Beholder

Recensione: Beholder – Big Brother is watching you

Beholder è un titolo gestionale dall’atmosfera molto caratteristica, per certi versi orwelliana.
Gli sviluppatori di Alawar Entertainment hanno miscelato sapientemente la parte meccanica di This War of Mine e il setting distopico di Papers Please ottenendo un interessante ibrido dalla personalità oscura ed intrigante. Trattando temi a noi cari ne siamo subito rimasti colpiti, almeno dai trailer e dagli screenshot.
Adesso tocca verificare se le premesse positive siano state effettivamente capitalizzate.

Beholder

Uscita 9 Novembre 2016
Lingua Inglese
Piattaforme PC
Versione recensita PC
Prezzo al lancio 9,99€

Per cominciare parliamo brevemente dell’ambientazione. Avendo citato Orwell, immaginarne i tratti distintivi non è affatto un’impresa. Ci troviamo all’interno di una distopia, con uno stato totalitario che controlla ogni aspetto della vita del cittadino. Non esistono libertà, privacy, diritti; le leggi precludono categoricamente ogni svago a grandi e piccini.
Noi interpretiamo una sorta di amministratore di condominio mandato dal governo in missione di sorveglianza. Saremo responsabili di cosa accade nella palazzina a quattro piani assegnataci e dovremo occuparci nell’atto pratico di spiare i nostri coinquilini, stilarne dei profili e denunciarne poi eventuali attività sospette alle autorità. Un compito senz’altro ingrato, giacché spesso saremo messi di fronte a scelte morali di enorme importanza. Aiutare i condomini rischiando ripercussioni anche gravi oppure inguaiarli per il bene della nostra famiglia? Corrompere i pubblici ufficiali o assisterli nelle loro spedizioni punitive? Queste e tante altre decisioni spetteranno solo a noi.

Ma veniamo alla struttura di gioco. Come già detto nell’incipit, il gameplay di Beholder si rifà abbastanza apertamente a quello dell’ottimo This War of Mine. Potremo muoverci liberamente per la palazzina e il seminterrato interagendo con familiari e conoscenti, svolgere vari tipi di missioni, effettuare acquisti e persino installare telecamere negli appartamenti altrui al fine di assicurare il rispetto delle leggi. Il tutto con pochi semplici click del mouse.
Gli obiettivi legati alla storia principale non sono molti e consisteranno quasi sempre nell’inchiodare un coinquilino, altrimenti nel racimolare ingenti somme di denaro per sostenere le spese familiari purtroppo soverchianti in ogni playthrough. Sì, perché non basterà una sola partita per farsi un’idea precisa del titolo nella sua interezza. E’ possibile raggiungere diversi finali, tra cui due ideali ed altri fallimentari, a seconda del comportamento tenuto in game.
Bisogna riflettere a lungo prima di agire, valutando con attenzione le possibili conseguenze delle nostre azioni. Il motto degli assassini, “nulla è reale, tutto è lecito”, si contrappone con forza alla filosofia di Beholder. Perché? In breve perché l’onestà non paga: questo possiamo affermarlo con estrema sicurezza.
Infatti, a causa dell’esosità cronica del gioco, numerose missioni potranno essere superate solo a via di ricatti e mazzette. Esiste un minimo di bivio morale ma non aspettatevi di poter finire Beholder con la coscienza intatta, sarebbe abbastanza utopico.

Beholder

Ne segue che la via del truffaldino, proprio come nel mondo reale, si rivela la più semplice. Mantenersi puliti richiede dei sacrifici troppo grandi e, per quanto realistico, non costituisce per noi uno stile di gioco attuabile.
Non neghiamo sia un’esperienza particolarissima dal punto di vista delle sue tematiche e storie di fondo, attenzione. Il problema, però, risiede proprio nell’eccessivo realismo che, a differenza di This War of Mine, sfocia nella frustrazione. Missioni impossibili e spese sovrumane fioccano senza sosta una dopo l’altra e determinano spesso il game over, a volte inevitabile.
La ripetitività di certi eventi, poi, non aiuta, mostrando rapidamente i limiti contenutistici di Beholder, finito in circa 4 ore.
Per quanto riguarda comparto tecnico e sonoro il titolo vanta invece una discreta qualità impreziosita da un art style azzeccatissimo. Gli scenari in 2D sono credibili e dettagliati, mentre i personaggi simpatici omini neri somiglianti alle umanità di Dark Souls. Uno stile davvero espressivo insomma, con il plus di una soundtrack di buon livello peraltro scaricabile gratuitamente.

In sintesi
Allo stato attuale Beholder soffre un po’ la carenza di contenuti, eppure la sua peculiarità riesce a lasciare il segno. Il gameplay ragionato, impegnativo, talora frustrante, mette tutto nelle mani del giocatore senza mezzi termini, affidandogli responsabilità di ogni genere, dalla routine alle questioni di vita o di morte.
Il sistema, comunque, avrebbe bisogno di essere rivisto almeno nell’aspetto economico abbassando le richieste pecuniarie in alcune missioni, parecchio proibitive. Ignorate queste mancanze, lo strategico di Alawar risulta in qualche modo appagante anche nella sua tetra oppressività e realismo estremo.
Ne consigliamo quindi l’acquisto in saldo (7,99€ al 20%), fermo restando che anche a prezzo pieno rappresenta una valida scelta.
Valutazione scala 1/10

7.0
+ Giuste fonti d’ispirazione
+ Gameplay complesso e ricco di possibilità
+ Orwelliano nel vero senso del termine
+ Grafica e sonoro convincenti
– Pochi contenuti, poca rigiocabilità
– Missioni a volte proibitive
– Bivio morale in realtà illusorio
– Può diventare ripetitivo dopo poco tempo

*Recensione basata su una copia promo fornita dal publisher*

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