Nei giorni scorsi Epic Games ha rivelato una delle nuove modalità di Fortnite, shooter in terza persona con elementi sandbox e survival. Tale modalità sarà aggiunta gratuitamente il 26 settembre.
Si tratta di una Battle Royale da ben 100 giocatori, concept molto in voga al momento. Ovviamente Bluehole Studios, sviluppatore di PlayerUnknown’s Battlegrounds, si è sentito chiamare in causa. Con un breve comunicato Chang Han Kim, vicepresidente della compagnia coreana, ha infatti accusato apertamente Epic di plagio. Secondo lui Fortnite avrebbe mutuato da PUBG interfaccia, struttura e meccaniche. Kim ha anche posto l’attenzione sulla campagna di marketing di Fortnite, in cui si faceva esplicito riferimento a PUBG, a suo dire in modo inappropriato.
Sembra inoltre che le due case abbiano collaborato parecchio per l’utilizzo dell’Unreal Engine 4 in Battlegrounds. Alla luce di questo le somiglianze tra i due titoli sembrano coincidenze alquanto sospette. Sulla scia delle polemiche è intervenuto anche il creatore del titolo, Brendan Greene. “Altre compagnie, ovviamente, cercheranno di entrare in competizione con noi”, spiega Greene, “spero solo che diano il loro tocco personale alla modalità di gioco e non si limitino a creare copie carbone.”
Undici milioni di copie in Early Access non sono malaccio
Quest’ultima frase ci ha lasciati abbastanza perplessi. Che le accuse siano vere o meno, Bluehole vorrebbe far credere al mondo di aver brevettato la Battle Royale e di detenerne dunque l’esclusiva. Un tantino pretenzioso, no? Specie se si prende in considerazione il mostruoso numero di survival strutturalmente identici a Battlegrounds usciti negli ultimi anni.
Parliamo ad esempio di DayZ, H1Z1, Ark, Rust, The Culling e tanti altri titoli apparsi prima di Battlegrounds, che oggi si fregia del falso titolo di pioniere degli shooter standalone survival Battle Royale. Pur apprezzando il romanzo di Takami uscito nel ‘99, questo genere non è facilissimo da trasporre in videogame. Gli esponenti sono sempre stati ugualmente mediocri sia a livello tecnico che meccanico. Come gran parte delle meteore di moda su Twitch condividono uno stato perenne di early access, un’ottimizzazione vergognosa e l’assoluta mancanza di originalità. E sì, nonostante tutto ha venduto 11 milioni di copie, lo sappiamo. Nessuno dei survival precedenti aveva raggiunto tale record.
Battlegrounds mostra il fascino delle fucilate in faccia
Questo lo rende automaticamente un gioco innovativo e di alta qualità? Trattasi di una domanda retorica.
In ogni caso tanto di cappello a Greene, alias Playerunknown. Ha capitalizzato il successo iniziato con la mod di DayZ Battle Royale, proseguito con l’assunzione in Daybreak per fornire consulenza al team di H1Z1. Il suo è oggi un videogame di portata mondiale. I futuri competitor dovranno per forza di cose prenderne spunto, proprio come lui ha preso spunto dalla tradizione ludica e cinematografica mentre progettava la sua prima mod per Arma 2.
In natura nulla si crea e nulla di distrugge, principio che vale anche nel mondo artistico. Chiunque realizzi un’opera si ispira ai maestri del passato, che a loro volta attingevano da fonti mitologiche o religiose. L’imitazione, come diceva Charles Colton, è la più sincera delle adulazioni e senza di essa niente potrebbe evolversi. Si potrebbe parlare di platform se Mario non fosse mai esistito? Il termine JRPG avrebbe lo stesso valore senza l’apporto di Final Fantasy e Dragon Quest? Altro paragrafo, altre domande retoriche.
Fortnite plagia tutto! O no?
Il punto è l’assoluta mancanza di coerenza da parte di chiunque voglia appropriarsi di un intero genere. Non si tratta tanto della faida tra Epic e Bluehole ma del principio alla base del processo creativo.
Battlegrounds, così come ogni singolo videogioco moderno, non ha inventato nulla di nuovo. Si è solo servito di idee utilizzate in precedenza e le ha reinterpretate. Cosa direbbe Greene se menzionassimo la modalità Southsun Survival di Guild Wars 2? Stessa struttura di Battlegrounds, ma uscita nel 2013.
Copia carbone, insieme alle mod per Counter-Strike, StarCraft 2 e la dozzina di Battle Royale antecedenti lo stesso Battlegrounds.
Epic Games ha tutto il diritto di inserire tale modalità in Fortnite. Poco importa se con o senza il proprio tocco personale (in realtà ce ne sarebbero due, crafting e housing, ma non ditelo a Bluehole).
Negare una cosa del genere significa acconsentire alla monopolizzazione di un’idea.
Leggete l’articolo con drammaticità e sulla OST di Inception, grazie
Detto ciò, ci sentiamo di spezzare una lancia in favore dello studio coreano. Epic Games ha contribuito in minima parte allo sviluppo di Battlegrounds fornendo assistenza con Unreal Engine 4. Attualmente riceve da Bluehole una parte degli introiti grazie alla licenza del motore grafico. Aggiungere una modalità Battle Royale a Fortnite, in tutta sincerità, non è la più onesta delle mosse.
Proprio ieri Chang Han Kim ha espresso dubbi sulla collaborazione tra i due studi che potrebbe venire compromessa dall’uscita di Fortnite. Il problema è che si sono lamentati in pubblico, regalando enorme visibilità al concorrente e attirandosi le antipatie di parecchi utenti. Bluehole avrebbe dovuto rivolgersi direttamente a Epic illustrando con diplomazia la questione.
Fortnite ed Epic sono i cattivi per ora
Lavare i panni sporchi dinnanzi alla folla non è mai una buona idea. Chissà quando le compagnie videoludiche impareranno che la figura del PR può far comodo. Senza comunque distrarlo dal suo lavoro principale, ovvero minacciare gli editor per aver dato una valutazione inferiore all’otto all’ultimo tripla A pieno di microtransazioni.
Ogni riferimento è puramente voluto.