Oggi vi racconto una bella storia, prendendo spunto da quanto appena accaduto ai colleghi di una nota testata americana. Parliamo del mondo dei videogames. Il magico, allegro, festoso mondo dei videogames. Tutti pronti? Cominciamo!
E’ un caldo pomeriggio di settembre, giro allegramente per NeoGAF e scopro l’ennesimo caso di mafia legato al nostro hobby preferito. Non voglio parlare del caso in sé, ma sintetizzo in due parole per chi non fosse al corrente. I ragazzi di The Sixth Axis hanno recensito NBA 2K18, bocciandolo con un sonoro 3/10. Il redattore ha argomentato in modo approfondito il proprio pensiero, spiegando che intendeva più che altro scagliarsi contro il sistema di micro-transazioni, in questo caso particolarmente invasivo.
2K, publisher del gioco, ha contattato la testata, chiedendogli di rivedere la propria posizione e il voto finale. In risposta quel 3/10 è stato temporaneamente rimosso, la faccenda è diventata di pubblico dominio. Il polverone sollevatosi ha permesso al voto di venire ripristinato.
The Sixth Axis ha dichiarato alla fine che 2K non ha esercitato alcun tipo di pressione, e che i dialoghi hanno sempre avuto un tono molto rilassato.
Ovviamente sono stronzate.
Il mondo dei videogames: La Cupola
Nel momento in cui un publisher ti contatta per dirti che la tua recensione non va bene, la risposta che darai potrà avere diverse conseguenze. Fondamentalmente se non cali educatamente la testa al PR di turno, è probabile che i rapporti si deterioreranno o interromperanno del tutto.
Un caporedattore deve allora decidere: vale di più il mio voto o la possibilità di ricevere videogames gratis prima del lancio?
Inutile dire che nella maggior parte dei casi si preferisce ricevere roba gratis.
Ho lavorato per alcuni anni in Spaziogames, conosco gente di Everyeye, di IGN Italia, di Eurogamer Italia, di Kotaku e via dicendo.
Nella mia personale esperienza e da quanto appreso dai colleghi, tutti i publisher sono il male dell’industria dei videogames, posizione che condivido pienamente. Certo, esistono le eccezioni, ma il funzionamento di fondo è molto semplice.
I PR ricevono delle direttive su come comportarsi con i vari siti. Il grado di cooperazione dipenderà poi dalla rilevanza del sito, dall’atteggiamento nei confronti dei prodotti del publisher stesso e altro ancora.
NRSGamers e Ubisoft
Questi i fatti.
Marzo 2016, esce The Division. Non abbiamo alcun rapporto con Ubisoft, non si sono mai degnati di rispondere alle nostre email. Non parlo ovviamente solo di richieste di prodotti da recensire, ma anche di semplici inclusioni nelle loro mailing list per diffusione di news. E’ ovvio che non ci manderanno il gioco, quindi lo compro per review. Lo aspettavo da parecchio, mi intrigava molto, cercavo un multiplayer cooperativo da affiancare a Destiny.
Dovendo fare per prima cosa la recensione decido di concentrarmi sulla storia principale insieme ad un amico che ha preso il gioco con me. Sessioni intense esattamente come per Destiny, più di dieci ore al giorno (sì, faccio schifo, ma non è questo il punto), sappiamo che il bello in questi titoli arriva con l’endgame.
Alla fine il risultato è molto deludente, esattamente come per la versione base di Destiny. Va beh, io e il mio amico decidiamo di metterlo da parte, magari migliorerà con i DLC proprio come il titolo di Bungie.
Faccio la mia recensione approfondita, metto un 7,1/10 perché tutto sommato l’endgame ha un buon potenziale, lo sviluppo del personaggio è gratificante, il gunplay molto buono. Pubblico e, come di consueto, mando mail al publisher con il link all’articolo. Lo faccio perché so che i PR raccolgono i link delle recensioni dei loro giochi, gli faccio una cortesia e gli dimostro il nostro interesse verso le produzioni Ubisoft.
The Division, spettacolare esempio di marketing ingannevole
Sorpresa sorpresa, riceviamo la nostra prima email da Ubisoft! E’ addirittura il PR Manager, Alberto Ziello, che scrive quanto segue:
“Posso chiedervi come siete riusciti a recensire il gioco in così poco tempo? Avete provato il gioco per il numero di ore necessario a partorire una recensione esaustiva? Siete arrivati a livello 30? Avete provato l’endgame? Noi siamo sempre disponibili a tendere una mano a tutte le realtà, piccole o grandi che siano, ma solo a fronte di una professionalità e fiducia reciproca. Sia leggendo l’articolo, sia con le tempistiche quantomeno sospette, questi due elementi vengono a mancare e di conseguenza credo sia impossibile proseguire una qualsivoglia collaborazione futura.
