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I giochi più deludenti del 2016

Un altro anno videoludico si appresta a finire, tra gioie e dolori. Visto che in genere le brutte notizie vengono date prima, concentriamoci proprio sulle note dolenti di questo intenso 2016.
A seguire, dunque, la raccolta dei titoli usciti negli ultimi 12 mesi che ci hanno delusi di più, nella quale troverete sostanzialmente dei prodotti non pessimi (per fortuna) ma che avevano un grandissimo potenziale e l’hanno sprecato, oppure sono rimasti vittima del solito hype colossale generato dal marketing. Ma bando alle ciance ed iniziamo con la flop 2016 secondo la redazione di NRSGamers.

The Division

Bisogna ammetterlo: The Division non era partito con il piede giusto. Il gioco base ricordava troppo Destiny Vanilla, sia in quanto a ripetitività che ad assenza di contenuti endgame e il tutto sembrava studiato per offrire soddisfazioni sulla lunga distanza solo ai possessori di season pass, scelta azzardata per un titolo venduto a prezzo pieno. Ubisoft è riuscita in qualche modo a risollevare la situazione posticipando i DLC e rilasciando costanti aggiornamenti, ma in ritardo. La player base era già salpata verso altri porti senza la benché minima intenzione di tornare indietro. Il peccato di avarizia è stato quindi pagato caro dallo studio canadese, nonostante non si possa parlare di fallimento totale. Speriamo che questo semi-flop possa venire incanalato nell’attuazione di filosofie molto più gamer friendly in futuro.
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Mighty No.9

Inafune non è più quello di una volta e ce ne siamo accorti piuttosto bruscamente. (Il not so) Mighty No.9 aveva delle buone idee, un degno budget, una premessa interessante e prometteva di restituire al mondo il feeling dei vecchi Mega Man. Invece cosa ci siamo trovati fra le mani? L’ombra sbiadita di un passato glorioso, uno dei giochi più deludenti dell’anno. In poche parole un lavoro approssimativo flagellato da pesanti problemi tecnici e il cui design registra notevoli falle. L’era dei grandi sviluppatori giapponesi sembra essere arrivata al tramonto, purtroppo. Non ci resta che pregare le divinità di ogni pantheon per la buona riuscita di Bloodstained Ritual of the Night.
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No Man’s Sky

Crediamo sia inutile illustrare le motivazioni di questa entry. Se volete una spiegazione dettagliata potrete trovarla nella nostra recensione e nello speciale seguente. Se invece preferite, come noi, le sintesi, ecco quanto: pubblicità ingannevole. Sì, Murray e Hello Games l’hanno fatta davvero grossa. In pratica hanno trollato l’intero mondo videoludico con la campagna di marketing più reticente e bugiarda della storia del medium. Vi aspettavate il fratello di Star Citizen? E invece vi siete beccati un survival dozzinale e noiosissimo afflitto peraltro da un’incredibile quantità di bug e singhiozzi tecnici. Tanto hype per niente.
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Star Ocean Integrity and Faithlessness

Quando un prodotto venduto a 60€ conquista una risicata sufficienza c’è sempre qualche domanda da porsi. In primo luogo rispetto al marketing aggressivo facente leva sul grande nome del brand di Star Ocean e sull’aspetto sbrilluccicante del titolo in questione, con i suoi inattesi 60 fps. Secondariamente sull’effettiva qualità del gioco, a dir poco carente, così come i valori di produzione dello stesso. Il potenziale era grande ma è stato sprecato miseramente con una trama banale e un gameplay tedioso come pochi altri. Se questo è il futuro di Star Ocean, allora sarebbe meglio fare dieci passi indietro.
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Homefront The Revolution

Qui le parole mancano e probabilmente sarebbe meglio citare il giudizio dato in sede di review.
“Potreste usare Homefront the Revolution come regalo da fare a qualcuno che odiate, potreste usare il disco a mo’ di shuriken per uccidere i vostri nemici in real life, mentre la custodia può trasformarsi in un pratico porta-noccioline. Per il resto c’è Far Cry, c’è Wolfenstein, c’è la Briscola. Non sprecate qui i vostri 60 euro.” Non c’è male come flop, vero?
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Battleborn

