a pixel story

[Recensione] A Pixel Story – Dalle origini

Data di Uscita 30 Aprile 2015 Lingua Inglese
Piattaforme PC Versione recensita PC

Di tanto in tanto capita di imbattersi in prodotti forse privi di una reale carica innovativa, ma comunque vincenti grazie a idee che per forza di cose non possono che colpire il giocatore. Qualche tempo fa sono personalmente rimasto affascinato da Evoland, un titolo indie a basso budget che, ripercorrendo l’evoluzione dei giochi di ruolo, ha saputo rivelarsi un’esperienza molto gradevole, piacevolmente nostalgica. A Pixel Story fa qualcosa di simile.

A Pixel Story

Partiamo da ciò che ha dato origine al mondo videoludico così come lo conosciamo, con quella pallina di Pong, che più di una pallina era un quadratino bianco, costretto da una parte all’altra di uno schermo nero. E se quel quadratino, quel Pixel, fosse per errore schizzato via?

Qui inizia allora l’avventura di questo A Pixel Story, mix tra platform 2D e metroidvania che ci porterà attraverso diverse ere di Storia videoludica.
La struttura di gioco è tutto sommato abbastanza canonica, ma il gioco in esame ha dalla sua alcune caratteristiche senza dubbio degne di nota, che lo rendono un prodotto interessante per tutti gli appassionati di platform che siano alla ricerca di qualcosa in più.

Una delle principali meccaniche del gioco, che potremo sfruttare già dalla fine del primo livello, ci permetterà di creare una copia “cache” del nostro personaggio. In qualsiasi momento potremo decidere se far sparire la copia, o se trasportare il nostro corpo alla posizione della copia stessa. Ciò sarà necessario per risolvere una lungua serie di puzzle ambientali che conferiscono un appeal da metroidvania senza dubbio graditissimo.

Tralasciando una trama sorprendentemente piacevole e personaggi che sembrano usciti da un lavoro del grande Amaya, A Pixel Story è un platform adatto a qualsiasi tipo di utente. Ciò significa che anche i giocatori con meno esperienza potranno seguire l’avventura principale e procedere attraverso i livelli di gioco, impegnandosi in giusta misura grazie a una curva della difficoltà ben bilanciata.
In qualunque momento sarà possibile accedere a una mappa che ci indicherà dove si trova il nostro prossimo obiettivo, evitandoci di perdere tempo andando a zonzo per i livelli di gioco.
Andare a zonzo è però ciò che i giocatori più esperti vorranno fare, in quanto deviare dal percorso prestabilito permetterà di ottenere un gran numero di collezionabili e bonus speciali pensati esclusivamente per i giocatori hardcore. “Esclusivamente” perché in queste aree il livello di difficoltà diventerà molto più elevato, regalandoci una sfida allineato con quello dei platform più esigenti – ma comunque umani – stile Donkey Kong e simili.

Ma se ciò non dovesse bastare a mettere in discussione la vostra abilità con il pad, A Pixel Story offre anche alcune sezioni semplicemente cattive, pensate per far crollare anche i più capaci, e per offrire una sfida impegnativa a chi mangia pane e Super Meat Boy / Angry Videogame Nerd Adventures / VVVVVV e compagnia.
Attraverso i livelli di gioco troveremo infatti delle porte chiuse, cui potremo accedere in cambio di un certo quantitativo di monete, valuta che troveremo nel corso delle nostre peripezie.

A Pixel Story offre in pratica tre diversi livelli di difficoltà all’interno della stessa sessione di gioco, sarà l’utente a decidere a cosa dedicarsi e quando farlo.
Non sorprende dunque che la longevità del gioco sia soggetta in maniera determinante al tipo di esperienza ricercata: un semplice playthrough non vi porterà via più di sette ore. Cercare di completare tutto al 100% e ottenere tutti i collezionabili può invece richiedere più di venti ore, garantendo tra l’altro un buon mix tra frustrazione e gratificazione.

Il comparto tecnico della produzione evidenzia come i fondi a disposizione non dovessero essere moltissimi; tuttavia, una buona direzione artistica e un inarrestabile effetto nostalgia (ottenuto tra l’altro anche grazie agli effetti sonori) sanno rendere il gioco gradevole anche per gli occhi.
La pixel art ha più volte dimostrato come non sia necessario investire milioni in una produzione, se le idee alla base sono comunque solide.

Conclusioni
A Pixel Story è un metroidvania consigliato a tutti gli appassionati del genere. Le fasi platform sono preponderanti rispetto alla risoluzione degli enigmi, enigmi che comunque sono presenti e in gran quantità. Il gioco è a tutti gli effetti un ibrido ben riuscito, che saprà piacere e offrire nel contempo qualcosa di originale. Che siate dei neofiti del genere o degli esperti divoratori di VVVVVV A Pixel Story saprà offrirvi un livello di difficoltà all’altezza delle vostre aspettative.
+ Difficoltà stratificata, eccellente per neofiti e veterani
+ Storia gradevole
+ Fattore nostalgia
+ Longevità più che buona
– Non aggiunge meccaniche davvero innovative

Metascore 77/100
A Pixel Story | Steam | 11.99€

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *