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[Recensione] No Man’s Sky – Houston, we have a problem

No Man’s Sky è probabilmente il gioco più anticipato del 2016, un titolo che ha generato un’aspettativa incredibile negli appassionati. L’idea di poter viaggiare in una galassia praticamente infinita, tra mondi creati in maniera procedurale e specie aliene costruite sul momento sulla base degli asset forniti dagli sviluppatori ha intrigato milioni di persone ben prima del lancio. Tantissime promesse dunque, ma anche un potenziale indiscutibile, la volontà di rivoluzionare l’impianto ludico di innumerevoli generi ludici, facendo in grande ciò che Minecraft e Terraria hanno solo avuto il coraggio di accennare.
Tutto questo è ciò che lo sviluppatore ci ha portato a credere nel corso degli anni. La verità è molto più semplice e banale.

No Man’s Sky

Uscita 10 Agosto 2016
Lingua Italiano
Piattaforme PC, PS4
Versione recensita PS4, PC
Prezzo al lancio 64,99€

No Man’s Sky può rientrare nel genere degli adventure esplorativi con elementi survival. Senza preamboli di sorta il gioco ci pone nei panni di un astronauta precipitato su un pianeta alieno. Il primo compito sarà riparare la nostra navetta, andando a zonzo con jetpack e tuta spaziale alla ricerca di materiali utili.
L’intero universo di No Man’s Sky viene creato in maniera procedurale, dunque l’inizio stesso dell’avventura sarà diverso per ciascun giocatore. Potrete ritrovarvi in pianeti lussureggianti, piovosi, aridi o in preda a tempeste, magari tra attività vulcaniche: le variabili sono innumerevoli.
Ciò che importa è sfruttare al meglio i primi minuti per comprendere le meccaniche di base e la gestione dell’inventario, da subito frustrante.

Le fasi iniziali di No Man’s Sky trasmettono delle sensazioni contrastanti: da una parte c’è il fascino di un’ambientazione aliena che invita all’esplorazione e che stupisce grazie a una direzione artistica riuscita; dall’altra ci si potrà sentire pressati (come nel nostro caso) da una barra dell’ossigeno che ci permette di respirare in un’atmosfera diversa da quella terrestre. Questo possibile conto alla rovescia può interrompersi nel momento in cui torneremo alla navetta per ricaricarci, oppure trovando delle stazioni sparse in giro per il pianeta.
Fin dalla prima mezzora ci renderemo conto che uno dei più ostici nemici del gioco è la dimensione dell’inventario e la gestione dello stesso. Gli sviluppatori hanno deciso di concederci pochi spazi per raccogliere le risorse, costringendoci a una rigida selezione in base alle nostre esigenze. Se l’interfaccia fosse stata sviluppata con cura maggiore non avremmo avuto alcun problema. Purtroppo qualsiasi azione comporta una perdita di tempo eccessivo (bisogna tenere schiacciato il tasto per alcuni secondi), costringendoci a lunghe sessioni tra i diversi menu che spezzano inevitabilmente i ritmi dell’azione.
Ritmi che tra l’altro non vogliono in alcun modo essere sostenuti, essendo No Man’s Sky un prodotto concepito quasi per rilassare e per essere assaporato lentamente. Questo è il motivo per cui la costante ricerca di risorse è il nodo principale dell’esperienza, un grinding che però non è divertente e che solo in parte viene mitigato dalla diversità delle ambientazioni.