Per molti Battleborn è stato semplicemente un clone malriuscito di Overwatch. Il giudizio non corrisponde certo a verità, tuttavia basta guardare all’utenza attiva sui server e i dubbi sorgono spontanei. Gearbox e 2K hanno sbagliato lo sbagliabile con questo titolo, dalla data di rilascio al modello economico. Bisognava innanzitutto prestare attenzione alla concorrenza e proporre un’offerta allettante, magari F2P, senza riempire il gioco di DLC e microtransazioni. Poi servivano idee fresche, innovative, roba in grado di smuovere il settore già stagnante degli hero shooter. Alcuni contenuti fondamentali come mappe e modalità andavano aggiunti prima dell’uscita, in modo da tenere buona la player base.
A quanto pare a 2K non è bastata la debacle di Evolve e voleva fare il bis. I giocatori, senza farselo ripetere due volte, li hanno accontentati.
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Mafia III

Qualcuno ha detto bug? Sì, ma anche ripetitività, intelligenza artificiale mediocre, comparto tecnico altalenante. Mafia III presenta un setting e una trama gradevoli eppure il resto non regge il confronto con GTA, evidentemente superiore sotto ogni punto di vista. L’unico motivo per cui potremmo consigliarne l’acquisto è per provare l’ebbrezza dei bug in prima persona. Sul serio, alcuni sono esilaranti. Se non ci credete fatevi un giro su Youtube e giudicate voi stessi: ci ringrazierete.
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Star Fox Zero

Ci duole annoverare un titolo di questo calibro nella lista dei flop. Probabilmente se Miyamoto non si fosse intestardito con l’implementazione ad ogni costo dei comandi del Gamepad Wii U la situazione sarebbe stata diversa, ma tristemente non è l’unico difetto a penalizzare la produzione Nintendo. Tra gli altri citiamo la curva di difficoltà ripidissima, i contenuti riciclati, i nuovi mezzi poco incisivi e nondimeno un comparto tecnico che definire arretrato è riduttivo. Nostalgia del passato? Sì e no. In ultima analisi si può affermare che a Star Fox Zero manchi un elemento fondamentale per allinearsi ai predecessori: un gameplay che sappia davvero divertire.
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Street Fighter V

Capcom è riuscita a sviluppare un titolo eccellente dal punto di vista meccanico ma ridicolo da quello contenutistico. Serviva un nuovo SF da mostrare al Capcom Pro Tour: detto fatto, in tempi record arriva il quinto capitolo. Questo è stato possibile grazie a uno sviluppo affrettatissimo. Al lancio, infatti, il gioco poteva contare solo sulla modalità vs online, il resto era assente. La storia ha visto la luce tramite patch solo qualche mese dopo ma né le sfide (o il tutorial) né la modalità ladder arcade sembrano tutt’ora pronte per il rilascio. Qualunque fosse la motivazione di Capcom per aver venduto un titolo incompleto a prezzo pieno, le vendite non le hanno dato ragione. E neanche noi.
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Metroid Prime Federation Force

Il classico esempio di sequel non necessario. Un gioco osteggiato fin dall’inizio dai fan che volevano semplicemente un titolo assennato e si sono trovati davanti un generico shooter sci-fi dotato di poche buone idee implementate malissimo, talmente tanto da risucchiarne ogni goccia di divertimento.
Un prodotto di tale bassezza qualitativa non può che venire considerato all’unanimità un corpo estraneo all’interno della serie e da molti addirittura un’offesa al buon nome di Metroid Prime.

E con questo è tutto. Il 2016 ci ha lasciato una nutrita schiera di pasticci videoludici tra cui numerosi assenti dalla nostra lista. Le menzioni d’onore vanno a Miitomo, Space Hulk Deathwing, ReCore, TMNT Mutants in Manhattan, Umbrella Corps, Shadwen e tutti quei porting PC realizzati strisciando il naso sulla tastiera. Se avete voglia di unirvi alla carneficina potete lasciare un commento con le vostre personalissime entry. Intanto vi auguriamo di trascorrere un felice periodo festivo, naturalmente controller o mouse alla mano.

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