Cordiali saluti,
Alberto Ziello”
In pratica a Ubisoft non stava bene che avessimo fatto una recensione quattro giorni dopo il lancio. Siamo stati i primi a fare una recensione del gioco? Assolutamente no. Siamo stati però i primi in Italia? No, neanche. Ma gli altri redattori avevano ricevuto le copie in anticipo? Assolutamente no.
Sanno scegliere delle immagini splendide, non c’è che dire
Ora, potrei difendere la mia recensione indicando che siamo stati fra i primi a stroncare il gioco, sottolineando difetti che di lì a pochi giorni sarebbero stati segnalati dalle più importanti testate a livello internazionale. Potrei non difenderla affatto, dicendo che sono un pinco pallino qualsiasi di un sito qualsiasi, e che la mia opinione non vale nulla.
Potrei dire che ho una certa cultura del mondo dei videogames, oppure potrei dire che la mia cultura non vale nulla, dato che alla fine è il gusto di ognuno a decidere cosa vende e cosa no.
Prescindendo da cosa io possa pensare delle parole di questo signore, un elemento deve essere assolutamente chiaro: Ubisoft non voleva che facessimo una recensione quattro giorni dopo il lancio. O meglio, Ubisoft non voleva che facessimo una recensione “negativa” tre giorni dopo il lancio. Nessuno dei siti che ha messo 8,5 o 9 o 10 prima della nostra recensione ha ricevuto email del genere.
Ma restringiamo ulteriormente il campo: “Ubisoft non voleva che noi”.
Ubisoft non voleva che noi? Ma Ubisoft esattamente chi è per dire cosa io possa o non possa fare con un gioco comprato sborsando 70 euro di tasca mia? Questi signori non si sono mai degnati di rispondere alle nostre email e adesso parlano di una collaborazione che non può esserci? Quale collaborazione c’era? Il mio invio di link ai nostri articoli? Cosa sta cambiando esattamente nel nostro rapporto?
Dai, che poi ti passa
La cosa migliore, quando si ha a che fare con i publisher è che non hanno alcun potere. Tutto quello che possono fare è sbraitarti “allora io i videogames gratis non te li mando! Gnegne!“. Fatto questo hanno finito.
I publisher: non confondiamo i neuroni con i milioni
Quello che spesso e volentieri i publisher non capiscono è che è loro interesse tenere buono chi ha un minimo di voce in capitolo. Non che questo sia il nostro caso, per carità, siamo solo un blog di un Paese che vale meno di zero. Ma questo genere di stronzate avviene con tutti.
Possiamo rimanere in Italia e menzionare uno dei redattori più noti del settore (sì, comincia per P), felicemente nella blacklist di Sony, da anni. Ma possiamo spostarci anche a chi conta davvero, ai vari Angry Joe e le sue diatribe con Nintendo, a Jim Sterling e le legnate con Bethesda, a The Sixth Axis e la nuovissima storiella con 2K.
Questo genere di cagate sono ovunque, in tutte le nazioni, da parte di tutti i publisher.
Attenzione, c’è anche chi lavora meravigliosamente. In Italia abbiamo Sara Sacchi di Koch Media e Massimo Nicora di Warner/Bethesda che sono due persone deliziose. L’intero staff di Devolver Digital è uno spettacolo, cazzari che ti trattano come se fossi un amico che non sentono da tanto tempo.
Sono persone, ed è normale che ci sia varietà. Lo stesso Ziello potrebbe essere il pupazzo di carne migliore del mondo, magari con altri, magari in circostanze diverse. E’ come quando guidi, il tizio davanti a te gira senza mettere la freccia e ai tuoi occhi diventa una testa di cazzo che deve morire di tumore ai testicoli mentre la moglie lo cornifica con un opossum imbalsamato.
Saltiamo a conclusioni, reagiamo in modo brusco, non è la cosa più saggia del mondo.
Jim Sterling, una delle figure più odiate dai publisher di videogames
Il punto è cercare il più possibile di far funzionare la testa, specie in ambiente lavorativo. Diventa solo una questione di buonsenso, nulla di più.
