Ubisoft ha alzato il velo su The Division 2, mostrandolo in forma giocabile durante l’E3 2018. Il colosso francese ha dimostrato più e più volte di essere in grado di supportare i propri videogame sul lungo periodo, risolvendo gran parte delle problematiche del primo capitolo che, col tempo, è diventato un prodotto solidissimo.
The Division 2 ovviamente non dovrà cadere di nuovo negli stessi errori, è importante che Ubisoft dimostri di aver imparato la lezione.
Quanto visto nella demo lascia ben sperare da una parte. Dispiace però dire che alcuni elementi critici del primo capitolo non sembrano essere stati risolti né presi minimamente in considerazione. Ma procediamo con ordine.
The Division 2 è ambientato a Washington, un setting totalmente diverso rispetto al passato. Dal punto di vista estetico non saremo più immersi nella neve. Qui c’è molta più varietà negli scenari, che nella maggior parte dei casi sono soleggiati. C’è ovviamente il contesto urbano, ma la vegetazione ha in parte reclamato ciò che un tempo le apparteneva, quindi troveremo luoghi immersi nel verde. E’ un piacevolissimo cambio di registro rispetto alla monotonia del capitolo precedente.
La diversa ambientazione ha anche permesso un approccio diversissimo in termini di level design. New York era dominata da palazzi e grattacieli che ci imponevano quasi sempre di muoverci attraverso le vie della città. A Washington gli spazi sono molto più aperti, non ci si sente bloccati nelle strade cittadine, e gli sviluppatori hanno sfruttato senza troppi complimenti le possibilità offerte dal setting.
Le aree dove combatteremo sono più simili a grosse arene, disseminate di coperture e ripari. Ci si muove molto di più, il terreno di scontro può essere letto e interpretato in tanti modi. Non c’è in pratica quel senso di claustrofobia che di tanto in tanto percepivamo nel primo capitolo, quando i nemici avanzavano verso la nostra posizione e non avevamo modo di effettuare manovre difensive.
Lea nuova ambientazione di The Division 2 porta una ventata d’aria fresca al gameplay
Se l’ambiente circostante sembra essere notevolmente migliorato, lo stesso non può dirsi dell’intelligenza artificiale, che continua ad apparire pessima. Ho notato che i nemici tendono a passare più tempo dietro le coperture, ma l’atteggiamento estremamente aggressivo e totalmente insensato visto nel primo gioco è presente anche qui.
I cattivi di turno avanzano verso la nostra posizione senza preoccuparsi del fatto che vengono crivellati di colpi, abbandonano i propri ripari e passeggiano in bella vista sparacchiando qualche colpo, mentre ovviamente vengono impallinati in maniera impietosa. Sono esattamente gli stessi difetti del primo gioco, che poi sono esattamente gli stessi difetti della stragrande maggioranza dei giochi Ubisoft del passato recente.
Fortunatamente gli spazi più ampi permettono di arginare almeno in parte questo problema. Non dovremo starcene fermi ad aspettare che il nemico arrivi in uno scontro di DPS, né arretrare come se fossimo all’interno di un corridoio. Adesso sarà possibile accerchiare l’avversario, spostarsi in più direzioni ed elaborare strategie di difesa o di attacco col resto del gruppo. Se quindi da una parte l’intelligenza artificiale è rimasta pressoché identica, l’ambientazione rinnovata è diventa strumento per rendere l’esperienza più creativa e divertente.
Nella demo mostrata all’E3 si partecipava a un evento endgame per personaggi di livello 30, dopo la conclusione della Campagna, chiamato Control Point. Sono attività che si attiveranno sulla mappa periodicamente, e a cui saremo liberi di partecipare o meno.
Gli sviluppatori volevano che The Division 2 potesse contare su un mondo più vivo rispetto al primo capitolo. Hanno dichiarato che adesso le ambientazioni non sono semplici luoghi dove muoversi dal punto A al punto B per completare una missione. Potremo imbatterci in NPC utili, ritrovarci nel bel mezzo di uno scontro a fuoco, partecipare ad eventi casuali e non dipendenti dalla nostra presenza.
In The Division 2 fa più caldo, i cappellini non servono più
In Control Point ci ritroveremo quindi in uno spazio di dimensioni piuttosto generose, dove dovremo resistere ad ondate successive di avversari che cercheranno di farci la pelle. Una serie di NPC combatteranno dalla nostra parte, o meglio, saremo noi a combattere dalla loro. Se riusciremo a vincere questi potranno infatti ringraziarci in vari modi. Potremo ricevere dei loot, materiali, o magari ricevere delle missioni addizionali. In pratica ci sarà sempre un qualche tipo di ricompensa, anche se bisogna capire sia quanto sarà elevato il livello di difficoltà, sia se i loot saranno unici.
