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Patrick Söderlund lascia EA, preordini di Battlefield 5 ai minimi storici

Vi dice niente il nome Patrick Söderlund, capo del dipartimento design di Electronic Arts? Sì insomma, quell’energumeno alto due metri che aveva sempre parole dolci verso noi giocatori. Tra le sue uscite più fortunate ricordiamo quella, a seguito delle polemiche sul nuovo Command and Conquer, in cui affermava che i giocatori non sanno cosa vogliono. Non contento, si è permesso di definire ignoranti tutti coloro i quali avevano da ridire sulla fedeltà storica di Battlefield 5. Perché ovvio, vedere neri con katana e donne disabili sul fronte alleato nella Seconda Guerra Mondiale era una cosa comune. A quanto pare ci serve un bel ripasso di storia.

Sorte vuole che il nostro amico Patrick abbia lasciato Electronic Arts. Questo non prima di aver incassato un bonus di 22 milioni di dollari e un totale di 46 milioni netti. Non c’è che dire, dev’essere sicuramente distrutto dalla separazione con la sua ormai ex azienda. Fin qui, comunque, niente di particolarmente strano. Si sa che i manager guadagnano migliaia di volte tanto lo stipendio dei dipendenti comuni. E’ così che va il mondo, e noi dobbiamo ovviamente accettare tutto buoni buoni e in silenzio. Ad ogni modo vorremmo porre l’attenzione su un fatto venuto fuori giusto in seguito alla dipartita di Söderlund.

Secondo molti analisti, infatti, i preordini di Battlefield 5 sarebbero a un minimo storico per la serie. E chi l’avrebbe mai detto? Di certo non sarà colpa delle parole ostili di alcuni sviluppatori di DICE su Twitter e forum verso gli utenti o delle offese rivolte alla community dallo stesso Söderlund. Non vi piace? Non compratelo, urlavano fieri i paladini della giustizia di Electronic Arts. E i giocatori, che non sono stupidi, non se lo sono fatto ripetere due volte.

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Soderlund ucciso dalle controversie su Battlefield 5?

Chiaramente la motivazione dei bassi preordini non è soltanto l’intrusione dell’agenda politica nel gioco. Molti utenti si lamentano del fatto che Battlefield 5 sarebbe una reskin di Battlefield 1, di non essere assolutamente interessati alla Battle Royale e di non condividere alcuni dei cambiamenti meccanici apportati, ad esempio il sistema di targeting. Gli ultimi titoli della casa svedese hanno subito un forte calo di utenza online. La gente preferisce addirittura restare su Battlefield 3 e 4, ritenuti superiori alle uscite più recenti. Quale che sia il reale motivo del fallimento annunciato, il marketing e la gestione del progetto da parte di EA sembra far acqua da tutte le parti.

Preordini a parte, all’interno di DICE sembrava esserci una certa insofferenza rispetto alle ultime scelte di design. Insider parlano di sviluppatori contenti dell’addio di Söderlund poiché in disaccordo con le sue decisioni, che alla fine si sono rivelate fallimentari. C’è chi prevede per Battlefield 5 una sorte simile a quella di Titanfall 2, a causa di una finestra di lancio sfavorevolissima. Nello stesso periodo avremo sia Black Ops 4 che Red Dead Redemption 2, entrambi messi molto meglio sul versante preordini.

Tra l’altro, e non è un caso, né Activision né Take Two hanno commesso il grave errore di inimicarsi i propri clienti. Incentrare una campagna pubblicitaria qualitativamente scadente su temi politici pro-social justice warrior ha rivelato ancora una volta quanto EA sia lontana dalla realtà. L’utente medio di Battlefield non è la seguace di Anita Sarkeesian, pensiamo sia ormai chiaro. Si parla per la maggior parte di giocatori delusi da altri shooter più arcade che sono passati alla controparte di DICE perché in grado di offrire un’esperienza di gioco semi-realistica.

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Le prenotazioni di Battlefield 5 sono ai minimi storici per il franchise

Chiaro che se pubblicizzi il tuo gioco come sparatutto sulla seconda guerra mondiale il pubblico si aspetti qualcosa di vagamente autentico. Passi la creazione libera del soldato nel multiplayer ma almeno le campagne dovrebbero rispecchiare un minimo gli avvenimenti storici. Altrimenti si faceva prima ad ambientarlo nel futuro o in una linea temporale alternativa, no? Ma vabbè, inutile continuare a ribadire lo stesso concetto. Hanno voluto pisciare fuori dal vaso e ora ne pagano le conseguenze, gli serva da lezione per il loro prossimo titolo.

Va sottolineato, invece, che nonostante vogliano farvi credere il contrario, il potere ce l’abbiamo ancora noi giocatori. È bastato non preordinare Battlefield 5 per lanciare un chiaro messaggio a EA e a tutti quei furboni che pur di accontentare la critica politicizzata e beccarsi il 9 su Metacritic scendano a compromessi andando contro l’utenza installata. Se Söderlund è andato via (e state certi che avrà avuto qualche pressione) il merito ce l’abbiamo anche noi. Lamentarsi paga, ma paga ancor di più lamentarsi con il portafogli. Ricordatevelo la prossima volta che accadrà qualcosa di simile.

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