Il vero problema è che l’effetto “Wow!” sparisce dopo poche ore di gioco. Viaggiando tra i primi pianeti inizieremo a intuire le mancanze degli asset del gioco. Capiterà sempre più spesso di raggiungere mondi solo parzialmente diversi da quanto visto in precedenza, con variazioni sul tema che alla fine non sono così straordinarie. Le forme di vita, anch’esse create in maniera procedurale, partono dai modelli inseriti dagli sviluppatori e spesso sembrano degli agglomerati di pezzi messi insieme stile LEGO piuttosto che esseri viventi credibili.
Se siete tra quei giocatori che amano completare tutto al 100%, No Man’s Sky saprà essere gratificante mentre andrete alla ricerca delle diverse creature della galassia, che potrete esaminare e catalogare. Tuttavia, considerata la generale struttura basata sul grinding e l’assenza di una varietà credibile molti giocatori si stuferanno relativamente presto.
Da parte nostra se dopo 5 ore cominciavamo a dubitare della struttura del gioco, dopo 10 eravamo piuttosto stanchi dell’esperienza, ripetitiva come poche altre.
In fondo si tratta di eseguire le stesse azioni in ambienti diversi, andando alla ricerca di questa o di quell’altra risorsa, raccogliendo minerali o rompendo strutture con il nostro strumento multiuso per ottenere un upgrade.

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Durante le esplorazioni capiterà di imbattersi in veri e propri avversari – magari droni utilizzati da una civiltà aliena – dunque sarà il caso di mettere mano alla nostra arma o di darsi alla fuga. Il sistema di combattimento cerca di somigliare a quello di un classico FPS, ma risulta uno dei peggiori degli ultimi anni a causa di un feedback non pervenuto e di un puntamento chiaramente pensato per mouse e tastiera.
Ad ogni modo, le razze aliene non saranno sempre ostili e No Man’s Sky ci offre la possibilità di commerciare all’interno di stazioni spaziali che fanno da hub per gli esploratori della galassia. Dialogare con gli NPC potrà essere inizialmente problematico a causa della barriera linguistica (sono pur sempre alieni), ma andando in giro per i pianeti potremo pian piano imparare alcune semplici parole nelle diverse lingue, rendendo la comprensione sempre più agevole.
Gli scambi commerciali ci permetteranno di mettere le mani su navette migliori della nostra, o meglio dall’inventario più capiente. Proseguendo nell’avventura gli slot a nostra disposizione potranno dunque essere incrementati tamponando in qualche modo le mancanze viste all’inizio.
Meno utile sarà invece il potenziamento delle armi, proprio a causa dell’insufficienza del sistema di combattimento.
Se quello a terra molto semplicemente non diverte, quello nello spazio risulta impreciso, anche a causa dei controlli della nave che francamente non ci hanno convinto.
No Man’s Sky sembra in pratica aver puntato troppo sulla mera quantità invece che sulla qualità dell’esperienza: che senso ha creare un algoritmo che contempli milioni di mondi e di forme di vita se poi le differenze sono talmente irrisorie da non suscitare l’interesse del giocatore? Perché basare tutto su grinding e crafting se poi non si crea una struttura di gioco solida e divertente? Giochi come Minecraft, Terraria o anche il recente Starbound hanno dimostrato che sia il grinding che il procedurale hanno enormi potenzialità e possono puntare a grosse fette del mercato. Tuttavia è necessario che l’esperienza sandbox sia ricca e soprattutto divertente, cosa che – al momento – No Man’s Sky non riesce ad offrire.

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Si intravede un certo potenziale, questo è indiscutibile.
Uno degli obiettivi primari del gioco è cercare di raggiungere il centro della galassia, ma un punto di svolta interessante riguarda un personaggio chiamato Atlas. Non aspettiamoci una trama nel senso tradizionale del termine, No Man’s Sky resta prima di tutto un sandbox. Ma nel suo voler offrire un’esperienza libera, la creatura di Hello Games trova il tempo per sollevare questioni di natura metafisica e toccare temi impegnativi come il perché della nostra esistenza e il significato del Viaggio. Si tratta di input che colpiranno senza dubbio i giocatori più sensibili e che aggiungono spessore all’esperienza. A dire il vero avremmo gradito un maggiore coraggio in tal senso, perché la qualità in questo caso non manca, ma è proprio la quantità a risultare deficitaria.

