redivivi ne sono presenti alcuni messi lì proprio dagli sviluppatori, distinguibili per il nome in rosso. Questi potranno droppare degli equipaggiamenti unici e in genere più che validi, vale la pena cimentarsi.

Non spenderemo troppe parole sul multiplayer di Nioh, perché a nostro avviso rovina l’esperienza. Il problema è che giocare in cooperativa riduce in maniera drastica il livello di difficoltà del gioco. Non è un bene, considerato che il fascino di questa produzione sta quasi interamente nel livello di sfida. Sconsigliamo caldamente di utilizzare l’aiuto del pubblico, a meno che non siate in fase tantrum da almeno 8 ore filate.
Al momento niente Player versus Player, ma è stato confermato che verrà aggiunto in un futuro update.

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In sintesi

Qualsiasi amante di Dark Souls, Ninja Gaiden o action adventure dovrebbe mettersi alla prova con Nioh. E’ senza dubbio il miglior gioco rilasciato in questo 2017, polverizza la concorrenza con la sua qualità. Non è un prodotto per i giocatori della domenica, e da ultra trentenne ammetto che i riflessi e la precisione richiesti potranno mettere in difficoltà tanta gente. Tuttavia il fascino di Nioh è indiscutibile, attinge al fantasy giapponese, punisce con una difficoltà elevata che galvanizza al momento del successo, regala soddisfazioni straordinarie.
Esplorare camminando lentamente, con la mano sul tasto della parata, gli occhi e le orecchie attente, i sensi amplificati, la tensione e la paura all’idea di essere colpiti da una freccia o da un nemico nascosto: sono sensazioni che ci ricordano il primo Dark Souls, ma tutto qui ha una valenza diversa grazie a un sistema di gioco molto più rapido, più simile a Bloodborne, sempre divertente, perfino quando finisce per frustrare.
Compratelo, ora.

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