Fallout 76

Bethesda contro l’usato: venditore Amazon minacciato di causa legale

Non passa giorno in cui non sentiamo delle assurdità provenienti dal bizzarro mondo dei videogiochi. Oggi parliamo di Bethesda, che dopo aver annunciato di voler utilizzare l’orrido launcher proprietario al posto di Steam per Fallout 76, prosegue sparandosi sui piedi a oltranza. Nella fattispecie sembra che il publisher americano abbia bloccato la vendita di una copia usata di The Evil Within 2 minacciando il venditore di ripercussioni legali. E no, non avete capito male.

A quanto pare il venditore, un certo Ryan Hupp, avrebbe ricevuto una lettera dall’avvocato di Bethesda, tale Vorys (direttamente da Game of Thrones). Si chiedeva la rimozione immediata del gioco e di tutti i prodotti Bethesda dallo store su Amazon. In caso di rifiuto il publisher minacciava di passare alla causa legale. Il problema sarebbe stato costituito dalla dicitura “nuovo” nella descrizione del prodotto, insieme alla mancanza di garanzia.  Secondo Bethesda tutto questo avrebbe reso illecito il comportamento del venditore.

Peccato che il gioco fosse sigillato, quindi tecnicamente nuovo, e che negli USA esista una legge chiamata “dottrina della prima vendita”. Questa permette a chiunque di vendere un prodotto usato a patto che questo sia conforme alla descrizione. Secondo Vorys però la mancanza di garanzia renderebbe materialmente diversa quella copia di The Evil Within 2 rispetto al nuovo. Andando contro i principi stessi della legge americana, Bethesda vorrebbe quindi impedire la rivendita dei propri titoli.

the evil within 2

Una copia nuova di The Evil Within 2 in vendita su Amazon, ma Bethesda non è d’accordo

A poco servono le paraculate di Pete Hines, direttore delle pubbliche relazioni dell’azienda. In una dichiarazione rilasciata al QuakeCon, Hines ha precisato che non è nelle intenzioni di Bethesda prendere di mira i giochi usati. Secondo le sue parole il problema sarebbe stato soltanto la descrizione ingannevole riguardo alle condizioni del prodotto. A suo parere il venditore avrebbe dovuto specificare che si trattasse di usato, anche se sigillato. C’è infatti sempre il rischio che abbia potuto aprirlo, usarlo e richiuderlo ingannando a tutti gli effetti l’acquirente.

Ma davvero, Bethesda? Come siamo premurosi. Non basta l’ottima garanzia di Amazon né il sigillo di vendita sulla confezione! Abbiamo pure bisogno che il publisher vada a minacciare negozio per negozio (da notare la dedizione, hanno addirittura un reparto dedicato a questo) perché non siamo ancora sufficientemente sicuri! A noi sembra più che altro il classico tentativo di bullismo psicologico verso piccole realtà da parte di un’azienda arcinota per avere la causa facile. Pensate che in meno di 20 anni ne hanno intentate una dozzina, in ultimo quella contro Warner Bros. per Westworld Mobile.

E anche quando non le porta a termine, le usa come spauracchio nei confronti di chi non può permettersi di ribattere. Un po’ come quando minacciarono il team indipendente No Matter Studios di cambiare il nome del loro gioco Prey for the Gods perché secondo loro violava il copyright di Prey, con gli sviluppatori costretti ad aggiungere una A prima della E per evitare rogne pur non avendo fatto niente di male. Allo stesso modo il venditore su Amazon, costretto suo malgrado a rimuovere The Evil Within dal negozio.

the evil within 2

Bethesda è fin troppo incline alle denunce per motivi allucinanti, dovrebbero darsi una calmata

È un modus operandi a dir poco vigliacco, che sa di mafia nonostante rientri nei limiti della legalità. In fin dei conti stiamo parlando di un publisher che blacklista chi valuta i suoi giochi con meno di 7, manda i codici review dopo il day one per piazzare quanti più preordini possibile e cerca di speculare sulle mod con sistemi disgustosi. Capirete adesso l’ironia sulle parole apparentemente pro-consumatore di Hines.

Non lo ammetteranno mai in maniera esplicita ma loro l’usato lo detestano e vorrebbero vederlo sparire. Per fortuna la causa sulla questione The Evil Within 2 non ha visto la luce, altrimenti i milioni di Zenimax avrebbero potuto portare i giudici ad emettere un verdetto pericolosissimo. Proibire ai giocatori di acquistare e vendere titoli di seconda mano. Ci pensate? Microsoft voleva provarci con Xbox One, poi è stata sommersa di insulti e ha rinunciato. Ora speriamo che anche Bethesda si renda conto di quanto una mossa simile la renderebbe più odiata di Electronic Arts. E ce ne vuole.

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