Abbiamo provato No Man’s Sky sia in versione PlayStation 4 che PC Windows e in entrambi i casi siamo rimasti delusi dal comparto tecnico.
Cominciamo col dire che il gioco non è stato bene ottimizzato su nessuna piattaforma, ma su console le cose sono decisamente migliori rispetto alla controparte PC. Giocando su PS4 abbiamo incontrato dei crash anche dopo la patch del day one. Sappiamo che su PC ci sono delle problematiche simili, ma da parte nostra non ne abbiamo riscontrate né con una AMD Radeon HD 7870 (requisito minimo) né con una GTX 970 (requisito raccomandato). Ciò che abbiamo notato è stato un forte stuttering dipendente dalla sincronia verticale, che tra l’altro non svolge bene il proprio lavoro, in quanto il tearing resta presente. Del tutto assente qualsiasi forma di anti aliasing temporale.
L’elemento più fastidioso è il pop-in che non siamo riusciti a rimuovere in alcun modo, e che porta al caricamento di texture in alta risoluzione solo quando saremo fin troppo vicini agli oggetti. Discorso simile per il draw distance.
L’intelligenza artificiale è estremamente bassa per quanto riguarda i nostri avversari, mentre sembra essere quasi del tutto assente nella fauna locale, che spesso ci ignorerà in allegria continuando sulla propria strada. Altre volte gli animali reagiranno se gli offriremo del cibo, ma non c’è costanza.
L’algoritmo messo in piedi dagli sviluppatori è evidentemente pesante: utilizzando i requisiti minimi bisogna impostare tutto su Medio, rimuovere la sincronia verticale e l’anti aliasing per raggiungere i 25 frame per secondo (giocabile), comunque non privi di stuttering saltuario. Considerato che l’impatto visivo conta solo sulla direzione artistica e che le texture sono palesemente molto leggere fa davvero strano che il gioco sia così esoso in termini di risorse hardware. Non possiamo definire No Man’s Sky come un gioco all’avanguardia dal punto di vista grafico: sembra vecchio di una generazione.
Non abbiamo insomma una situazione disastrosa in stile Batman Arkham Knight, ma su PC siamo al momento lontani dalla sufficienza.

In sintesi
No Man’s Sky non riesce a reggere l’hype generato negli ultimi anni, rivelandosi un gioco sufficiente o poco più, ma che in linea di massima non vale i suoi 60 o 70 euro, o almeno non ancora. C’è un grande potenziale, gli sviluppatori hanno parlato dei prossimi aggiornamenti, della futura possibilità di creare una nostra base, dell’implementazione di ulteriori varianti all’algoritmo per aggiungere diversità a mondi e specie animali: tutto dipenderà da quanto la community vorrà supportare il lavoro di Hello Games.
Tuttavia, allo stato attuale delle cose, No Man’s Sky è un gioco fin troppo ripetitivo e incentrato sul grinding, penalizzato da una gestione dell’inventario frustrante, da un sistema di combattimento mediocre e da mancanze tecniche notevoli nella sua versione PC Windows. Resta un gioco che gli amanti dell’esplorazione potranno apprezzare, a patto di non rimanere delusi da una varietà che dopo qualche ora di gioco mostra i limiti degli asset attualmente presenti ingame.
Che siate utenti console o PC il nostro consiglio è di attendere la release di patch correttive e dei nuovi contenuti promessi dagli sviluppatori, perché per il momento c’è solo l’ossatura di un buon prodotto, ma manca il divertimento.
[Se siete utenti PC togliete un punto pieno dalla valutazione finale]
Valutazione scala 1/10

6.5
+ Tanto potenziale
+ Vengono toccate tematiche interessanti
+ Buono per chi cerca un prodotto esplorativo dai ritmi lenti
– Troppo, troppo ripetitivo e noioso
– Quantità di asset sufficienti per non più di 10 ore
– Troppe creature sembrano dei mostri di Frankenstein
– Gestione dell’inventario da rivedere
– Fasi shooting insufficienti
– Controlli della nave mediocri
– Mancanze tecniche importanti
– Informazioni false diffuse dallo sviluppatore prima del lancio

*Recensione basata su una copia acquistata dalla redazione*

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