Anche se non avrà accontentato proprio tutti i fan di vecchia data di Lara Croft, la serie reboot di Tomb Raider è riuscita a distinguersi nello spazio affollato degli action adventure moderni. L’evoluzione del franchise ha visto un notevole rimodernamento strutturale e meccanico, con un’attenzione particolare alla spettacolarità tanto cara ad Uncharted e affini. Per un motivo o per un altro né il primo né il secondo capitolo sono però riusciti a sbancare al botteghino.
Square Enix ha quindi deciso di affidare Shadow of the Tomb Raider, tassello conclusivo della nuova trilogia, a Eidos Montreal. Valutando lo sviluppatore canadese in base al lavoro svolto su Thief e sugli ultimi Deus Ex, era lecito aspettarsi una conclusione bomba delle avventure di Lara da giovane. E invece la parentesi si chiude allo stesso modo di come era stata aperta, ovvero senza alti né bassi.
Andiamo ad approfondire nella nostra recensione.
Shadow of the Tomb Raider – Recensione
Data di uscita: 14/09/2018
Versione recensita: PS4
Disponibile su: PC, PS4, XBO
Lingua: Italiano
Prezzo di lancio: €74.99
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Nei due capitoli precedenti avevamo assistito a degli intrecci abbastanza sottotono. Erano stati sicuramente ricchi di azione ma non molto soddisfacenti sia per quanto riguarda sceneggiatura, che dialoghi, e sviluppo dei personaggi. La storia si ripete anche in Shadow of the Tomb Raider, posizionato cronologicamente un paio di mesi dopo la fine di Rise. Troviamo Lara e Jonah alle prese con Trinity, nella contesa di un artefatto maya che si dice possieda l’energia del dio Kukulkan. L’oggetto avrebbe il potere di scatenare tempeste, eruzioni e causare addirittura eclissi.
Capirete già da questo che non parliamo affatto di eventi verosimili, anzi si scade nel fantasy già a partire dalle prime ore di gioco. Per quanto ci riguarda non lo consideriamo un problema ma giusto una scelta strana visto il tono generalmente serioso della narrazione. I veri problemi li abbiamo riscontrati nella ritmica discutibile e nella banalità di quasi tutto il cast. Si passa più del 70% del tempo a scalare e nuotare in sezioni lineari e piuttosto noiose. C’è solo qualche sporadico intermezzo di combattimento (in prevalenza stealth) e scenette animate poco emozionanti.
I personaggi, dal canto loro, seguono lo stile dei capitoli precedenti risultando scialbi e monodimensionali. Neanche i protagonisti, Lara e Jonah, riescono a trasmettere qualcosa di significativo in 7-8 ore di storia. L’unico approfondimento psicologico riguarda il rapporto della Croft con i genitori ma davvero nulla che vada oltre i soliti cliché usati e riusati migliaia di volte. Per il resto, a parte l’estrema facilità e la nonchalance con cui ammassa cadaveri, nulla in lei sembra cambiato rispetto agli episodi precedenti. Peccato, si poteva fare decisamente di più in tal senso.
Shadow of the Tomb Raider – Video Recensione
In ambito meccanico, pur non essendoci sostanziali innovazioni rispetto al passato, tutto funziona a dovere. Lara risponde bene ai comandi, siano essi a terra, a mezz’aria o sott’acqua, e l’esplorazione è quasi sempre fluida. Solido il feeling delle armi da fuoco e dell’arco in combattimento, arricchito da alcune valide opzioni tattiche e furtive. C’è la possibilità di preparare vari tipi di trappole e proiettili per eliminare i bersagli in modo alternativo, oppure coprirsi di fango, nascondersi tra i rampicanti e sorprenderli alle spalle. Il dosaggio di queste sezioni risulta comunque troppo rado, e lo stesso può essere detto degli enigmi.
Proprio gli enigmi rappresentano probabilmente l’elemento meglio riuscito del titolo e non avrebbe guastato vederne qualcuno in più durante la campagna. Per fortuna Eidos ne ha piazzati un numero considerevole all’interno delle tombe, dungeon secondari davvero ben fatti che costituiscono l’attrattiva principale per i fan storici della serie. Sono in sostanza delle caverne nascoste che pullulano di pericoli e misteri, da sbrogliare con tempismo e soprattutto ingegno. Per risolvere i puzzle ambientali al loro interno ci si possono impiegare fino a 20-30 minuti, a riprova dell’attenzione riposta dallo sviluppatore nella creazione di un level design complesso e intelligente.
