Switch è senza alcuna ombra di dubbio un passo decisivo per il destino di Nintendo. Dopo la debacle Wii U serviva una virata decisa nelle strategie di marketing, nella progettazione dell’hardware e nell’approccio alla concorrenza. Nonostante i dati di vendita relativi ai primi mesi valgano solo relativamente in ambito console mainstream (Wii U aveva piazzato ben 3 milioni di copie in meno di un mese), si può già parlare di un lancio piuttosto solido per Switch. Questo, però, non significa affatto che il pericolo sia scampato e soprattutto che Nintendo abbia imparato la lezione. Infatti, per l’ennesima volta, il colosso di Kyoto insiste nel voler ad ogni costo mettersi i bastoni tra le ruote. Il bastone di cui stiamo parlando si chiama 3DS ed il rischio che possa compromettere il futuro di Switch è davvero alto. Cerchiamo di analizzare la questione andando per ordine.
Switch, seppur con tutti i crismi del caso, rientra nella categoria delle console portatili. In quanto tale, un conflitto con l’attuale re del settore handheld core, 3DS, sembra inevitabile. Il problema acquisisce rilevanza se ci si focalizza sulla base installata di 3DS, massiva in Giappone. Mentre Wii U esala gli ultimi respiri sulle note di Breath of the Wild, l’enorme parco titoli e le prossime importanti uscite come Fire Emblem Echoes allontanano di molto l’idea di un possibile decadimento rapido di 3DS. Per la stragrande maggioranza dei possessori di questa console non esiste un reale motivo per passare a Switch. La console, al momento, è afflitta da diverse incertezze hardware anche grossolane, appare priva dell’infrastruttura online e peraltro di una line-up sufficientemente nutrita. Vi ricorda qualcosa? A noi sì. Uno dei motivi principali del fallimento di Wii U è imputabile alla pessima gestione del parco titoli. Praticamente ogni first party aveva una corrispettiva versione 3DS, rendendo il successore di Wii un perfetto soprammobile. Oggi, il supporto dei third party a Switch si ferma a titoli usciti in media tre anni fa su altre piattaforme. Le due situazioni paiono fin troppo somiglianti e ciò non fa ben sperare.
Ma torniamo al punto precedente. Dicevamo che Nintendo sta praticamente competendo con se stessa. Non è una novità, d’altronde l’ha già fatto in passato. Risultano emblematiche, a tal proposito, le dichiarazioni dei vertici dell’azienda negli scorsi mesi. Il presidente Kimishima ha affermato in varie interviste che secondo lui Switch e 3DS possono coesistere, rinnovando la volontà di rimanere in pianta stabile nel settore mobile ma lasciando irrisolto l’interrogativo sul come si intenda farlo. Si vociferava di un presunto successore di 3DS ma a quanto pare non vi è nulla di certo. Reggie, dal canto suo, si è premurato di rassicurare l’utenza confermando il pieno supporto almeno fino al 2018. Simili le parole di Takahashi, che sembra ancora fiducioso sulle potenzialità del 3DS. Cosa significa tutto ciò? In realtà niente di concreto. Conosciamo benissimo il modus operandi di Nintendo, con le sue dichiarazioni vaghe e le promesse fumose. “DS non sostituirà Gameboy” o “NX non decreterà la fine di Wii U” sono solo degli esempi. Il guaio è che se realmente le suddette asserzioni dovessero corrispondere a verità negli intenti, Switch fallirebbe la missione di rimpiazzare Wii U e 3DS insieme e si ritroverebbe impantanata nella medesima palude del predecessore.
Il fatto che Nintendo l’abbia pubblicizzata come console casalinga non ha sortito molto effetto. Anzi, ha messo Switch in condizioni quasi peggiori, sul bordo di una piscina popolata da squali, dicasi PS4 e Xbox One. Lapalissiane le ragioni per cui il confronto venga stravinto da queste ultime.
Il punto qui, però, risiede nella scarsità di lungimiranza da parte dell’azienda. Tenendo ancora in vita il 3DS l’azienda giapponese punta ad un profitto nel breve termine, considerando che la base installata della console a due schermi conta circa 60 milioni di unità ed è ovvio che i titoli first party multipiattaforma venderanno sensibilmente meno su Switch, così come il numero degli adopter rimarrà inferiore rispetto a 3DS. Tutto ciò sarebbe scongiurabile se Nintendo decidesse di sviluppare titoli core solo su Switch e lasciasse la parte casual e più propriamente mobile agli smartphone, ove i Pokémon GO e i Fire Emblem Heroes fruttano milioni.
Non vogliamo neanche considerare l’eventualità di un successore di 3DS perché i risultati, per Switch, sarebbero disastrosi. La direzione da seguire rimane inequivocabile: Nintendo deve necessariamente concentrare tutte le proprie energie sulla nuova console. Se vuole rimanere anche sul mobile è preferibile che continui il percorso iniziato recentemente. Mantenere il primato nel suo settore, comunque, ha la massima priorità e saremmo addirittura felici di accogliere versioni potenziate, rivedute e corrette di Switch a prezzi magari più abbordabili, oltre alla sparizione dei costosissimi DLC hardware semi-obbligatori che da sempre infastidiscono i videogiocatori di tutto il mondo. Questo ci auspichiamo e questo Nintendo dovrebbe prefissarsi nel breve e nel lungo termine. Difficile, sì, ma non impossibile.