[Anteprima] Alone in the Dark: Illumination

Sulla ridente cittadina di Lorwich, in Virginia, si è improvvisamente abbattuta una truce oscurità.
Misteriose creature arrivate dal mondo degli incubi si apprestano a creare scompiglio e mietere vittime senza un apparente motivo.
Quattro cacciatori, però, decidono di porre fine a questo caos e, grazie alla potenza di fuoco ma soprattutto alla forza dell’illuminazione, si riuniscono per distruggere le forze del male.

Alone in the Dark: Illumination

Queste le premesse di Alone in the Dark: Illumination, ultima iterazione del famoso franchise Infogrames adesso in mano ad Atari, che abbiamo potuto provare in anteprima grazie alla sessione di closed beta proposta dagli sviluppatori (Pure FPS) su Steam.

La genesi di questo titolo è stata davvero travagliata: l’uscita era inizialmente prevista per il novembre dello scorso anno, salvo poi essere rimandata al periodo natalizio, ancora ai primi mesi del 2015 e infine ad Aprile di quest’anno.
Le ragioni di tali rinvii non ci sono ancora del tutto chiare ma dalla beta risulta alquanto evidente, purtroppo, che i ritardi non siano serviti all’affinamento tecnico e qualitativo del gioco.

Il menu principale ci offre soltanto la possibilità di avviare una campagna in single player e accedere alle configurazioni grafiche, scarne a nostro avviso ma si tratta pur sempre di una versione parziale, sebbene nella release finale sarà presente una modalità multiplayer co-op online a quattro giocatori.
Se da un lato il multigiocatore ha senso, dal momento che si avranno a disposizione quattro classi (cacciatore, prete, strega, ingegnere) dotate di equipaggiamenti diversificati e abilità uniche, dall’altro ci porta ad analizzare il punto dolente dell’intero progetto: la deriva action.
Da fan della saga di AITD eravamo già rimasti interdetti all’uscita del reboot datato 2008 che poco aveva da spartire con i capitoli precedenti ma che, ad ogni modo, presentava parecchie idee interessanti e manteneva ancora alcuni legami stilistici e meccanici con gli antenati.

I primi tre capitoli della serie, giocabili allora su DOS, avevano spianato la strada ai vari Resident Evil, Silent Hill, Project Zero ed altri titoli notabili creando effettivamente il genere survival horror, oggi tanto confuso e bistrattato, per la gioia di moltissimi hardcore gamer dell’epoca che poi videro arrivare su PS1 il geniale e terrificante Alone in the Dark: The New Nightmare.
Ebbene sì, siamo di fronte all’ennesimo ex-survival tramutatosi in action game senza arte né parte, la cui unica peculiarità risiede nell’invulnerabilità apparente dei nemici.
Si tratta, nello specifico, di uno sparatutto in terza persona, dotato tra l’altro di una scomodissima visuale in semi-soggettiva, focalizzato sul conseguimento di obiettivi abbastanza banali segnalati a schermo e contorniato dal continuo assalto di creature mostruose dotate di respawn infiniti che potremo uccidere solo sotto fonti di illuminazione.

Tralasciando un aspetto grafico a dir poco deludente, specie se consideriamo che il motore è Unreal Engine 4, e un’intelligenza artificiale afflitta da innumerevoli problemi, possiamo apprezzare un level design semplicistico ma efficace e un’atmosfera parecchio cupa che aiuta l’immersione del giocatore.
Eppure sembra che l’impegno dei developer si sia fermato alle scenografie, data l’estrema banalità delle meccaniche sin qui mostrate. I puzzle, elemento portante della saga, sono totalmente assenti e ci auguriamo che vengano implementati o che non siano stati volutamente mostrati in questa versione beta, poiché rabbrividiamo al solo pensiero che il nocciolo del gameplay risieda nel mediocre shooting e nella corsa da un punto all’altro della mappa per recuperare batterie, fusibili e altri oggetti utili al proseguimento dell’avventura.
Abbiamo definito mediocri le fasi shooting soprattutto per l’assenza di una chiara hitbox dei nemici ma anche di qualsiasi tipo di animazione o effetto sonoro che segnali l’arrivo di colpi al nostro personaggio, un feedback pessimo delle bocche da fuoco dato da rumori e rinculi fuori da ogni logica e un’eccessiva legnosità e lentezza nella ricarica delle stesse.
Vista la frequenza con cui medkit e munizioni sono disseminati nelle mappe non ci sentiamo certo di pretendere che il titolo lasci aperti degli spiragli verso il genere survival, eppure dovrebbe in qualche modo definire il suo carattere action che non è per nulla convincente.
A questo proposito lo sprint infinito avrebbe aiutato di gran lunga a spingere verso un’azione più fluida e, se vogliamo, meno frustrante.
Capita spesso di rimanere intrappolati dentro una stanza dalle dimensioni ridotte e non poter più uscire a causa dello spawn infinito di nemici i quali, tra l’altro, non possono neanche essere arginati o distratti con espedienti ambientali e diversivi di vario genere.

L’impressione è che gli sviluppatori abbiano voluto creare una sorta di mix tra action e survival, un ibrido che però, almeno al momento, non eccelle né nell’uno né nell’altro genere.

Allo stato attuale il gioco è una comunissima modalità orda ad obiettivi di un TPS generico che non apporta nessuna novità degna di nota al mondo degli sparatutto e quanto mai a quello dei survival, proponendosi come alternativa low budget ad un Left for Dead o ad un Killing Floor che per adesso risultano decisamente inarrivabili.
Inutile, infine, riportare i numerosi crash e gli infiniti caricamenti di questa versione beta di Alone in the Dark: Illumination, più vicina ad una pre-alpha secondo noi e il pubblico.

Ci dispiace proporvi un’anteprima dai toni così negativi ma i ragazzi di Pure FPS dovevano tenere a mente che il franchise di cui si stanno occupando avrebbe dovuto esser trattato con molto più rispetto e oculatezza nonché attenzione verso la fanbase, già col dente avvelenato per via dei gravi problemi riscontrati in Nether.
In questi giorni, infatti, sulla pagina comunità di Illumination tira proprio una brutta aria e più di un utente ha chiesto il rimborso totale dei 30€, forse ingenuamente, spesi.
Ci auguriamo di venir smentiti ad Aprile ma il nostro consiglio rimane lo stesso di sempre: non acquistate i titoli in Early Access prima di esservi documentati a dovere sul gioco e su chi lo sviluppa.

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