Quando si parla di videogame si parla di soldi, e quando si parla di soldi si parla di multinazionali che operano su più livelli, di Presidenti più o meno sfacciati e di dichiarazioni indirizzate a modificare l’andamento borsistico della propria compagnia anche a costo di mentire. L’E3 2015 ha delineato una situazione gravissima sotto innumerevoli aspetti, e desideriamo adesso andare ad approfondire sugli argomenti più scottanti, evidenziando quelli che a nostro parere possono essere definiti come dei veri e propri “decessi” dal punto di vista videoludico. Procediamo in ordine di presentazione.
E3 2015: Kinect
La conferenza di casa Microsoft è stata tutto sommato gradevole, priva forse di annunci sconvolgenti ma forte di una lineup di sicuro impatto che accompagnerà tutti i boxari almeno fino a fine anno. Tra un Halo 5 e un Forza Motorsport però, abbiamo notato che il colosso di Redmond non ha mai neppure menzionato Kinect, periferica che pare ormai del tutto abbandonata.
Come ricorderete, il dispositivo faceva inizialmente parte del bundle della console, era il motivo dei 100 euro di differenza rispetto a PlayStation 4, e offriva a conti fatti una differenza concreta rispetto alla piattaforma di casa Sony. Dopo le infinite lamentele da parte dell’utenza, Microsoft ha giustamente deciso di “scorporare” Kinect dal cuore del sistema operativo, riducendo il prezzo della console, migliorando le prestazioni e la disponibilità di RAM, e infine riducendo il prezzo di vendita in maniera sensibile, cosa che ha portato ad un ovvio incremento nelle vendite. Il problema è che se all’inizio Kinect era un acquisto obbligato, nel momento in cui è divenuto un semplice accessorio le vendite sono crollate in maniera verticale: ha smesso di essere uno standard, dunque non ha più senso sviluppare software per una periferica verso cui il mercato non mostra interesse.
Ad oggi sembra che i Kinect 2.0 piazzati ai consumatori finali siano più o meno 3 milioni. Circa il 90% di questi deriva dall’acquisto di una console Xbox One durante il periodo di lancio. Queste persone hanno deciso di investire quei 100 euro/dollari in più credendo nella promessa di Microsoft, sperando in un tipo di interazione diversa con la console, aspettando l’annuncio di giochi che sfruttassero appieno il motion control o i comandi vocali. Tutte queste aspettative non hanno avuto riscontro, e per adesso tutto ciò che possiamo fare con la simpatica periferica di casa Microsoft è accendere la console, catturare degli screenshot e poco altro. E ciò è deludente.
Attenzione, non si sta addossando a Microsof una colpa per aver rimosso Kinect dalla confezione della console: tale decisione sarebbe anzi dovuta arrivare ben prima. A onor del vero, un minimo di analisi di mercato avrebbe fatto capire quali fossero le scelte più intelligenti da prendere, perché anche agli occhi di un ignorante è chiaro che 100 dollari di differenza sono eccessivi e possono determinare il fallimento nella percezione generale degli acquirenti. Tuttavia, in questo 180° compiuto da Microsoft, la cosa più onesta sarebbe stata comunque di continuare a sviluppare e investire su Kinect, cercando di giustificarne l’acquisto anche andandoci in perdita: è corretto nei confronti della propria visione originaria, è corretto nei confronti di quegli utenti che hanno acquistato la macchina al day one.
Ovviamente, interrogati sulla questione, i capoccia Microsoft hanno subito confermato all’E3 che “molti titoli per Kinect sono in sviluppo” e che gli utenti devono “stare tranquilli“. Dichiarazioni che sanno molto di stronzate e di damage control, quando nell’imponente keynote di apertura non è stato mostrato assolutamente nulla. Dichiarazioni che Microsoft deve fare anche a costo di mentire, per non far sentire traditi gli early adopters, che poi sono i più fedeli della casa di Redmond.
Con ogni probabilità qualcuno, da qualche parte, avrà ricevuto qualche centinaia di migliaia di dollari per sviluppare qualcosa che faccia uso di Kinect. Magari dei giochini, magari dei gimmick, magari dei party game, difficile dirlo. Quel che è certo è che in quest’ultimo E3 Microsoft ha dimostrato di non credere più in questa periferica, di non puntare su di essa per il successo di Xbox One, e di volersi invece concentrare sul software più classico. Non è una scelta sbagliata. Ma non è nemmeno una scelta corretta nei confronti dei consumatori.