E’ comunque un’attività endgame che sarà presente fin dal lancio, il che è decisamente un bene, considerato quanto fosse vuoto il primo capitolo al momento della release.
Con la demo abbiamo appreso anche delle specializzazioni di The Division 2. Queste permettono di sbloccare armi e abilità addizionali che modificano il gameplay e aggiungono un tocco di strategia alle configurazioni dei party. Non sono vincolate al personaggio stesso, quindi potremo cambiare specializzazione in qualsiasi momento.
Una delle specializzazioni ci darà accesso a un fucile di precisione calibro 50, un’arma in grado di perforare le corazze così come la carne degli avversari. I proiettili attraverseranno i nemici senza troppi complimenti, con la possibilità di colpirne più di uno alla volta, se saranno messi sulla stessa linea. Un’altra specializzazione ci permette di usare un drone d’assalto armato di fucile automatico, assolutamente letale. Lo abbiamo visto andarsene in giro a fare una strage, attirando al tempo stesso le attenzioni degli avversari. Potremo selezionare manualmente quali nemici prendere di mira e inviare poi il nostro quadricottero all’attacco.
Quale che sia la specializzazione scelta, avrete bisogno di utilizzare munizioni speciali per sfruttare queste armi, munizioni che saranno contenute all’interno di specifiche casse blu.
L’uso delle coperture sarà ancora fondamentale in The Division 2
Tutte le risorse a nostra disposizione saranno utili nell’abbattere i nuovi avversari progettati per noi dagli sviluppatori. In The Division 2 si vuole dare più importanza alle corazze e alle armature. I nemici con equipaggiamento pesante dovranno essere indeboliti, ovvero dovremo crivellarli di colpi fino a fargli saltare qualsiasi protezione abbiano addosso. Ci sono degli effetti grafici chiari, vedremo fisicamente pezzi di armatura che si staccano, il nemico si scoprirà in maniera graduale. E’ una feature gradevole, c’è un maggior senso di soddisfazione.
Durante uno di questi scontri abbiamo notato anche l’utilizzo di una nuova arma che sembra piuttosto interessante. E’ molto simile alla gloo gun di Prey, una specie di fucile che spara schiuma a espansione ad asciugatura rapida, quella usata per isolare gli appartamenti. E’ uno strumento utilissimo per bloccare gli avversari sul posto, ma ovviamente anche i nemici potranno utilizzarlo su di noi. Se fossimo colpiti dovremo liberarci rompendo la schiuma solidificata o chiedendo ai compagni di assisterci. Molto carino.
Altro elemento importante di cui parlare è il sistema di monetizzazione. The Division 2 sarà ovviamente un nuovo game as a service, dunque i soldi entreranno nelle casse del publisher anche attraverso le micro transazioni. Per fortuna Ubisoft è riuscita ad essere lungimirante in tal senso, allontanandosi dalle pratiche assurde di Bungie e decidendo di offrire DLC ed espansioni senza alcun costo addizionale.
L’azienda ha confermato che il primo anno saranno infatti rilasciati tre DLC contenutistici, che aggiungeranno attività endgame, scenari, missioni e ovviamente loot in più. Tutti i giocatori avranno accesso ai DLC immediatamente e senza dover spendere un centesimo in più.
The Division 2 offrirà i DLC in forma totalmente gratuita
Questa è una strategia vincente, perché permette di mantenere alto l’interesse degli utenti sul lungo periodo. Se so che un gioco di mio gradimento ha appena ricevuto un’espansione gratuita, è molto probabile che io voglia installare di nuovo quel gioco e provare i nuovi contenuti, anche se magari avevo perso interesse nel corso dei mesi. Questo crea nuovi potenziali acquirenti per il sottobosco delle micro transazioni, che da solo sarà certamente in grado di mandare avanti la baracca e permettere di supportare lo sviluppo di contenuti addizionali. Kudos ad Ubisoft per aver capito che Season Pass e DLC a pagamento sono assolutamente dannosi, quando vuoi puntare a un game as a service.
Volendo tirare le somme, quanto visto su The Division 2 fino a questo momento lascia ben sperare. E’ imperativo che Ubisoft non commetta gli stessi errori del predecessore in merito alle attività endgame, non vogliamo che si presenti una nuova situazione stile Destiny 2.
L’elemento che mi ha più fatto storcere il naso è l’intelligenza artificiale che rasenta ancora lo zero, come dico da un pezzo Ubisoft dovrebbe davvero investire in questo campo e migliorare le performance dei suoi cattivi. Che si parli di The Division, di Far Cry o di Assassin’s Creed abbiamo sempre a che vedere con avversari imbecilli e assolutamente non credibili, è una cosa che uccide l’immersione del giocatore.
Auguriamoci che l’azienda ascolti le richieste dei giocatori e che instauri un dialogo a lungo termine com’è riuscita a fare col prima capitolo.