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[Recensione] Oceanhorn: Monster of Uncharted Seas – Il confine tra ispirazione e clonazione

Data di Uscita 17/03/2015 Lingua Italiano
Piattaforme PC, iOS Versione provata PC

The Legend of Zelda: The Wind Waker e Phantom Hourglass, due titoli appartenenti a una delle serie videoludiche più belle e famose di sempre, prodotti pensati per macchine diversi, dotati di meccaniche diverse, ma entrambi accomunati da un elemento comune, quel vastissimo mare dove il nostro Link poteva lanciarsi più o meno libero da costrizioni o limitazioni di sorta, nel più genuino spirito esplorativo che da sempre contraddistingue il franchise creato da Miyamoto-sensei.
Oceanhorn è un prodotto pensato originariamente per iOS, ma approdato da pochissimo anche su PC Windows. Il gioco trae chiara ispirazione dalla notissima IP Nintendo, attingendo in particolare dal retaggio dei due prodotti menzionati poco sopra. E’ simile a Zelda? E’ come Zelda? E’ troppo? E’ troppo poco? Andiamo a scoprirlo.

Oceanhorn: Monster of Uncharted Seas

Oceanhorn è un adventure con visuale isometrica, molto simile per concept, struttura e impostazione generale a Phantom Hourglass. Nel gioco controlleremo un eroe senza nome, che si metterà sulle orme del padre in un viaggio ai confini del mare, per una trama assolutamente priva di mordente e che in fondo non è altro che un pretesto per introdurci all’avventura vera e propria.

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Il mare sarà per l’appunto uno degli elementi cardine della produzione: sulla nostra fida barchetta dovremo navigare in lungo e in largo alla ricerca delle isole dove si svolgerà il fulcro dell’azione. “Ricerca” è in effetti la parola più appropriata, in quanto Oceanhorn pecca un po’ nell’indirizzare il giocatore verso la meta successiva, dandoci spesso dei consigli ma costringendo comunque il giocatore ad esplorare in una maniera piacevolmente anacronistica. Ad alcuni potrà sembrare una forzatura, specie in considerazione degli standard odierni. Tuttavia non ci sentiamo di considerare come un difetto questo essere per certi versi dispersivo, anche se bisogna chiaramente tenerne conto quando valuteremo l’acquisto.

Restando in tema marittimo, l’esplorazione non è altrettanto libera come quanto avveniva in Wind Waker: non potremo prendere fisicamente il comando della barca, ma dovremo invece scegliere la nostra destinazione su una mappa, dove verranno segnalate le località scoperte o menzionate durante i dialoghi da parte di qualche NPC.
Sì, perché se Zelda ha il suo Kakariko Village, anche Oceanhorn conta su un villaggio con personaggi non giocanti pronti a dispensare informazioni più o meno utili alla nostra avventura. Ci basterà dunque parlare con i personaggi per venire a sapere di isole vicine o remote, dove automaticamente potremo dirigere la nostra barca.
Sfortunatamente, proprio la navigazione è senza mezzi termini l’elemento meno riuscito della produzione: noiosa, ripetitiva, dotata di un livello di interazione che rasenta lo zero, una specie di tortura messa lì giusto per farci perdere tempo, per dare un’idea di coesione nel mondo di gioco, ma in definitiva una componente stonata e davvero tediosa, del tutto inutile nell’economia del titolo stesso.

Ma tralasciamo per un po’ il crudele oceano e parliamo invece del piatto forte del gioco, ovvero i dungeon e le fasi di esplorazione.
Il nostro eroe dovrà affrontare alcuni – pochi – dungeon per riuscire nell’immancabile impresa di salvataggio del mondo (perché essere originali è troppo complicato, che ne sapete voi!?). I dungeon in questione non raggiungono la bellezza nel design, né la complessità di quanto visto nei diversi capitoli di The Legend of Zelda, ma dobbiamo ammettere che l’esplorazione è comunque piacevole, basata su una riuscita planimetria ambientale, che ci porterà a visitare un gran numero di camere e ambienti diversi, dove troveremo dai più classici avversari, a puzzle più o meno semplici, a boss e mini boss.
I puzzle risultano spesso semplicistici nella struttura, ma alcuni sono stati particolarmente gratificanti da risolvere, richiedendo un’osservazione dell’ambiente non indifferente e costringendoci a riesaminare più volte le nostre possibilità.
Naturalmente potremo utilizzare alcuni oggetti che troveremo nel corso dell’avventura, tra cui le più classiche bombe per abbattere pareti, arco e frecce per colpire oggetti distanti, stivali che ricordano quelli di Twilight Princess e altro ancora. Non c’è in effetti una grande originalità in questo senso, ma i contenuti proposti sono comunque buoni. Se apprezzate lo stile di The Legend of Zelda è praticamente certo che apprezzerete anche quanto presente in questo Oceanhorn.

