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Videogiochi: ovvero le altre vaccate della settimana

Gli ultimi giorni nel mondo dei videogiochi sono stati piuttosto agitati. Tra publisher in preda a crisi mistiche, accuse di discriminazione e altre controversie legate alla giustizia sociale, di considerazioni pregne di sarcasmo potremmo farne a bizzeffe. Non che non l’avessimo già fatto, almeno in parte, nelle ultime pubblicazioni su YouTube e qui sul sito. Purtroppo non essendo degli automi abbiamo per forza di cose dovuto tralasciare alcune notizie succulente per ragioni di tempo. Notizie che definiremmo “vaccate”.

Ma niente paura perché rimediamo subito. Con questa rubrica, che rilasceremo a cadenza settimanale o giù di lì, cercheremo di coprire gli argomenti “secondari” a nostro avviso più interessanti nella scena dei videogiochi. Per la serie “Le altre vaccate della settimana”, oggi parleremo di censure in Battlefield V, licenziamenti in Riot Games, casting tristissimi per la serie Netflix di The Witcher, PR disastrosi e recensioni ridicole nell’occhio del ciclone.

Dragon Quest XI & SNK Heroines: recensioni bizzarre

Iniziamo proprio da queste ultime, per ricordarvi ancora una volta quanto siano credibili questi straordinari giornalisti settoriali. I videogiochi in esame sono due: Dragon Quest XI (che stiamo recensendo) e SNK Heroines Tag Team Frenzy. Il primo ha ricevuto lodi da quasi la totalità della critica e, almeno finora, ci sembra effettivamente un buon titolo. La pensa pressappoco allo stesso modo anche IGN, che però nella sua valutazione fa pesare parecchio la presenza di ragazze vestite da conigliette e alcuni contenuti umoristici riguardanti i famosi puff-puff, metafora per i rapporti sessuali creata da Akira Toriyama in persona.

Niente di tutto ciò è una novità per i fan di Dragon Quest, abituati a tematiche adulte e fanservice fin dagli albori. Il redattore, tuttavia, si sente offeso da questa presunta sessualizzazione. Chissà, forse era il suo primo gioco della serie, oppure è stato semplicemente sorpreso dalla mamma a guardare le conigliette troppo da vicino. Un po’ come il genio di Critical Hit che ha dato a SNK Heroines un bel 3,5/10 perché “oggettifica” le donne. E no, non è uno scherzo. Tra l’altro quel gioco non fa neanche così schifo come vogliono farvi credere gli altri critici. Insomma, ragazzi, ‘sta roba si commenta da sola.

Dead or Alive 6 ha troppe tette per il mondo dei videogiochi

E a proposito di commenti, da un po’ di tempo il brillante Yohei Shimbori di Team Ninja sta contribuendo a distruggere Dead or Alive 6 ancor prima della sua uscita. In numerose interviste con siti di videogiochi bigotti e bacchettoni ha dichiarato fieramente che lo studio vuole liberarsi del fanservice e focalizzarsi sulla realizzazione di un picchiaduro serio e realistico, addirittura al livello di eSport. Sappiamo che state sorridendo, è una reazione normale. Dead or Alive un picchiaduro serio e realistico significherebbe stravolgere completamente i principi alla base di questo franchise. Contenti loro…

dead or alive 6 videogiochi

Le tette di Dead or Alive sono un problema gravissimissimo

Caruccio quando parla di seguire le mode mondiali (tipo il femminismo) e rendere i personaggi simili per design agli eroi Marvel. Sulla sua lista desideri anche la “de-sessualizzazione” dei corpi femminili e il cambio di motore grafico dal vecchio e, come lo definisce lui, cartoonesco Soft Engine alla schifezza usata per Dynasty Warriors 9. Indovinate la reazione dei fan, decisi a boicottare il gioco e procurarsi invece Soul Calibur VI. Quello almeno non cede ai ricatti di femministe e guerrieri sociali e mostra corpi sensuali e scolpiti senza paura di ripercussioni. Siamo messi male se persino i giapponesi vengono contagiati dal virus del politicamente corretto. Molto, molto male.

