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La convergenza tra cinema e videogame secondo Kojima

Hideo Kojima ha da poco parlato del suo nuovo Death Stranding, il progetto che coinvolgerà tra gli altri anche Mads Mikkelsen e Norman Reedus. Il noto game designer ha parlato della sua visione riguardo il futuro dei videogame, concedendoci qualche spunto di riflessione.
A suo dire oggi come oggi assistiamo sempre più spesso a una sorta di convergenza tra il mercato del gaming e quello del cinema. Proporre un gioco che sia solo un gioco non è una mossa sempre sensata, in quanto i consumatori tendono a cercare una fusione tra media differenti. Questo è il motivo per cui Death Stranding sembra avere fin da ora un’impostazione pesantemente cinematografica, che tra l’altro ha già affascinato milioni di persone sparse per il globo.

Se ci pensiamo bene proprio Metal Gear Solid si pose in maniera differente rispetto a gran parte dei giochi rilasciati nello stesso periodo. Da giovane Hideo Kojima sognava di divenire un regista, ma si è ritrovato a una certa età “ingabbiato” nel mondo dei videogame. E’ chiaro tuttavia che il suo amore per il cinema sia rimasto vivido, lo notiamo in tutte le sue produzioni più importanti.
Mentre Squaresoft sperimentava con i Full Motion Video in Final Fantasy VII, VIII e IX, Kojima seguiva la propria strada, impostando Metal Gear Solid come un film di spionaggio e azione. Nel corso degli anni i progressi tecnologici hanno permesso continuo affinamento di questa ibridazione, portandoci in tempi recenti a prodotti come Until Dawn e a successi commerciali come i The Walking Dead di Telltale Games. La visione di Kojima ha in effetti trovato riscontro nel corso degli anni, tanto che publisher come Activision si rivolgono al Kevin Spacey o al Kit Harington della situazione per recitare all’interno dei propri titoli.

until dawn
La spettacolarizzazione è, da una parte, un elemento fondamentale per riuscire a vendere un prodotto. Siamo infatti in un’era in cui un trailer ben realizzato o delle promesse fatte nella maniera giusta possono decretare da soli il successo commerciale di un gioco. Pensiamo all’ignobile caso di No Man’s Sky.

Hideo Kojima ha maturato nel corso degli anni una grandissima esperienza sul campo, tanto da venire riconosciuto come uno dei più bravi alchimisti quando si tratta di miscelare il mondo del cinema a quello dei videogame. Di una scuola molto simile è David Cage, che sempre in quel lontano 1999 (anno di Metal Gear Solid) rilasciava anche il suo Omikron: The Nomad Soul. Il capo di Quantic Dream si è mosso però in direzione delle avventure interattive, trovando il suo apice qualitativo in Heavy Rain e continuando in seguito con Beyond: Two Souls, che a sua volta ha coinvolto due attori di altissimo livello come Ellen Page e Willem Dafoe.
Le avventure interattive dunque da una parte, stealth game sviluppati come film di spionaggio dall’altra parte, Telltale Games che tocca il fumetto e il cartone animato, Until Dawn che si butta nel thriller/horror, Square Enix che punta sulla spettacolarizzazione. Ma c’è di più, basti pensare a Remedy con Quantum Break, a Uncharted e The Last of Us di Naughty Dog, alle incursioni nel genere action più puro con Ryse, Batman Arkham e Gears of War, a SEGA con i bellissimi Shenmue e Yakuza.

Kojima aveva ragione, sembra quasi che tutti i più grandi produttori di videogame si siano lanciati nella ricerca di un’impronta cinematografica. In fondo il pubblico apprezza, chiede questo ed è disposto a pagare.
Tutto questo è molto bello, ma c’è tuttavia una grossa fetta di pubblico che resta ancorata al gaming fatto per l’appunto dal “gioco”. Questo è il motivo per cui aziende come Nintendo e Ubisoft possono continuare a sfornare un Mario o un Rayman con la certezza di vendere, puntano a un pubblico che ama giocare e mettersi alla prova in maniera più semplice e spensierata. C’è insomma lo spazio sufficiente perché queste due macro categorie possano coesistere, e sembra addirittura che lo spazio si stia ulteriormente ampliando.

Rayman Legends
Il gaming non conosce infatti solo giochi tradizionali e prodotti ad alto budget incredibilmente spettacolari. Negli ultimi anni si sono create dimensioni e realtà importanti per prodotti che intrattengono in maniera diversa, innovativa se vogliamo. Parliamo del casual gaming su mobile, della realtà aumentata di Pokémon Go, ma parliamo anche dello spazio che si sono ritagliati il motion control e la realtà virtuale. In effetti, se ci pensiamo bene, il mondo dei videogame ha assunto delle proporzioni straordinarie, spaziando nei generi, creandone di nuovi, ma dando vita ad interi segmenti che fino a qualche anno fa non avrebbero nemmeno sfiorato i nostri cervelli.
Il punto è che sempre più persone si avvicinano a questo media, ed è dunque naturale che l’offerta vada diversificandosi per soddisfare tutti i palati. Qualche volta sono proprio gli sviluppatori a “insegnarci” cosa ci piace.
Kojima ha avuto il merito di intuire in che direzione si sarebbe mosso il mercato del gaming, è stato un pioniere e continua ad essere uno dei migliori sul campo. Ora non vediamo l’ora di mettere le mani sul suo Death Stranding.

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