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La dittatura di Metacritic che tiene in ostaggio gli sviluppatori

Qualche giorno fa, sfogliando le ultime uscite nella sezione film di Metacritic (noto aggregatore di review), abbiamo notato un fatto curioso. Tra le nuove produzioni campeggiava infatti un certo Death of a Nation, a cui i critici avevano affibbiato la degradante media di 1. Non 20, non 10, ma 1. Andiamo subito a controllare e ci accorgiamo che gran parte dei recensori lo ha valutato addirittura con 0. Com’è possibile, ci chiediamo? Che razza di porno di serie C sarà mai per meritarsi un tale trattamento? E invece, andando a leggere la sinossi e guardando il trailer, vediamo che si tratta di un documentario a sfondo politico di matrice repubblicana, quindi filo-Trump.

Ah, tutto spiegato allora. Del resto sarebbe stato impossibile spiegarsi il motivo per cui tutte le 8 review della critica fossero negative. Questo, però, non dovrebbe impedirci di riflettere. A quanto pare il documentario ha riscosso un certo successo tra il pubblico, tanto che la maggior parte degli spettatori negli Stati Uniti lo ha valutato in maniera entusiastica. Eppure i cosiddetti critici, tutti uniti dalla stessa ideologia politica, l’hanno stroncato all’unanimità solo ed esclusivamente per motivazioni appunto politiche. Un po’ come accadeva con i film di Moore nell’era Bush. Evviva la pluralità dell’informazione.

Ma perché questo preambolo e cosa ha a che vedere con i videogiochi? I più spigliati tra voi ci saranno già arrivati. Metacritic, fondamentalmente, danneggia l’industria dell’intrattenimento, in particolar modo quella videoludica. Non lo fa in modo diretto, bensì offrendo una passerella a pagliacci del calibro di Polygon e VG247, i quali scambiano per recensioni imparziali le chiacchiere con gli amici al bar.

Metacritic detiene un potere sconfinato nel mondo dei videogame

Non smetteremo mai di portare l’esempio di Bayonetta, bocciato da quell’idiota di Jason Schreirer di Kotaku perché la protagonista era a suo parere (o dei suoi burattinai) l’emblema del sessismo. E di casi simili, purtroppo, ce ne sono tanti altri. Basti vedere la ricezione tiepida di Far Cry 5 da parte di alcuni critici dovuta alla mancanza di palesi attacchi e riferimenti all’attuale governo americano.

Inutile affermare che roba del genere non dovrebbe accadere. Se vado su un sito rilevante a livello mondiale come Metacritic mi aspetto che per lo meno la qualità delle recensioni ospitate sia degna. E invece ci si trovano persino i pezzi di Sarkeesian & company, a dimostrazione che a contare lì sono solo numeri e politica. Numeri che, del resto, significano ben poco. Lo stesso metascore altro non è che una media di tutte le valutazioni ricevute, per niente indicativa del valore oggettivo di un prodotto. Quale sarebbe la valenza di un 5 o di un 9 dati allo stesso gioco? Uno dei due è sicuramente più lontano dalla verità. Eppure si tratta pur sempre di un elemento arbitrario, che a nostro parere non dovrebbe influenzare l’acquisto, almeno non da solo.

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Un capolavoro come Bayonetta è da bocciare in quanto sessista secondo Kotaku

Non a caso ci siamo liberati dei voti numerici sostituendoli con indicazioni di ampio respiro. Anche in questo caso parliamo di giudizi personali, d’altronde una review totalmente oggettiva è improponibile e non avrebbe alcun senso. Quantomeno, però, cerchiamo di invitare alla lettura e all’analisi dell’articolo anziché a una toccata e fuga con conseguente litigio sul fatto di aver dato mezzo voto in più o in meno. Tra l’altro da un po’ di tempo il tutto era diventato una vera buffonata. Grazie all’intelligentissima trovata di Metacritic di riempire di giallo la casella dei voti inferiori al 7,5, si era diffusa la malsana idea che il 6 o il 7 fossero delle bocciature.

Non a caso, per non scontentare i loro amici PR e mantenere buoni rapporti di mutuale beneficio, molti siti specialmente in Italia usano una scala 7,5/10, con 8,5 e 9 diventati la norma persino per titoli discreti. Ora, tracciando una linea di congiunzione tra valutazioni numeriche e percezione da parte di sviluppatori/publisher, si nota un trend piuttosto preoccupante. Proprio ieri leggevamo una dichiarazione ai limiti dell’assurdo del capo di Capcom Europa Stuart Turner, il quale dichiarava che per la sua compagnia un flop commerciale con la media del 9 sia preferibile a un best seller con la media del 6. Eh? Magari intendeva dire che in Capcom non ci si accontenta di rilasciare un titolo sufficiente e si punta all’eccellenza mettendo le vendite in secondo piano. Uhm, allora chissà perché non rilasciano seguiti di Onimusha, Viewtiful Joe, Dino Crisis e Dragon’s Dogma. Mistero.

