[Recensione] Woolfe: The Red Hood Diaries – Cappuccetto Rosso sangue

Data di Uscita 17 Marzo 2014 Lingua Inglese
Piattaforme PC Versione provata PC

Nel mondo dei videogame, si sa, le idee più originali arrivano ormai dal settore indie e più precisamente dalle arcinote piattaforme di crowfunding.
Molti developer a corto di budget, infatti, decidono spesso e volentieri di riunirsi in piccoli gruppi e realizzare giochi più o meno ambiziosi il cui destino verrà deciso dall’utenza, riuscendoci nella maggior parte dei casi.
Woolfe: The Red Hood Diaries è un action/platformer kickstartato nel corso del 2014 che ha subito visto la luce di Greenlight ottenendo un discreto successo e venendo rilasciato su Steam al modico prezzo di 9,99€.
Scopriamo insieme se li vale o meno.

Woolfe – The Red Hood Diaries

Il setting è piuttosto atipico e ricalca, per certi versi, quanto visto in Alice e Alice: Madness Returns; l’idea di remixare un classico fiabesco risulta senza dubbio interessante e conferisce carattere all’intera produzione, che si fregia di un ottimo design di personaggi e ambientazioni in pieno stile dark fantasy.

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Il mondo di Ulrica soffre la tirannia di Woolfe, cattivone in giacca e cravatta colpevole di aver portato all’eccesso l’industrializzazione del proprio paese sostituendo la manodopera umana con quella robotica e deturpando il paesaggio circostante in modo quasi irreparabile.
Le vicende si aprono con Red Hood, figlia di un ex dipendente dell’azienda di Woolfe, che giura di voler compiere la sua vendetta contro il malvagio boss, ritenuto responsabile della misteriosa morte sul lavoro del padre.
Questi i preamboli di una trama dalle grandi potenzialità ma nel concreto molto sbiadita, mancante di dettagli e incoerente nelle fasi finali: siamo di fronte a degli errori di sceneggiatura un tantino grossolani che compromettono la comprensione delle vicende narrate e del passato della protagonista (gradevole ma spesso autrice di freddure davvero deprimenti).

Sul versante gameplay non si annoverano particolari aggiunte alla già rodata formula dei platformer con puzzle ambientali; gli spostamenti sono fluidi, così come i salti e le arrampicate, anche se talvolta la telecamera automatica pecca di imprecisione nascondendo porzioni di scenario e provocando inaspettati pitfall che costringono a ripetere intere, tediose, sezioni.
I livelli, dal canto loro, sono piuttosto piccoli e dalla struttura eccessivamente lineare per fornire una vera e propria esperienza di esplorazione, sminuita dalla presenza di un solo tipo di collezionabile celato in modo grossolano dietro scatole o pontili.

Insomma, le fasi di platforming in sé risultano per lo meno accettabili ma il sistema di checkpoint e l’instadeath possono rivelarsi parecchio frustranti.
Per quanto riguarda gli scontri, Red può contare su un’unica arma, un’accetta, dalle funzionalità basilari: attacco leggero, attacco pesante e quattro combo speciali che consumano il mana della situazione, ottenibile insieme alle mele curative uccidendo i nemici; il tutorial, tra le varie omissioni, manca persino di avvertire l’utente della possibilità di eseguire capriole per evitare i colpi degli avversari.
Il problema di tale combat system risiede soprattutto nella mancanza di tecnicismo, visto e considerato che basta uno spam di attacchi leggeri per distruggere qualsiasi minaccia in assoluta scioltezza, sebbene non ci sia modo di “targettare” i mob o verificare di averli, in effetti, colpiti.
Casualità e button mashing, dunque, corroborati dall’assenza di criterio da parte dell’IA avversaria la quale non si accorge della nostra presenza a meno di incontri frontali, rendono le sezioni stealth brevi passeggiate in mezzo alla natura.
C’è anche la possibilità di evitare ogni sorta di conflitto con la semplice pressione del tasto dedicato alla corsa in modo da arrivare subito e senza problemi al checkpoint successivo.
Le boss fight, infine, oltre che numericamente esigue e qualitativamente scadenti, mettono a dura prova la pazienza del giocatore a causa di infelici scelte di design, obiettivi poco chiari ed assenza di una calibrazione della difficoltà.

Chiudiamo parlando di comparto tecnico, più che mai altalenante.
Guardato nel suo insieme, il titolo sfoggia un look niente male che ha nei colori e nel sistema di illuminazione i suoi punti cardine ma, esaminato in dettaglio, mostra carenze e limiti tecnici (texture in bassissima risoluzione, modelli non esaltanti, animazioni a metà – i personaggi non muovono la bocca mentre parlano – e diversi bug di intensità oscillante).
La soundtrack sembra abbastanza ispirata e regala momenti di immersione degni di nota, specialmente durante le prime fasi di gioco che, complice l’assenza di combattimenti, scorrono alquanto egregiamente.
Il difetto principale resta comunque la longevità risicatissima: una run completa può durare anche meno di 2 ore e il finale, dotato di cliffhanger studiato ad arte, obbliga in un certo senso gli utenti ad acquistare la parte successiva, già prevista nel progetto presentato su Kickstarter.

Conclusioni
Pur non essendone all’altezza, Woolfe: The Red Hood Diaries è un titolo indubbiamente affascinante per chiunque abbia apprezzato la saga di American McGee.
Le sue atmosfere cupe e ovattate, i personaggi controversi – ma statici – e una soundtrack appropriata avvicinano la produzione di GRIN al traguardo sperato, capitolando tuttavia a causa di una trama mal sviluppata, una sceneggiatura a dir poco carente, un combat system appena abbozzato, una linearità disarmante e, non ultima, una durata esigua che spreca buona parte delle potenzialità del gioco.
+ Stile e carattere a sufficienza
+ Buona veste grafica e sonora
– Trama inconsistente, ricca di errori di scrittura e buchi
– Sistema di combattimento semplicistico
– Alcuni screzi tecnici
– Troppo breve e lineare

Metascore 56/100
Woolfe – The Red Hood Diaries | Steam | 9.99€

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