Solo sufficienti gli altri obiettivi di contorno, tra cui missioni piuttosto banali attivate dagli NPC, scoperta di collezionabili e caccia. Al solito la progressione prevede lo sblocco di abilità dall’albero apposito composto da tre rami. Uno si focalizza sulla potenza offensiva, uno sullo stealth e l’altro sull’interazione con la natura. Niente di particolarmente nuovo in relazione a quanto visto in precedenza. Presente anche il crafting, col quale potenziare le armi raccolte e creare costumi speciali in grado di conferire bonus passivi.
Le tombe di Shadow of the Tomb Raider vantano uno splendido level design
E a proposito di costumi, vorremmo aprire una piccola parentesi. In molti si sono lamentati del loro design orrendo e del rifiuto degli sviluppatori di mettere in risalto le grazie di Lara. Chi bazzica sul nostro sito sa cosa pensiamo del fanservice e di come ultimamente venga considerato quasi illegale mostrare le forme femminili in un videogioco. E’ un ragionamento stupido e retrogrado, una sorta di censura e di limitazione bigotta alla creatività degli artisti, oltre che un pugno nello stomaco agli stessi fan.
Perché non restituire a Lara una parte del suo vecchio sex appeal almeno in un paio di costumi? Sicuramente più sensato di coprirla dalla testa ai piedi con vesti ridicole e tute spaziali in stile Marvel. E non chiamate in causa il realismo in un mondo dove dei coltelli arrugginiti provocano misteriosamente degli tsunami e delle scatole d’acciaio consentono di teletrasportarsi. Sarebbe solo incoerente. Tra l’altro non si tratta neanche di una scelta destinata soltanto alla protagonista ma a tutte le donne viste in gioco. Il paradosso è che camminando in un villaggio si trovano uomini e bambini con indosso giusto sandali e perizoma (sì, gli si vedono distintamente le chiappe) mentre le donne sono coperte come suore. Se fosse stato all’inverso sarebbe scoppiato uno scandalo mondiale riportato in prima pagina dai quotidiani della disinformazione femminista. Poco ma sicuro.
In Shadow of the Tomb Raider Lara cambia vestiario a dispetto delle lamentele dei fan
Ovviamente, siccome siamo critici di videogiochi e non attivisti alla Kotaku, quanto vi abbiamo appena riportato non ha influito sulla nostra valutazione del gioco. E’ però interessante notare la degenerazione del dibattito politico negli Stati Uniti e i suoi effetti sulle software house. Non è un caso che lo stesso modello di Lara in Shadow of the Tomb Raider sia oggettivamente peggiore di quello del primo reboot. In alcuni fotogrammi che abbiamo catturato ha proprio un’espressione derp e sembra aver perso ogni traccia del fascino avuto in passato.
Qui la logica ci porta a pensare al cambio di studio e che qualcosa sia andato storto nella modellazione e nelle espressioni facciali. Che abbiano assunto le cosplayer autrici delle animazioni di Andromeda? Non sarebbe poi tanto assurdo considerando che in Insomniac ci lavora la tizia che sosteneva di essere stata stuprata virtualmente in GTA V. E guarda caso il design di Black Cat in Spiderman da lei progettato è orribile.
Anteprima | Prodotto | Prezzo | |
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Ma lasciamo perdere e torniamo al comparto tecnico, che al di fuori della resa dei volti convince pienamente anche su PS4 Pro. Le foreste del Centro America non saranno ispiratissime ma l’impatto visivo c’è tutto, in particolare nelle sezioni di scalata a migliaia di metri dal suolo durante le quali si apprezzano panorami molto suggestivi. Buono il dettaglio di rocce, terreno e vegetazione (non dinamica), apprezzabili l’illuminazione e il bloom, discreta la realizzazione delle superfici liquide. Un look che non sfigura persino scegliendo di dare priorità al framerate rispetto alla risoluzione. 60fps solidi con pochi cali in 1080p e 30 più o meno stabili in 2160p. Senz’altro un giusto compromesso su console.
Accettabile
Shadow of the Tomb Raider non è un titolo mediocre ma di sicuro ce lo ricorderemo come il peggiore della trilogia reboot. La narrazione insipida, i personaggi impalpabili e la mancanza di sostanziali innovazioni alla formula contribuiscono a rendere l’esperienza particolarmente piatta, complice anche una ritmica incapace di mantenere incollati davanti allo schermo. In compenso le basi meccaniche sono solide e le tombe, da sole, riescono a risollevare le sorti della produzione Eidos. Il nostro consiglio è di recuperarlo ai saldi e magari attendere l’uscita dell’immancabile Season Pass, che dovrebbe aggiungere altre tombe e sfide secondarie. Ripetiamo: non è un brutto gioco ma ci aspettavamo decisamente di più.
Pregi | Difetti |
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