La passata generazione di console non è stata molto florida per quanto riguarda il genere dei JRPG, complice un declino di Square Enix che ha afflitto in particolare la storica saga di Final Fantasy. A metterci una pezza ecco allora Atlus, che con i franchise di Persona, Disgaea ed Etrian Odyssey ha saputo andare incontro ai fan del gioco di ruolo di stampo giapponese.
La generazione è adesso cambiata, e il Paese del Sol Levante ha palesato un quasi totale disinteresse nei confronti del gaming da salotto, confermando una maggiore inclinazione verso portatili e dispositivi smart. Da qui la scelta di portare il nuovo Persona Q: Shadow of the Labyrinth su 3DS, piattaforma molto diffusa un po’ ovunque, nonché successore di una console certamente attenta all’offerta nel campo dei JRPG.
Persona Q: Shadow of the Labyrinth – Recensione
Data di uscita: 28/11/2014
Versione recensita: 3DS
Disponibile su: 3DS
Lingua: Inglese
Prezzo di lancio: €49.99
Questo nuovo Persona Q: Shadow of the Labyrinth è uno spin off dell’apprezzata serie ruolistica di Atlus, se vogliamo un esperimento che desidera mescolare l’attenzione alla trama e ai personaggi tipici di Persona, con il sistema di gioco in prima persona (scusate il gioco di parole) e a dungeon dei bellissimi Etrian Odyssey.
Precisiamo da subito che se non avete mai giocato ad almeno uno degli ultimi due capitoli della serie regolare, iniziare da questo Persona Q potrebbe non essere la cosa più furba del mondo, in quanto vi perdereste per forza di cose numerosi riferimenti a trama e personaggi.
All’inizio dell’avventura, potremo infatti decidere se vivere la storia dal punto di vista del cast di Persona 3 o di Persona 4, cosa che comporterà una serie di differenze nella storyline, nella caratterizzazione dei diversi protagonisti, e in generale dalla prospettiva con cui vivremo la maggior parte degli eventi narrati.
Il gioco è esclusivamente in inglese, e si caratterizza per una quantità di testo piuttosto corposa, elemento da tenere in considerazione qualora non conosceste bene la lingua.
Persona Q – Trailer di lancio
La trama si discosta parecchio da quanto abbiamo conosciuto nei diversi episodi di Persona, risultando in questo caso molto più leggera, quasi spensierata, uno scorcio di cultura giapponese che ci vedrà confinati nelle mura scolastiche conosciute in Persona 4. Qui dovremo cercare di capire cosa è effettivamente accaduto al nostro mondo, perché ben presto diverrà chiaro che il liceo in cui ci troviamo non è esattamente il nostro, ma piuttosto una versione alternativa dello stesso, condito per l’occasione da quattro grandi labirinti zeppi di shadow letali.
La sceneggiatura proseguirà su ritmi poco incalzanti, eppure risulterà sempre piacevole e ispirata, e ci accompagnerà durante le innumerevoli ore di gioco (arriverete tranquillamente a 40 ore, possibilmente 50) con una serie sconfinata di scenette, situazioni comiche e/o paradossali, dove i personaggi saranno caratterizzati non in quanto eroi, ma in quanto ragazzi da liceo con le diverse paure, desideri, preoccupazioni, vizi e chi più ne ha più ne metta. Il povero Teddy cercherà puntualmente di sedurre qualsiasi cosa respiri (ovviamente senza riuscirci), la new entry Rie non potrà fare a meno di ingurgitare qualsiasi tipo di cibo a prescindere dalla situazione in cui si trovi, mentre i due possibili protagonisti della vicenda risulteranno i meno definiti, in quanto dovranno permettere al giocatore una certa immedesimazione.
Gameplay
Come detto in apertura, il gameplay è stato ripreso quasi completamente da Etrian Odyssey. Utilizzando un party di cinque persone, potremo esplorare dei dungeon decisamente vasti e strutturati su più livelli, attraverso una visuale in prima persona e una mappa a griglia. I combattimenti saranno casuali e a turni, con un’impostazione visiva simile a quanto visto nella serie Dragon Quest.