Il concetto alla base delle votazioni non funziona più con i videogiochi

Ironia a parte, un elemento risulta chiaro. L’interesse morboso delle aziende nei confronti del voto alto su Metacritic. Il fatto ha del preoccupante ma sappiamo a cosa sia dovuto. Diversi analisti hanno infatti provato che i metascore influiscono sugli andamenti in borsa di compagnie del calibro di Activision e Take-Two. Certi retailer, stando alle parole del presidente di Atlus USA, decidono se pubblicizzare o meno un videogioco a seconda della previsione del voto medio su Metacritic. E infine, tenetevi forte, gli sviluppatori ricevono un bonus economico al superamento di un certo metascore.

Noto il caso di Fallout: New Vegas, portato alla luce dai dipendenti di Obsidian Entertainment. A loro Bethesda aveva promesso un incentivo di circa 14.000$ a testa se il gioco avesse ottenuto una media pari o superiore all’85. Sfortunatamente ciò non è avvenuto ma si tratta in ogni caso di una pratica comune all’interno dell’industria. Il metascore può determinare assunzioni, licenziamenti, condizioni contrattuali e influire sulla reputazione dei team di sviluppo. Così, in sostanza, chi produce videogiochi diventa ostaggio dei siti ospitati da Metacritic e dei loro gusti.

Di chi, nello specifico, dovrebbe esservi chiaro. Degli stessi individui che bocciano prodotti come Death of a Nation e Bayonetta per ragioni esclusivamente politiche. Ricordate il casino scoppiato con Battlefield V? Sì, insomma, quello dovuto alle inclusioni di neri e donne con braccia prostetiche tra le fila degli alleati al fronte nella Seconda Guerra Mondiale. Non ha alcun senso a livello storico ma in fin dei conti non dovrebbe incidere sulla qualità del prodotto finale. Cosa ci fa incazzare, invece, sono le risposte assurde date da DICE alla community in protesta.

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Superare un certo punteggio su Metacritic dà accesso a premi economici per gli sviluppatori

In un crescendo di stupidità, i dipendenti dello studio svedese hanno prima dichiarato di voler sempre anteporre il divertimento al realismo (e che c’entra?), poi di non voler ritrattare la presenza delle donne nel titolo e infine, in un raptus di follia, hanno tirato fuori la frase geniale “accettatela o non comprate il gioco”. Strano sentire una casa videoludica parlare così al proprio pubblico pagante. Eppure non sono i soli. Anche Naughty Dog ha intrapreso la strada dei social justice warrior dando addosso all’utenza. Prima Neil Druckmann, direttore creativo, dichiara di essere un ammiratore di Anita Sarkeesian e di usare le sue fandonie come fonte di ispirazione a lavoro. Poi l’impiegato Boon Cotter, che arriva addirittura a insultare gli utenti su Twitter con termini scurrili in seguito alle polemiche scaturite dal discutibile trailer di The Last of Us Part 2.

Bene, a quanto pare siamo arrivati al punto in cui i giocatori non valgono più nulla. Gli sviluppatori lavorano sotto pressioni politiche ed economiche per soddisfare un manipolo di presunti giornalisti bugiardi e incompetenti, non per offrire all’utenza un prodotto di qualità. Chissene frega del gameplay, del comparto artistico, dell’ottimizzazione e della coerenza narrativa. L’importante è censurare le grazie femminili, i commenti politici scomodi e piazzare donne, neri e gay nelle posizioni di rilievo per attaccare il cattivissimo uomo bianco a capo del patriarcato. Non sei politicamente corretto? Peggio per te, ti penalizziamo.

Perbenismo ed estremismo femminista stanno rovinando l’intera industria

Continuate così, cari critici, mi raccomando. Incitando alla diversità e all’inclusione per poi tacciare come idiota nazista e sessista chiunque non la pensi esattamente come voi. Proseguite con la vostra campagna di articoli diffamatori contro i giocatori, coloro che vi consentono di continuare a vivere, tanto le fonti di informazione più affidabili sono ormai blog e canali YouTube indipendenti. La gente sa di non potersi più fidare di voi e del vostro giudizio distorto. Cambiate lavoro e occupatevi di diritti sociali, visto che ci tenete tanto. Ma quelli veri, pragmatici, non di certo le lamentele contro il culo di 2B in Nier Automata. Lasciate i videogiochi ai videogiocatori e sparite una volta per tutte. Forse in tal modo Metacritic, pur rimanendo un male, smetterà di essere Merdacritic.

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