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Pit People – Recensione

Pit People segna il ritorno sulla scena dei ragazzi di The Behemoth, studio americano che molti di voi conosceranno per titoli come Castle Crashers e Battleblock Theater. È piacevole notare come l’inconfondibile stile grafico cartoonesco e il folle umorismo siano rimasti sostanzialmente inalterati rispetto al passato ed in effetti già dai primi trailer era impossibile non indovinare chi fosse lo sviluppatore. Stavolta, però, ci si distanzia parecchio dalle scorse produzioni in termini di gameplay. Abbiamo infatti tra le mani un GDR a turni con elementi strategici, strutturato in modo simile a The Banner Saga. Si viaggia in carovana, si combatte, si livella e si espande il proprio team. La differenza principale è che Pit People non sa cosa significhi prendersi sul serio.

Pit People

Raccontarvi razionalmente la trama del gioco sarebbe come cercare di decifrare un capolavoro d’arte moderna rimanendo seri, cioè arduo. Ma noi ci proviamo lo stesso. In pratica il giocatore interpreta un contadino costretto alle armi dalla distruzione della sua fattoria ad opera di un orsetto di peluche gigante che piomba sulla terra portando stragi e pestilenze insieme a ciclopi col parruccone, unicorni corazzati, cupcake parlanti e pappagalli muscolosi. Come dite? Hanno preso spunto da Metal Gear Survive? Probabile, parliamo in entrambi i casi di un assoluto nonsense. In questo, fortunatamente, l’autoironia è del tutto intenzionale e in linea di massima l’avventura sa regalare momenti piuttosto esilaranti.

Pit People – Video Recensione

Ciò anche grazie a un comparto artistico da webtoon incline ai meme che dona personalità al gioco. Sia l’aspetto grafico che quello sonoro vanno perfettamente di pari passo nella creazione di un mondo animato paragonabile per certi versi ad Adventure Time e Rick and Morty, dunque intrigante nella sua totale follia. E tutto, dai menu alle interfacce, sembra pervaso da un forte spirito creativo. Colori accesi, forme tondeggianti e caratteri stilizzati rendono ottima la presentazione di Pit People. Ovviamente parliamo solo dell’aspetto grafico, perché per quanto concerne il gameplay non si può essere altrettanto entusiasti.

Dicevamo che la struttura segue più o meno quella di The Banner Saga, infatti avremo modo di gestire squadra e risorse in modo approfondito prima di lanciarci in frequenti scontri a turni (con visuale isometrica) nelle arene bidimensionali suddivise in esagoni. Il combat system è alquanto semplicistico. Basta cliccare sul personaggio e spostarlo in direzione del nemico per attaccare. Eventuali scudi effettueranno la parata in via del tutto automatica, e randomica. Di casuale c’è anche il targeting in caso di nemici multipli adiacenti alla stessa casella, scelta che francamente non abbiamo compreso in quanto aggiunge altro fattore C a un sistema già per niente profondo.

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Pit People non convince al 100%

Non c’è una chiara distinzione di cosa gli avversari possano fare nel proprio turno. Capita di ricevere tra i due e i quattro colpi nel corpo a corpo e tra i cinque e i dieci dalla distanza. Sembra che molto sia stato lasciato al caso e pianificare strategie, nella maggior parte delle situazioni, appare improbabile. Tra l’altro i combattimenti, oltre ad essere scialbi in senso meccanico, si protraggono per troppo tempo a causa dell’eccessiva salute conferita a entrambi gli schieramenti. Di conseguenza ci si stanca presto e, non a caso, gli sviluppatori hanno inserito coop locale/online e l’auto-risoluzione delle battaglie (funzione che però si limita a velocizzare il tutto in stile Football Manager anziché dare subito un risultato). Paradossale divertirsi più guardando le cutscene che giocando. Non siamo mica in un musou!

Per fortuna almeno il sistema di progressione e quello relativo al reclutamento di nuovi personaggi funzionano egregiamente. Avremo un’intera città a disposizione in qualità di hub dove troveremo varie strutture dedite al miglioramento del nostro team e attività di diverso tipo da svolgere, tra cui i combattimenti nell’arena che garantiscono laute ricompense. Con i soldi guadagnati potremo comprare equipaggiamenti e suppellettili che ci aiuteranno durante il viaggio. Tra questi le gabbie, una sorta di pokéball che, se lanciata sull’ultimo nemico rimasto in campo, lo cattura rendendolo parte della nostra squadra. Di certo un buon modo per donare un pizzico di varietà in più alla formula, sebbene il combat system rimanga comunque noioso.

E’ un gioco che fa sorridere spesso

Concludendo, diciamo pure che Pit People riesce a lasciare un’impressione vagamente positiva. Sarà per lo stile grafico, sonoro e la spiccata comicità nonsense, sempre sul pezzo dall’inizio alla fine dell’avventura. Difficile bocciare in tronco una produzione del genere, sarebbe proprio da dirigenti Konami. Il problema è che per quanto mi riguarda il sistema di combattimento non diverte e manca oggettivamente della dovuta profondità. Secondo me The Behemoth avrebbe dovuto concentrarsi sull’aspetto ludico piuttosto che spingere sull’effetto cartone animato. In tal modo, probabilmente, Pit People sarebbe stato piacevole da giocare quanto lo è da vedere e da sentire.

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