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Recensione: Tyranny – Obsidian sinonimo di qualità

Chi conosce Obsidian non ha bisogno di venire convinto sulla qualità dei suoi prodotti. I giochi di ruolo creati dal celebre sviluppatore si sono sempre contraddistinti per un grande amore verso il passato e la tradizione.
Tyranny è il nuovo progetto a cui il team ha lavorato dopo il grandissimo successo di Pillars of Eternity e delle sue espansioni, prodotto che ha saputo saziare la fame di giochi di ruolo vecchio stile pur senza disdegnare qualche gradita novità, e immergendo il tutto in un design da favola.
Con Tyranny le cose non sono in fondo molto diverse, del resto Obsidian conosce bene i campi in cui eccelle. E’ giusto sfruttare una stoffa del genere per continuare a offrire prodotti di altissima qualità.

Tyranny

Uscita 10 Novembre 2016
Lingua Inglese
Piattaforme PC
Versione recensita PC
Prezzo al lancio 41,99€

Niente eroi armati di cappa e onore, in Tyranny il male ha già vinto, domina sul mondo intero. Non è che tutto sia diventato un inferno, alla fine si riesce a vivere anche sotto dittatura. Si tratta di fare dei compromessi, di vivere con qualche difficoltà in più, di scegliere ciò che è più conveniente invece di ciò che è più giusto. Con un inizio del genere è facile immaginarsi una storia che si dipana in maniera piuttosto diversa rispetto ai giochi di ruolo canonici.
La trama si dispiega attraverso un gran numero di testi e conversazioni, quindi mettetevi bene in testa che c’è parecchio da leggere. Del resto il lore e la trama sono due degli elementi più affascinanti di questo prodotto. Purtroppo è tutto in inglese, dunque se non avete una buona conoscenza della lingua sarete tagliati fuori. E’ un peccato, ma considerato il budget a disposizione sarebbe stato difficile localizzare il gioco anche per il nostro mercato.

Tyranny ci mette nei panni di un Fatebinder al servizio del cattivone della situazione. Il nostro lavoro sarà quello di far rispettare la sua legge, controllare l’operato dei Signori locali e se possibile farli cooperare garantendo una situazione di stabilità per il nostro oscuro padrone.
Durante il gioco controlleremo un team di personaggi (massimo quattro per volta) godendo di una grandissima libertà di scelta. Come ci si aspetta da Obsidian la storia e le relazioni si modificano sensibilmente in base alle decisioni del giocatore.
In tantissimi frangenti potremo decidere come comportarci, accompagnando il male dominante in una forma più o meno evidente. In fondo in Tyranny la situazione è già ben delineata, c’è poco spazio per gli eroi, e scegliere il bene non è vantaggioso.
Ci sono due fazioni principali, e il Fatebinder potrà decidere di restare neutrale o favorirne una piuttosto che l’altra. Questa scelta avrà ripercussioni enormi, e determinerà tra l’altro le aree che potremo esplorare durante l’avventura.
Le innumerevoli possibilità offerte dalla storia, la miriade di strade possibili e i tanti bivi narrativi garantiscono una rigiocabilità notevolissima, oltre a un livello di immedesimazione che davvero fa respirare aria di “gioco di ruolo” vecchio stampo.
Giusto per dare un esempio, non solo la trama e le aree esplorabili cambieranno in base al nostro operato, ma anche le abilità nostre e dei compagni varieranno in base ai rapporti che costruiremo con loro. Si parla di skill sia attive che passive, tutte concettualmente consequenziali ai comportamenti del Fatebinder.