E3 2015: PS Vita
Sony era già stata piuttosto chiara in merito: non ci sarebbero più stati investimenti da tripla A sulla console portatile, almeno non da parte di team di sviluppo interni. Ciò che forse non ci si aspettava era il totale abbandono dalle scene della piccola PS Vita, console che non ha mai sfondato, ma che in alcuni territori è comunque riuscita a ritagliarsi una fetta di mercato importante. Qualcuno dice che il problema sia stato il marketing, qualcuno pensa che sia dipeso dai giochi, altri credono che la competizione di 3DS sia stata impietosa. Probabilmente la verità sta – come sempre – nel mezzo, ma dispiace che una macchina relativamente recente e dal grande potenziale come PS Vita venga praticamente abbandonata al proprio destino.
Come anticipato, Sony non ha presentato alcun nuovo titolo per la piattaforma, concentrandosi invece sulla ben più fortunata PlayStation 4. Nemmeno gli studi di sviluppo esterni tuttavia hanno mostrato interesse verso la portatile giapponese, e solo Square Enix ha annunciato un titolo che – nel suo essere multipiattaforma – approderà anche su Vita.
Fondamentalmente, PlayStation Vita è diventata una console a puro appannaggio degli sviluppatori indipendenti e di alcune (poche) software house giapponesi. Perché in effetti la macchina vende ancora abbastanza bene nel Paese del Sol Levante, ed è quindi naturale che un certo numero di titoli espressamente pensati per questo mercato vengano presentati senza però mai arrivare in occidente.
3DS ha dimostrato che la gente è ancora interessata al gioco di qualità su dispositivi mobile, e che se da una parte iOS e Android crescono in maniera vertiginosa, dall’altra i giocatori più hardcore appaiono refrattari verso questi dispositivi cosiddetti smart, che non sono ancora riusciti a standardizzare un sistema di controllo fisico che vada bene per tutti i tipi di gioco. Una situazione che forse cambierà in futuro, ma i numeri di 3DS sono prova che quel futuro non è ancora arrivato.
PS Vita ha costruito una buona batteria di titoli, conta sugli straordinari Gravity Rush, Tearaway e Persona 4, ha ospitato una sfilza di splendidi titoli indipendenti come Guacamelee e Rogue Legacy, e viene ancora supportata da PlayStation Plus, con titoli gratuiti ogni mese. Ad oggi rappresenta un buon acquisto per chiunque si sia perso questi prodotti, sempre che nel frattempo non siano arrivati su altre piattaforme. E’ normale infatti che le compagnie desiderino adesso massimizzare sui guadagni, e che investimenti non andati a buon fine vengano riconvertiti su altre piattaforme. E’ il caso di Tearaway Unfolded, Batman Arkham Origins Blackgate o Assassin’s Creed III Liberation, titoli di sicuro richiamo dal punto di vista commerciale, rilasciati originariamente sulla piccola console Sony per poi approdare anche su altre macchine. Nel caso di Tearaway apprezziamo il fatto che Sony stia almeno offrendo dei contenuti addizionali, ci auguriamo che la serie venga tenuta in vita considerata l’altissima qualità.
Più di tutto dispiace che 3DS si ritrovi adesso a fare da monopolista assoluto nel mercato delle console portatili, con gli unici concorrenti i già menzionati iOS e Android, molto diversi in quanto a offerta. Ci auguriamo che Sony o chi per lei trovi il coraggio, le idee e i fondi necessari per proporre sul mercato un’altra piattaforma, perché la concorrenza ci serve. Fa bene a tutti.
E3 2015: PS4 Touchpad
Conosco personalmente almeno tre persone che hanno comprato PlayStation 4 al lancio preferendola a Xbox One perché “il controller c’ha il touch, puoi fare un mare di cose“. Personalmente ho avuto una pessima esperienza con il controller PS4: lo considero senza dubbio più comodo rispetto a Dual Shock 3, ma per qualche motivo ne ho già rotti due. Nel primo caso il grilletto destro ha smesso di fare contatto, nel secondo lo stick analogico sinistro sembrava avere troppo gioco in posizione idle. Non mi lamenterò del fatto che la plastica sul retro si scolli con troppa facilità, ma mi lamenterò del prezzo del dispositivo, per molti versi ingiustificato. E’ possibile che un pad sia difettoso, non è possibile che fra quattro pad da me provati tutti facciano un preoccupante crack una volta strette le impugnature. E giuro che non sono né un energumeno né un violento!
Ora, dover cambiare pad di tanto in tanto ci sta, ma perché mi fai pagare di più per feature assolutamente inutili? Paghiamo circa 5 euro in più per ciascun controller per un Touchpad che è lì e che non è mai stato utilizzato in maniera sensata in alcun gioco. Non sto parlando di gimmick o di idee che lasciano il tempo che trovano: è ovvio che voltare la pagina di un diario scorrendo il dito sul touchpad sia un’idea carina, ma perché dovrei farlo se ho già le care frecce direzionali e un simpaticissimo stick analogico? Il touchpad di PS4 è una componente del tutto inutile, che non è stata e non sarà sfruttata, di cui nessuno parla, né gli utenti né gli sviluppatori. Il palco dell’E3 di Sony ha ospitato una pletora di produttori, nessuno dei quali ha avuto una singola parola da dire su questa componente, potenziale elemento di diversificazione rispetto a Xbox One, ma praticamente orribile ornamento di un pad troppo costoso.