Il sistema di combattimento non conta sul tatticismo dell’opera di Aonuma e Miyamoto, più che altro per colpa di un’intelligenza artificiale molto deficitaria da parte dei nostri avversari. Alcuni di questi si limiteranno a seguire dei pattern predefiniti, altri ancora ci seguiranno alla cieca cercando di colpirci un po’ come capita. Niente lizard armate di scudo e spada in pratica, niente sistemi di difesa e di attacco complessi, solo la ricerca del giusto tempismo e la mobilità indispensabile per non farsi fracassare il cranio dalla mazza chiodata di turno. Anche se non si resta esaltati va comunque bene così, in quanto esiste una discreta diversificazione nel bestiario, e grazie anche a un design delle ambientazioni che spesso limiterà i nostri movimenti per rendere le cose più interessanti.

Il comparto artistico del gioco è eccellente. Oceanhorn è stato sviluppato originariamente per sistemi iOS, quindi non bisogna aspettarsi la magnificenza grafica delle più recenti produzioni PC. Tuttavia, lo stile nel design e delle scelte assolutamente vincenti rendono il gioco molto gradevole alla vista, complice una tonalità cromatica e una varietà che rendono le ambientazioni quasi scorci di cartoni animati. La colonna sonora non ha davvero molto da invidiare allo storico Koji Kondo, merito dello straordinario lavoro di Nobuo Uematsu (Final Fantasy) e Kenji Ito (Seiken Densetsu/Secret of Mana), che hanno composto delle melodie cariche di emozioni, specie quando ci ritroveremo ad avanzare in alcuni dei dungeon.
Ottimo il lavoro svolto sugli effetti sonori, con elementi spesso trascurati che qui vengono invece trattati con tutto il rispetto del mondo: sentire il nostro personaggio camminare sulle diverse superfici diventa un piacere.
Sfortunatamente non possiamo dirci soddisfatti del lavoro sui doppiaggi, tutti in lingua inglese, ma recitati davvero male, in maniera poco convincente, quasi amatoriale. Problemi anche per quanto concerne il motore grafico, che su schede AMD ha qualche problema di gioventù (il V Sync non è al momento funzionante, ma gli sviluppatori ci hanno promesso che risolveranno al più presto). Si segnalano inoltre alcuni cali di framerate piuttosto importanti, del tutto ingiustificati se pensiamo che il gioco gira a 60fps fissi su iPad.

Conclusioni
Oceanhorn è un gioco dannatamente simile alla serie The Legend of Zelda, tanto da poter apparire come un clone spudorato del capolavoro Nintendo. Tuttavia, a nostro avviso è giusto valutare un prodotto per quello che è, perché a volte dietro un gameplay poco innovativo e delle idee “prese in prestito” può esserci qualità. Oceanhorn è piacevole da giocare, dà un bel senso di esplorazione, alcuni enigmi sono davvero ben congegnati, il reparto visivo è ottimo, la colonna sonora eccellente. Non troverete un design dei dungeon stile Water Temple, capolavori di architettura a cui Nintendo ci ha negli anni abituati, né scontri con boss come le streghe Koume e Kotake di Ocarina of Time. Tuttavia, se non disponete di una piattaforma Nintendo o se siete divoratori di The Legend of Zelda, il nostro consiglio è di acquistare Oceanhorn senza troppe remore. Saprà garantirvi almeno una decina d’ore di divertimento e di qualità.
+ Regala un gran senso di esplorazione
+ Alcuni enigmi sono davvero riusciti
+ Ottima direzione artistica
+ Eccellente colonna sonora
– Non aggiunge nulla di nuovo al genere
– Trama insignificante
– Manca ciò che separa un buon gioco da uno ottimo

Metascore ND
Oceanhorn | Steam | 14.99€

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