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Il sistema di combattimento è più o meno simile a quello di Pillars of Eternity. In qualsiasi momento potremo mettere in pausa per dare il nostro apporto strategico, scegliere chi debba attaccare chi e quali abilità utilizzare. L’interfaccia di gioco non è il massimo nel dare informazioni rapidamente, ma le cose sono migliori rispetto al precedente lavoro di Obsidian. Il merito va ricercato nella più evoluta intelligenza artificiale dei compagni, a cui potremo affidare dei preset (stance da combattimento) che favoriranno determinate azioni piuttosto che altre.
Esiste sempre una certa tendenza al micro management, ma è accettabile.
Il sistema di progressione prevede il classico albero delle abilità, la possibilità di investire punti tra innumerevoli statistiche e la creazione di nuovi incantesimi con un sistema di crafting che funziona.
La sensazione è di avere a che fare con un gameplay tutto sommato tradizionale ma piuttosto raffinato. In generale si nota un deciso passo avanti rispetto a Pillars of Eternity, il che è un bene. Non si rivoluziona insomma il genere, ma ciò che c’è è molto solido.

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Tyranny si presenta piuttosto bene dal punto di vista visivo. E’ molto diverso dal precedente lavoro di Obsidian, ci sono meno colori e meno luce. La direzione artistica è riflesso di un mondo governato da un dittatore, come se non ci fosse spazio per la speranza. La scelta è azzeccatissima, il paesaggio brullo e l’aridità comunicano sconforto e una totale assenza di gioia.
Un buon numero di ambientazioni interne risultano però fin troppo povere di dettagli, vittime di un budget ridotto. C’è a nostro avviso troppa disparità tra esplorazione all’aperto e le fasi in cui curioseremo nelle abitazioni.
Lo sviluppatore ha svolto un lavoro eccellente per quanto riguarda elementi particellari e animazioni dei personaggi. Queste ultime risultano sempre fluide grazie a un quantitativo di frame più che generoso, ma ci sono delle mancanze tecniche. In particolare, il gioco offre il fianco a parecchi bug, che ci auguriamo possano essere presto corretti. Capita ad esempio che intere sequenze di animazioni (combo) non partano e che il personaggio resti immobile.
Abbiamo notato problematiche simili anche negli effetti sonori, che tante volte non si attivano a seguito degli impatti. Mancanze non gravissime, ma comunque mancanze.
La colonna sonora è di ottima qualità, epica, densa nelle emozioni. Meno positivo il discorso per quanto riguarda i doppiaggi, altalenanti. I protagonisti godono di buone interpretazioni, ma molti NPC sono stati trattati con minor cura.

In sintesi
Tyranny è un gioco di ruolo vecchio stile che parte da una premessa originale e che sfrutta tutta l’esperienza dei suoi creatori. Propone un mondo dominato dal male, ci mette negli scomodi panni di un giudice e giustiziere invitandoci a prendere decisioni che riflettono la complessità e l’amarezza dell’universo creato da Obsidian. La solidità della storia e la moltitudine di strade percorribili donano un feeling davvero ruolistico all’intera produzione. Il gameplay non stravolge i canoni del genere, ma risulta piacevole e superiore rispetto a quanto visto in Pillars of Eternity, proponendo un’intelligenza artificiale soddisfacente e un sistema di progressione legato alle nostre decisioni morali.
Le piccole mancanze tecniche non scoraggiano più di tanto un prodotto che sarà certamente apprezzato da tutti gli amanti di Baldur’s Gate e compagnia.
Valutazione scala 1/10

8.5
+ Si respira un’aria davvero “di ruolo”
+ Idea di partenza ottima e sviluppata molto bene
+ Trama solida
+ Tantissime variabili e possibili evoluzioni
+ Sistema di progressione basato sulle scelte morali affascinante
+ Netto miglioramento nel gameplay rispetto a Pillars of Eternity
+ Ottima rigiocabilità
+ Direzione artistica allineata con storia ed emozioni
+ Bella colonna sonora
– Interamente in inglese, c’è tanto da leggere
– Interfaccia migliorabile
– Poca varietà tra i nemici
– Mancanze tecniche sia video che audio

*Recensione basata su una copia acquistata dalla redazione*

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