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Overwatch ha una task force contro i giocatori “tossici”; Nintendo ha ragione?

Jeff Kapplan, direttore del progetto Overwatch, ha rilasciato una interessante intervista ai ragazzi di Kotaku, parlando della community del gioco. Si parla in particolare dei giocatori definiti “tossici”, ovvero quelli particolarmente aggressivi, volgari e in generale capaci di rovinare del tutto l’esperienza per gli altri giocatori. Di sicuro se avete un minimo di esperienza con prodotti del genere saprete bene a chi si riferisce.

Blizzard ha messo in piedi una task force composta da game designer, analisti e altri membri del team, con lo scopo di assistere contro questi giocatori. Il gruppo lavorerà parallelamente a quello che si occupa di individuare ed eliminare i cheater.
Kaplan fa sapere che le azioni intraprese contro queste persone cambieranno radicalmente. Se fino ad ora si ricorreva spesso al “silenziamento” di questi soggetti, con la task force si passerà ai ban permanenti. E’ una misura drastica ma necessaria per garantire un ecosistema che consenta di divertirsi, eliminando le mele marce dal contesto.

Il problema fondamentale è che le community competitive tendono spesso a tirare fuori il peggio dalle persone. Se avete giocato in passato a un qualche MMORPG altamente competitivo lo saprete già. Pensiamo a World of Warcraft, a Final Fantasy XI e a tantissimi altri. Ma pensiamo anche a qualsiasi MOBA, con la community di DOTA che viene puntualmente ridicolizzata da meme che la definiscono la più “salty” in assoluto. Si potrebbe ovviamente passare anche da FPS come  Counter Strike, o giochi nuovissimi come Battlegrounds.

Non gioca ad Overwatch, ma il Nerd è l’arrabbiato per eccellenza

james rolf angry nerdQuando la community di giocatori diventa particolarmente capace o quando i giochi sono molto impegnativi, le critiche, le accuse e il nervosismo esplodono. Nei MMORPG non è insolito incontrare gente che non vuol fare l’healer per paura di sbagliare. Sanno che se lo facessero si prenderebbero le sgridate degli altri giocatori. Si cerca spesso di evitare i ruoli che comportano responsabilità.
Ovviamente se stai giocando in una modalità competitiva 6 contro 6 la responsabilità non puoi proprio evitala. Magari il gioco ti piace, vuoi giocarlo, ma le aspettative del tuo team saranno quasi sempre elevate.

Sono stato in prima fila a criticare Nintendo al lancio di Splatoon su Wii U per l’assenza di una chat. Il colosso di Kyoto disse che aveva paura che giocatori tossici potessero rovinare l’esperienza, e che i bambini potessero andarci di mezzo (Nintendo ha sempre avuto un pallino per i bambini, saranno preti sotto copertura).
A conti fatti però nessuno si è sfogato in flame infiniti durante le formazioni dei team, nessuno ha offeso mia madre nei dopo partita, nessuno mi ha accusato di essere una persona inutile, nessuno mi ha invitato a disinstallare il gioco per passare definitivamente a Nintendogs. Sono comportamenti che invece vedo a ripetizione sia in Overwatch che in DOTA.

Ora, ci sono giocatori adulti che se ne fregano, altri più sensibili che magari vanno in depressione e si tagliano. Ok, forse esagero, ma sono frasi che fanno fare nervi, portano a disinteressarsi nei confronti del gioco stesso.
In molti, troppi casi la gente percepisce i videogame come un impegno, quasi fossero un lavoro. Vincere è la dimostrazione della propria superiorità sugli altri. Perdere significa aver sprecato tempo.
Sorpresa sorpresa, ma non ditelo a nessuno: che vinciate o perdiate si tratta comunque di videogame, il tempo lo avete perso ugualmente. 

Overwatch e la sua community tossica

overwatchQualche giorno fa leggevo su NeoGAF il post di un tizio. Diceva di pentirsi di aver passato tutto questo tempo della sua vita giocando con i videogame, perché tutto sommato era una cosa inutile. Parlava di come la sua vita fosse cambiata dopo essere diventato padre e aver fatto carriera, due cose in cui trovava grandissima soddisfazione. E’ un punto di vista valido, ma non credo sia l’unico.
Per quanto mi riguarda credo che giocare non sia tempo perso. Penso che nel momento in cui trai piacere da quello che fai e non pregiudichi altri elementi importanti della tua vita vada bene così. Penso che riducendo tutto ai minimi termini gli esseri umani inseguono il rilascio di dopamina. I videogame sono uno strumento per arrivarci.

C’è chi si rifugia nei videogame sfogando frustrazioni della vita reale, portando lì dentro una rabbia e una voglia di redenzione che per forza di cose esplodono. Ma non credo che il videogame sia causa di alienazione, credo che siano piuttosto una conseguenza della propria insoddisfazione. Cerchi un angolo di evasione perché il resto ti fa male.
Criminalizziamo chi spende lo stipendio giocando a poker, magari odiamo le macchinette, senza chiederci perché quella persona si stia comportando in quel modo. Magari c’è un disagio profondo che la muove in quella direzione, magari il poker è una reazione piuttosto che una causa. Magari una concausa, magari la verità sta nel mezzo.

Overwatch non protegge i bambini, Splatoon does!

splatoonFatto sta che Nintendo ha eliminato il problema alla fonte, impedendo a persone potenzialmente tossiche di scaricare sugli altri le proprie insoddisfazioni. C’è una enorme diversità di caratteri, di uomini e donne e bambini e ragazzi che giocano ai videogame. L’industria ci insegna a considerarli dei semplici numeri, ma dietro ciascun numero c’è un individuo con una sua personalissima storia.
La task force di Blizzard è necessaria per Overwatch, serve a garantire un clima più rilassato per chi vuole solo divertirsi. E’ giusto.

Quello che dispiace è che troppe volte chi sta male non abbia gli strumenti per comprendere se stesso, preferendo sfogare tutto in un’offesa invece che facendo silenzio e cercando di ascoltarsi.

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