Oltre ai classici attacchi fisici e agli oggetti, i nostri personaggi potranno utilizzare le Persona, entità legate a ciascuno dei membri del party (eccezione per le new entry di questo Persona Q, che non utilizzano delle Persona ma risultano comunque molto competitive in combattimento).
Se la Persona base dipenderà dal personaggio utilizzato, saremo liberi di impostare a piacere una sub-Persona, che ci permetterà di utilizzarne le abilità specifiche in combattimento. Il meccanismo delle sub-Persona garantisce una notevole versatilità negli scontri, e ci permetterà di configurare il nostro party ponendo l’enfasi sugli attacchi fisici, sulle abilità curative, sugli attacchi magici elementali e chi più ne ha più ne metta.
Se dunque è vero che non esiste il tipico sistema a classi, la varietà offerta dalle diverse combinazioni è assolutamente notevole, e garantirà a qualsiasi tipo di giocatore di trovare un setup che si adatti al proprio stile.
Difficoltà per giocatori hardcore
Come gli amanti di Etrian Odyssey sapranno più che bene, il livello di difficoltà di questo tipo di produzioni è piuttosto elevato, e si discosta in maniera netta da quanto visto nei JRPG più recenti. Se dunque considerate troppo difficili prodotti come Bravely Default o il più recente dei Tales of, senza dubbio vi sconsigliamo di avvicinarvi a questo Persona Q, che trovereste eccessivamente frustrante. Se invece siete appassionati di vecchia data, cresciuti magari con i vari Final Fantasy 3 o se siete alla ricerca di una sfida interessante, questo prodotto farà certamente al caso vostro.
Prescindendo dalla difficoltà (comunque impostabile in base alle proprie preferenze), il sistema di combattimento è solido, profondo e ben strutturato.
Il nodo centrale sarà la nostra abilità di sfruttura le debolezze elementali degli avversari, battendoli sul tempo e sperando che i nostri attacchi possano stordirli e incapacitarli per quel determinato turno.
Anche a livello di difficoltà Normale, Persona Q non fa sconti a nessuno, e delle leggerezze in fase di pianificazione potranno portarci a un rapido game over anche combattendo contro normalissimi avversari incontrati cammin facendo. A dirla tutta, nella maggior parte dei casi abbiamo trovato i boss meno pericolosi dei nemici standard, essendo questi meno prevedibili e capaci di attaccarci in massa. Il grinding e il level up sfrenato possono senza dubbio aiutare, dunque sconsigliamo di fuggire dagli scontri casuali. Tuttavia, è bene tener presente che in nessun caso potremo aspettarci di entrare in combattimento e risolvere tutto lanciandoci in uno spam di attacchi fisici, e che un minimo di tattica sarà sempre necessaria. Per questo motivo, in Persona Q non esistono scontri brevi, e ciascun match avrà bisogno di un minimo di tre turni per essere risolto (parlando di avversari del nostro stesso livello, ovviamente).
Enigmi e FOE
All’interno dei dungeon ci ritroveremo più volte a dover risolvere degli enigmi, alcuni più semplici e legati ai nostri movimenti, altri decisamente più complessi e intriganti. A voler essere onesti, alcuni di questi appaiono anche troppo complessi, coniderata la tipologia di gioco di cui stiamo parlando, ma fortunatamente gli sviluppatori hanno ben pensato di inserire un sistema di aiuti complementare alla trama stessa, che porterà la bella Naoto a darci una mano quando saremo davvero in difficoltà. Non che la difficoltà sia di per sé un problema, sia chiaro: nella maggior parte dei casi abbiamo anzi apprezzato le idee di design degli enigmi, che fanno un uso intelligente della narrativa, dei movimenti e della semplice risoluzione più o meno logica, come accadrebbe in qualsiasi avventura grafica di buona qualità. Saremo insomma spinti sia ad esplorare che a provare differenti combinazione, che a prendere appunti sulla nostra fidata mappa del dungeon, sempre ben visibile sullo schermo inferiore della console.
