Super Mario Run è finalmente disponibile su iOS e, ad una prima occhiata, sembra promettere abbastanza bene. Ma noi non siamo qui per parlare del gioco in sé, o almeno non ancora. Vorremmo invece discutere la controversa scelta di Nintendo di proteggerlo con DRM always online.
Come ben saprete i DRM (Digital Rights Management) sono sistemi di protezione dei diritti digitali introdotti in ambito videoludico negli anni ’80 allo scopo di contrastare la pirateria informatica e vengono tutt’oggi utilizzati da numerosi publisher, soprattutto su PC, allo scopo di proteggere i propri prodotti.
La decisione dell’azienda di Kyoto di implementare tale sistema sul suo ultimo titolo sta sollevando un vero polverone sul web. Moltissimi giocatori affermano infatti di non voler spendere 10€ per un runner single player che smette di funzionare nel caso in cui per qualsiasi motivo venga a mancare una connessione a internet. Avranno ragione loro o Nintendo? Cerchiamo di analizzare entrambi i punti di vista in modo obiettivo.
Da qualche tempo vedere DRM anche su titoli mobile è diventato rituale, probabilmente a causa delle percentuali spaventose di pirateria. Alcune statistiche parlano di un 70% di app piratate sul totale annuale del Play Store, altre di ben il 90%. Su iOS il fenomeno pare possedere una portata minore e invero i dati parlano di un 40-50%. In entrambi i casi si tratta di numeri allarmanti per gli sviluppatori, i quali sono spesso costretti a rinunciare al modello economico buy to play ed abbracciare il free con acquisti in app talora incredibilmente invasivi.
Tutto ciò potrebbe in qualche maniera giustificare le politiche di DRM attuate da diverse software house tra cui Nintendo. Da notare che da parte loro non viene quasi mai utilizzato il termine pirateria ma ci si limita a parlare di sicurezza, stabilità e simili parole vuote atte a nascondere l’intento chiaramente purgatorio delle protezioni digitali. Esse, però, puniscono in modo indiscriminato sia pirati che regolari acquirenti.
Andando nello specifico a Super Mario Run, il problema appare lampante. E’ un titolo studiato per la fruizione fuori casa, per essere giocato in situazioni anche precarie con l’ausilio di una sola mano come i migliori ero-game che si rispettino. Proprio per questo il DRM nuoce gravemente alla sua salute. Pensateci: spesso in metro, in treno e in aereo la connessione dati singhiozza o è del tutto assente. Cosa si fa, in genere, in quei momenti? Si tira fuori lo smartphone e si giochicchia. Ebbene, con Super Mario Run non sarà possibile, a dispetto della natura chiaramente single player del prodotto.
Era proprio necessario forzare i giocatori ad avere una connessione sempre attiva? Secondo noi no. In fin dei conti tale scelta non comporta alcun vantaggio per il consumatore medio, anzi solo inutili fastidi.
Consideriamo le saltuarie mancanze di segnale 3G/4G/Wi-Fi, gli eventuali disservizi relativi ai server e soprattutto la durata del supporto di Nintendo, al termine del quale chi ha pagato lo prenderà dritto dove non batte il sole.
La presenza stabile dei DRM nel mondo del gaming casalingo viene considerata cancerogena dagli utenti, è risaputo. Se poi dovessero divenire uno standard persino in quello mobile non rimarrà che dotarsi di mini-router portatile e tanta, troppa, pazienza.
Al di là di Super Mario Run, adottare il sistema always online per qualsiasi titolo non free to play distribuito esclusivamente su App e Play Store è una mossa tanto ovvia quanto stupida. La pirateria non si sconfigge aumentando le restrizioni, d’altronde basta vedere che fine abbia fatto il Denuvo, fino a qualche mese fa apparentemente invincibile e adesso vicino alla caduta in disuso poiché bucato da ogni direzione. Considerando la natura della piattaforma e il tipo di target, pensiamo che i DRM possano addirittura gettare legna sul fuoco. Anziché risolvere il problema si finirebbe paradossalmente per alimentarne la portata.
In quanto all’ultimo lavoro di Miyamoto, basterebbe attuare un paio di accortezze. Rimuovere il DRM almeno dalla modalità Giro dei Mondi e magari diminuire il prezzo sarebbe di fatto piuttosto saggio.
Se poi si continuerà per la solita strada costellata di cocciutaggine e limitazioni, il bagno di sangue (figurato) sarà inevitabile. Come disse un vecchio saggio: Nintendo will Nintendo.