Se vogliamo possiamo menzionare anche la luce colorata posta sulla parte frontale del controller, quella che si illumina di rosso quando veniamo colpiti o quando moriamo in un gioco, quella che non vedrete mai perché si suppone che stiate guardando la vostra TV. Al momento anche quella è una componente del tutto inutile, ma Sony ha già chiarito che sarà necessaria per un utilizzo corretto di Morpheus, il visore per la realtà virtuale prodotto internamente. Dunque va anche bene, c’è un senso, anche se francamente sono passati quasi due anni dal lancio e non abbiamo ancora capito perché pagare di più per qualcosa che verrà sfruttata chissà quando. Il concept di Sony aveva motivo di esistere, ma i tempi e il supporto sono stati del tutto sbagliati. Quanti di voi usano quel touchpad? Quanti di voi guardano quella lucina durante le sessioni di gioco? Quanti di voi pressano quell’inutile pulsante Share per condividere qualcosa, invece che per semplice errore o abitudine?
E3 2015: Wii U
Fin dal proprio lancio, Wii U ha sofferto di scelte di marketing del tutto prive di senso operate da una Nintendo troppo fiduciosa del proprio retaggio. Ultimamente si fa un gran parlare di NX, la nuova console del colosso di Kyoto che verrà mostrata nel corso del prossimo anno.
Ciò che a questo E3 ci ha francamente imbarazzati, è stata però la totale mancanza di nuovi titoli dedicati appunto a Wii U. Il Digital Event di Nintendo è stato una buona occasione per mostrare qualcosa di concreto su Starfox 0, e il sempre attesissimo Xenoblade Chronicles X saprà catalizzare l’interesse degli amanti dei JRPG entro fine anno. Ma dove sono i nuovi titoli?
Se Wii U deve continuare a esistere fino alla fine del 2016 (si spera anche oltre) è senza dubbio necessario accompagnare la console con un parco titoli all’altezza. Bene, al di là dei prodotti già annunciati in passato, questo E3 non ha portato assolutamente nulla di nuovo. Sapevamo di Starfox, così come sapevamo di Mario Maker, così come sappiamo di Xenoblade e di Zelda. E’ tutto qui? Nintendo vuole davvero sopravvivere un altro anno e mezzo con solo 4 (quattro) giochi? Dove sono i ragazzi di Retro Studios? L’attenzione dei team di sviluppo è già stata monopolizzata dalla nuova console?
L’E3 è per l’industria videoludica l’evento più importante dell’anno. Che tu sia Sony, Microsoft o Nintendo, non puoi permetterti di arrivare a una fiera del genere senza alcuna novità per la tua console casalinga. Perché per quanto amiamo Mother, un porting su Virtual Console non è un nuovo gioco. E per quanto amiamo Zelda, un titolo multigiocatore per 3DS non spingerà in alcun modo le vendite di Wii U. Ciò che si farà sarà invece alimentare il dispiacere e l’amarezza di chi si ritrova adesso senza giochi da giocare. Perché è vero che la qualità viene prima della quantità, ma è altrettanto vero che siamo a metà 2015, e la prossima console non arriverà sul mercato prima di 14/18 mesi. Non è giusto, non è onesto e non è corretto abbandonare la playerbase al proprio destino. Non è in alcun modo credibile un “Il nuovo Zelda uscirà su Wii U“, nessun utente è sprovveduto fino a tal punto, ed è palese che il gioco subirà probabilmente la sorte cross gen di Twilight Princess. E’ lecito non voler investire in nuove IP, possiamo capirlo considerato che la console non ha venduto. Ciò che non tolleriamo è la totale mancanza di informazioni su quello che sarà il futuro di questa console. Dov’è Mario Kart, dove sono i suoi DLC? Si parlava di multiplayer con più Wii U GamePad, se ne parla dal lancio della console: dove sono i giochi? Dov’è quel famoso aggiornamento che avrebbe dovuto velocizzare la fluidità del sistema?
Una console può fallire, è umano in fondo, ed è giusto aspettarsi che accada prima o poi. Ma a dispetto del fallimento, ciò che non deve mancare mai è il rispetto nei confronti dei propri utenti. Nintendo sta facendo con Wii U ciò che Microsoft sta facendo con gli early adopters di Xbox One.
Nessun giocatore merita di essere lasciato indietro.