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Arkane Studios: Dishonored e Prey sacrificate al politicamente corretto

Nelle scorse settimane erano circolate voci su possibili tensioni all’interno di Arkane Studios, sviluppatore dietro le serie di Dishonored e Prey. Subito dopo era stato diffuso dall’azienda un annuncio abbastanza triste. A seguito delle scarse vendite di Dishonored 2, il franchise è stato messo da parte. Di conseguenza i dipendenti erano stati indirizzati verso altri progetti per Zenimax, principalmente nuovi capitoli di Wolfenstein. In Francia sapevano da tempo di questa difficile situazione, motivo per cui il fondatore dello studio Raphaël Colantonio aveva dato l’addio già un anno fa.

Zenimax sembra aver annullato ogni possibilità di vita per Dishonored 3 e Prey 2. Secondo il publisher tali insuccessi commerciali sono conseguenza della bassa popolarità dei single player (bella stronzata). L’intenzione è adesso di spingere al massimo su live service e nuove IP. Ad essere coinvolti non solo gli sviluppatori francesi ma anche quelli della filiale di Austin in Texas. Il morale all’interno degli studi è piuttosto basso, perché sebbene si prospettino nuovi titoli interessanti all’orizzonte rimane la consapevolezza di aver sprecato un’occasione d’oro per due brand qualitativamente ottimi.

Diverse fonti verificate appartenenti ad Arkane Austin hanno però gettato luce su un fatto molto grave. A quanto pare le recenti assunzioni di figure controverse come Sophie Mallinson e Hazel Monforton avrebbero creato un clima lavorativo pesante, quasi insopportabile. Se non le avete mai sentite nominare, sono personalità note per il manifesto sessismo su Twitter verso gli uomini. Alcuni dipendenti affermano di averle sentite pronunciare frasi come “il mondo sarebbe un posto migliore senza uomini bianchi”. Questo per farvi capire di che individui stiamo parlando.

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Arkane Studios produce videogiochi di qualità, ma a quanto pare non basta

La “cultura” dei social justice warrior ha ora invaso anche Arkane e la sta corrodendo dall’interno. A causa del supporto di altri dipendenti quali Harvey Smith, accanito sostenitore della Sarkeesian, Dishonored 2 ha subito pesanti censure e modifiche. L’obiettivo, ovviamente, era soddisfare i soliti, stupidi dettami del politicamente corretto. Un esempio è la rimozione di metanarrative a sfondo sessuale dal gioco perché ritenute “sessiste”. Ci sono anche le scelte forzate di character design, specialmente nel DLC Death of the Outsider.

Pensate che vari sviluppatori hanno addirittura smesso di usare Twitter per paura delle conseguenze. Si considera pericoloso seguire gente comune o personaggi famosi schierati sul versante politico opposto ai guerrieri sociali. Temono di essere criticati o addirittura licenziati a causa della loro ideologia. E’ una sorta di regime dittatoriale, dannoso prima di tutto per la direzione creativa dei titoli. Una parte dello studio vorrebbe concentrarsi sul creare giochi degni, l’altra gli rende la vita difficile occupandosi di politica. Brutta, brutta storia.

Ora, per quanto Dishonored e Prey possano essere dei titoli davvero validi almeno dal punto di vista del gameplay, bisogna ammettere che le scarse vendite erano prevedibilissime. Se c’è una cosa che i giocatori non apprezzano è l’essere presi in giro. Vorremmo ricordarvi quanti articoli su inclusione, diversità, giustizia sociale nei videogiochi e simili menate uscirono prima del lancio di Dishonored 2, Death of the Outsider e Prey. Gli articoli lodavano l’inclusione di personaggi femminili, virtuosi solo perché donne. E’ stato inoltre rivelato come dietro tutto questo ci fosse la mano di Feminist Frequency, il sito di Anita Sarkeesian. E via di lodi sperticate, sia nei confronti di Emily sia dei protagonisti asiatici di Prey. Ma soprattutto si inneggiava alla donna nera, lesbica e disabile (lo stereotipo di divinità per i SJW) del DLC di Dishonored 2.

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Prodotto da Arkane, Prey è stato uno dei videogiochi più sorprendenti del 2017

Avrebbero potuto evitare di gridare al miracolo e al progresso per qualcosa che non è neanche innovativo né tanto utile in un videogioco. In quel caso – probabilmente – le vendite non sarebbero state così disastrose. Come già ampiamente dimostrato, le persone comuni non sopportano i tentativi palesi di forzare femminismo e politica dentro i media d’intrattenimento. Accade con lo sport, con il cinema, con i fumetti e ovviamente con i videogiochi.

Da qui il calo vertiginoso dei fumetti Marvel, gli ultimi Star Wars boicottati e i preordini non pervenuti di Battlefield 5. La politica non interessa a nessuno in qualità di hobby. Non fate come il redattore Kirk McKeand di VG247, femminista al maschile che passa le sue giornate a strillare sciocchezze su Twitter e scrivere articoli che ben poco hanno di relativo ai videogame. Sì, lo stesso che ha insultato l’autrice dell’articolo sulle rivelazioni di Arkane Studios (una donna transessuale) senza farsi troppi problemi. L’importante poi è prendersela con CD Projekt e GOG per i tweet “transfobici”. Classica coerenza degli attivisti da scrivania. A questi tizi dovrebbero seriamente ritirare il tesserino di giornalisti, sempre ammesso che ne abbiano uno.

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