A rendere le cose più interessanti avremo inoltre i FOE, avversari particolarmente pericolosi ben visibili sulla mappa, e che risponderanno a una serie di regole diverse che ne determineranno il movimento. Potranno ad esempio esserci dei FOE che si muovono autonomamente, altri che stanno fermi sul posto, altri che ci seguono, altri che temono la luce e via dicendo. Ad ogni modo, in nessun caso un FOE potrà essere affrontato quando staremo cercando di superare quel determinato dungeon: saranno infatti di un livello superiore rispetto al nostro, e l’unico caso in cui potremo avere la meglio sarà tornando sui nostri passi dopo numerosi livelli.
Si tratta in pratica di una presenza pensata per rendere più varia e impegnativa l’esplorazione dei dungeon, costringendoci a evitare la loro minaccia e spingendoci a trovare vie alternative o soluzioni agli enigmi che la loro stessa presenza potrà comportare.
Il sistema di enigmi e di quest è però più ampio di quanto appena descritto e, oltre a coinvolgere dungeon e combattimenti, potrà basarsi anche sui semplici dialoghi. Potrà infatti accadere che alcuni personaggi vorranno dedicarsi ad attività particolari, potremo dover trovare del cibo per un pranzo insieme, potremo dover organizzare degli appuntamenti al buio e via dicendo. In questi casi utilizzeremo la funzione Stroll (passeggiata), che darà il via a scenette molto gradevoli dove potremo conoscere i nostri amici in modo più approfondito, e nel contempo esprimerci sui nostri gusti e sulle nostre preferenze, dando una mano e cercando di fare quanto ci viene richiesto, con la possibilità di ottenere delle ricompense tra cui punti esperienza e oggetti unici. Si tratta di un diversivo gradevole e per certi versi molto originale, che a volte fa sembrare Persona Q quasi un simulatore di appuntamenti o un’avventura testuale.
Persona Q miscela sapientemente tutti i diversi elementi
In effetti, il pregio più grande di questa produzione è proprio l’abilità con cui sono stati miscelati i numerosi elementi di gioco. La struttura a dungeon crawler di Etrian Odyssey e l’elevata difficoltà degli scontri aprà galvanizzare i puristi, la trama incantevole e spensierata e la profonda caratterizzazione dei personaggi sembrano essere fatte ad hoc per chi ama il genere JRPG, le innumerevoli Persona e le possibilità di personalizzazione strizzano l’occhio al classico “Acchiappali tutti” o alle meccaniche viste in Ni No Kuni. A questo si aggiungono elementi da visual story novel e da simulatore di appuntamenti. Possiamo volere di più?
Beh, in realtà sì, e Atlus ce lo dà senza troppi complimenti. Il comparto sonoro di Persona Q è assolutamente eccelso, adatto all’ambientazione, al ritmo e all’umore della produzione. Senza l’epicità di Nobuo Uematsu o la dolcezza di Yasunori Mitsuda, Yuzo Koshiro ha realizzato una colonna sonora che non ha paura di far ricorso in moltissimi casi al vocale, risuonando spesso come un comunissimo (ed appropriato) pop giapponese. La qualità della recitazione inglese è ottima, distante anni luce da quanto siamo purtroppo abituati ad aspettarci dai doppiatori nostrani.
Conclusioni
Persona Q è un eccellente dungeon crawler, che miscela con sapienza elementi JRPG ad altri da visual novel, puzzle game e avventura grafica. Il mix finale è assolutamente riuscito, grazie ad una caratterizzazione eccelsa dei personaggi, a una trama leggera e divertente, e a un sistema di gioco difficile ma anche molto gratificante. Se conoscete bene la lingua inglese e amate il genere dei dungeon crawler o i franchise Atlus, Persona Q è un acquisto imprescindibile, un gioco che vi accompagnerà per un sacco di ore e che saprà divertirvi, frustrarvi, ma infine galvanizzarvi. Cara Atlus, esperimento pienamente riuscito!
+ Trama leggera, spensierata e divertente + Ottimo cast e riferimenti come se piovesse + Sistema di combattimento profondo + Enigmi eccellenti + Colonna sonora splendida |
– Niente italiano – Può essere frustrante |
Valutazione 8,9/10
Metascore 85/100