Netflix cerca di uccidere The Witcher

Passiamo ad altro che è meglio. Nel fantastico mondo di Netflix, dove le poche serie decenti vengono rovinate alla velocità della luce, abbiamo un’altra vittima. Si tratta, purtroppo, della serie dedicata a The Witcher. Se negli scorsi giorni avevamo gioito per l’ottima scelta di Henry Cavill nel ruolo di Geralt, ora stringiamo i pugni per l’ennesima infiltrazione politica social justice warrior. Sembra che il casting per Ciri sia stato indirizzato solo verso donne asiatiche, nere o comunque facenti parte di minoranze etniche. Già, avete capito bene: Ciri non sarà più bianca.

Il presentimento negativo l’avevamo avuto alle prime uscite pubbliche dello studio di produzione, con foto e tweet contro l’attuale amministrazione americana e la campagna pro-immigrazione sponsorizzata sempre attraverso i social. Perché giustamente ormai tutti devono fare gli attivisti, anche i creatori di show in televisione. A questi tizi non possiamo che augurare buona fortuna nella loro crociata, probabilmente destinata a fallire. Moltissimi fan hanno già espresso il proprio disappunto per la decisione di modificare l’etnia di Ciri e noi ci uniamo al coro delle critiche. Meno male che lì dentro c’è anche Sapkowski, furioso nei confronti di CD Projekt perché avrebbe storpiato il contenuto dei suoi libri con i tre bellissimi videogiochi dedicati a Geralt e compagni. Coerente, non c’è che dire.

friends netflix

Attendiamo il reboot di Friends di Netflix

Riot Games licenzia i due geni feminazi

Ora, invece, una buona notizia. Ricordate il tizio di Riot Games autore dei tweet discriminatori nei confronti degli uomini bianchi? Ne avevamo parlato in un articolo qualche giorno fa. Ebbene, udite udite, è stato licenziato insieme a un altro geniaccio in seguito ai pesanti insulti rivolti ai giocatori maschi di League of Legends. Tra le loro perle ricordiamo un “avete troppi privilegi”, “detenete il potere quindi vi discriminiamo” e “fottiti” a utenti che stavano cercando di discutere con toni pacati. Se non ci credete guardate voi stessi i tweet.

Onestamente di fronte a roba simile rimaniamo soltanto esterrefatti. Si può essere tanto stupidi da lasciarsi andare a simili dichiarazioni sui social in modo tanto superficiale? D’accordo, il tutto è partito dalla cappellata di Riot nel vietare l’accesso alle conferenze sui videogiochi e game design del PAX agli uomini ma se hai proprio bisogno di sfogare tristezza e rabbia represse vai a fare kickboxing e lascia perdere i social network. Quantomeno un pizzico di buonsenso aziendale, in Riot, sembra esistere ancora. Sì, sapete, il buonsenso di mandare a casa chi offende gratuitamente i clienti, quelli grazie a cui si guadagna.

Battlefield V continua a scavare

Concetto, questo, andato perduto in casa DICE ed Electronic Arts. Parliamo ancora una volta dell’entusiasmante Battlefield V, che non smette di sollevare polemiche. Vittima di una campagna di marketing fallimentare, il titolo diventa più ridicolo ogni giorno che passa. Il fatto? Beh, in pratica dei beta tester hanno scoperto che la chat del gioco (nonché lo stesso Origin) censura delle parole piuttosto singolari. Ve ne elenchiamo alcune in modo che possiate farvi due risate. Dunque: white man, Titanfall, cunt, jew, nazi, DLC, eat salad, lag, laggy, eat pant, nuts, Goddamn e defend. Tralasciando i meme tipo eat pant (sarebbe il “ciucciati il calzino” di Bart Simpson) e i nonsense assoluti come defend, altri termini bannati hanno davvero del clamoroso.

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Perché censurare la parola “uomo bianco” e lasciare “uomo nero” intatto? Razzismo? Discriminazione? Pazzia? Ottima scelta anche rimuovere “nazista” da un gioco sulla seconda guerra mondiale, nonostante i risvolti fantasy. Hanno poi censurato DLC ma non free DLC. Quando si dice rispetto per il consumatore. Noi davvero non riusciamo a capire se in DICE siano seri o se ci stiano trollando brutalmente. A questo punto viene da chiedersi se nella versione finale aggiungeranno alla lista nera le parole “loot box”, “season pass”, “accuratezza storica” e “ignoranti” in onore di Soderlund. EA sa essere deprimente, non si discute, ma negli ultimi tempi continua a regalarci momenti di grande divertimento. Se volevano aumentare quell’85% di gap nei preordini con Black Ops 4, diremmo che ci stanno riuscendo perfettamente.

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