Inimicarsi un colosso come Kotaku è quanto di più autodistruttivo si possa fare. Far incazzare un già incazzato Angry Joe significa rinunciare a una pubblicità gratuita che raggiunge milioni di persone.
Per non parlare del fatto che quando storie del genere vengono fuori la figura di merda è colossale. Pensate che 2K sia contenta in questi giorni? Pensate che gli investitori apprezzino?
A Ubisoft farà piacere che si venga a sapere delle loro vaccate?
Su network come 9gag o Facebook girano meme parecchio divertenti sui videogames. In uno di questi si chiede “Perché Electronic Arts viene considerata la peggior società americana?” La brillante risposta è “Perché Ubisoft sta in Francia“.
Questi colossi vengono considerati alla stregua di due pagnotte di merda. Sono aziende che macinano miliardi di dollari ogni anno, contano su IP straordinarie. Gli utenti le detestano, eppure continuano a comprare i loro prodotti. Anche quando non lo meritano. Di tanto in tanto il passaparola, i video su YouTube e le recensioni riescono ad avere la meglio, come nel caso di Mass Effect Andromeda.
Ma avviene davvero di rado, e fin quando i giocatori non decideranno con lucidità di boicottare le politiche commerciali più malsane dell’industria dei videogames le cose non cambieranno.
Mass Effect Andromeda è stata una piccola vittoria per i consumatori
Electronic Arts ci ha abituato al rilascio di giochi rotti, a server disastrosi, a IP storiche stuprate selvaggiamente da branchi di dirigenti armati di strap on d’acciaio inox 18/10 con fondo rinforzato.
Ubisoft ha cercato di convincerci che non abbiamo bisogno di server dedicati per giocare in multiplayer, insiste su presentazioni da urlo e downgrade grafici che offendono l’intelligenza del consumatore.
La colpa è nostra, e in pochissimi fanno davvero qualcosa
Il punto è che aziende gigantesche puntano a un pubblico gigantesco. E’ un pubblico che è giusto definire “massa”, un pubblico fatto di ignoranti, di gente che compra FIFA perché “c’hanno le maglie nuove“, che ha bisogno di una sfilza di Assassin’s Creed rotti per capire che forse qualcosa non va. Gente che non si informa, o che lo fa attraverso la voce di persone (redattori inclusi) che non hanno idea di cosa stiano parlando.
E’ un pubblico “comodo”, qualche pubblicità ben piazzata saprà ampiamente tamponare le recensioni negative. Negative poi, parliamo sempre di valutazioni che di rado scendono sotto il 7.
E del resto il 7 è una tragedia per aziende del genere, il nostro 7.1 a The Division è stato vergognoso a quanto pare, il 7 di Jim Sterling a Rage quasi da querela, il 6 di Angry Joe a Destiny 2 fa infuriare chi ama un marchio prescindendo dalla sua qualità, ritenendo necessario difendere il proprio investimento con una mente intorpidita dal marketing e dalla dilagante sindrome della Pecora.
Angry Joe, uno dei pochi che pensa con la propria testa nel mondo dei videogame
Attiviamo il cervello, facciamo esperienze nei campi che ci interessano, nella vita come nei videogame. Ascoltiamo il parere degli altri, ma limitiamoci appunto all’ascolto. L’opinione altrui può avere valore o meno, dipende solo da quanto decidiamo di attribuirgliene.
Ma ragioniamo, osserviamo, pensiamo con la nostra testa. Distacchiamoci da verità assodate solo perché appartengono alla massa, perché la massa non ha sempre ragione.
La massa è quella che preordina, quella che si lancia sui DLC che completano giochi lanciati tronchi, quella che vuole i videogame a scatola chiusa, quella che si esalta per il trailer di Nintendo su Metroid Prime 4 (hanno mostrato un logo ragazzi, un cazzo di logo e Nintendo mi manda le email per chiedermi cosa penso del gioco? Ma che cazzo dovrei pensare di un logo?).
Smettiamo di pensare di non poter fare la differenza, perché non è così. Se non volete perdervi un gioco prodotto da un’azienda malsana allora compratelo di seconda mano, fatevelo prestare da un amico, o dio santo scaricatelo da pcgamesdownload.
Non date soldi a questi signori, fate la vostra parte e risparmiate i vostri 70 euro.
Come disse qualcuno “Non è una questione di denaro, ma piuttosto di mandare un messaggio”.
Un grasso vaffanculo a chi pensa di poter giocare con la nostra intelligenza. Passo e chiudo.