Chained Echoes – Recensione | Uno dei migliori JRPG di sempre

Se amate i JRPG dovreste comprare Chained Echoes. Credo sia la frase migliore per cominciare questa recensione, il consiglio più onesto che possa darvi, da giocatore e da editor con più di 30 anni di esperienza sulle spalle. Adesso vi spiegherò perché, analizzeremo pregi e difetti, scriveremo probabilmente un fiume di parole. Se vorrete seguirmi in questa lunga disamina vi farete un’idea più chiara sul gioco, cercando di capire meglio se faccia al caso vostro o meno. Però, se amate i JRPG dovreste comprarlo. Perché Chained Echoes va per via diretta nello stesso olimpo di Chrono Trigger e Final Fantasy VI.

Chained Echoes – Recensione

Una storia adulta splendidamente intrecciata

La trama di Chained Echoes rivaleggia senza problemi con le migliori produzioni di questo genere. Alla base della storia abbiamo una guerra che coinvolge più nazioni, in conflitto le une con le altre. Lo scenario politico è descritto in modo approfondito, con una narrativa che richiama lo stile di Final Fantasy XII, ma anche la complessità e gli intrighi politici di Game of Thrones (Cronache del Ghiaccio e del Fuoco). Per ottenere un mondo credibile, complesso e coinvolgente, lo sviluppatore ha lavorato a lungo sulla lore. Tanti approfondimenti saranno svelati poco per volta, partendo da descrizioni geografiche del mondo di gioco, passando alle diversità fra i popoli che incontreremo e ai loro conflitti. Le città che visiteremo sono variegate in termini grafici, ma anche molto diverse nelle razze che le compongono, nelle problematiche sociali di ciascuna, nella ricchezza o nella povertà, nei contrasti con i vicini.

Piattaforme PC, PS5, XBox Series, Switch, PS4, Xbox One
Genere JRPG
Lingua Inglese
Sito Ufficiale

La sceneggiatura non cade nell’errore di presentare dei cattivi stereotipati. Ciascuno degli antagonisti ha delle motivazioni che possono essere più o meno condivisibili, ma tutte hanno una certa logica. La trama riesce anche ad allontanarsi un minimo dai canoni del genere, rinnovandosi nel corso della narrazione e introducendo elementi di grande interesse. Il conflitto militare che fa da sfondo all’avventura è infatti solo una parte del tutto. Si andranno a scomodare elementi narrativi di un certo spessore, come il ruolo della religione nell’evoluzione culturale dei popoli, o anche il rapporto con la morte e la natura dell’anima. Sono tematiche che abbiamo visto più volte all’interno di un JRPG, ma in Chained Echoes vengono miscelate le une con le altre creando una mistura straordinaria. È un mondo complesso, pieno di conflitti e di gente diversa, governato da regole che trascendono quelle dei mortali, e che hanno radici antichissime. Bene e Male sono concetti chiave, ma anche questi tendono ad essere molto soggettivi, in base alla prospettiva da cui si guardano gli eventi.

A tutto ciò aggiungiamo che gli eventi vengono raccontati con uno stile che spesso diventa piuttosto brutale. Chained Echoes è senza dubbio il JRPG più crudo che mi sia capitato di giocare nella mia carriera videoludica. Anche se i vecchi Final Fantasy offrivano alcuni momenti shock nella narrazione, Chained Echoes è – da questo punto di vista – molto più vicino a un The Witcher 3 che a un JRPG tradizionale. Non lasciatevi ingannare quindi dallo stile visivo, che stride fortemente sia con le tematiche trattate che con la violenza di certe scene. Le storie dei protagonisti sono spesso drammatiche, e vengono approfondite lentamente, all’interno di ottimi dialoghi e flashback che daranno vita a tanti colpi di scena. Colpi di scena che, sì, ci sono, ma non sono sempre sconvolgenti. Uno di essi in particolare è molto prevedibile, mentre altri sapranno sorprendere anche i più smaliziati.

Nonostante Chained Echoes abbia in assoluto un’ottima storia, non la metterei allo stesso livello di un Final Fantasy 6, 7 o 9. La mancanza principale è da ricercare nel carisma dei personaggi stessi, che sono sì validi, ma non memorabili. La ladra Sienna è a mio parere la più riuscita della produzione, ma il protagonista Glenn non è riuscito a convincermi come avrei voluto. Nel tentativo di creare una conflittualità interna, lo sviluppatore ha dato vita a un personaggio a mio parere troppo piagnucoloso, vittima di se stesso. Andrà incontro a un processo di evoluzione personale, mancando però del fascino necessario per renderlo indimenticabile. Se penso a un personaggio emo nel mondo dei JRPG il primo pensiero va sicuramente a Squall Leonhart di Final Fantasy VIII, che personalmente non amo, ma che aveva comunque un atteggiamento più coerente, cupo e chiuso rispetto a quanto visto in Glenn. Quest’ultimo tende a sembrare semplicemente un debole e, nel mio caso, non ha fatto presa.

Un sistema di combattimento che elimina il grinding

Chained Echoes non si affida agli scontri casuali di tanti JRPG classici, preferendo un approccio più simile a quello di Chrono Cross o della serie Tales of. Gli avversari sono quindi visibili nell’ambiente di gioco, e i combattimenti avranno luogo solo se ci avvicineremo abbastanza. In molti casi potremo quindi aggirare l’avversario ed evitarlo. Cosa che non viene affatto scoraggiata, dato che il gioco rende il grinding molto difficile. Lo sviluppatore ha infatti preferito optare per un bilanciamento costante e guidato per ogni singolo scontro. Essenzialmente potremo potenziare i personaggi, ma non ci sono livelli e punti esperienza, o comunque non in senso tradizionale. Uccidere gli avversari ci ricompenserà con punti che potremo spendere nel miglioramento di alcune abilità. Tuttavia, tali abilità devono venire prima sbloccate con particolari Frammenti, che otterremo solo sconfiggendo i boss principali. Ciascun frammento potrà essere impiegato per ottenere un’abilità attiva, una passiva o un boost alle statistiche del personaggio.
Non avremo quindi un potenziamento costante del personaggio. Avremo invece una sorta di ottimizzazione delle skill già disponibili, con piccoli incrementi nel danno percentuale o riduzioni del costo di lancio.

Tutto ciò significa che Chained Echoes uccide uno degli elementi più caratteristici dei JRPG e dei giochi di ruolo in generale. Non potrete grindare come dei dannati per potenziare il personaggio fino all’inverosimile, massacrando i boss come se nulla fosse. Dovrete invece seguire la curva della difficoltà scelta per voi dallo sviluppatore, potendo migliorare i vostri personaggi entro limiti prestabiliti. Per fortuna il lavoro svolto in questo senso è eccellente, con un livello di sfida interessante per tutta la durata dell’avventura. Saremo inoltre liberi di intervenire sulla difficoltà del gioco in qualsiasi momento, direttamente dal menu.
Naturalmente un’impostazione di questo tipo è piuttosto estrema. Pur non essendo fan del grinding, ci rendiamo conto che è importante lasciare una certa libertà al giocatore. Questa impostazione potrà apparire a molti come limitante, un’imposizione che non consente di vivere il gioco come si vorrebbe. Pur essendo una precisa scelta dello sviluppatore, siamo certi che in tanti storceranno il naso. Da parte nostra riteniamo che l’ottimo bilanciamento finale renda il problema pressoché inesistente, ma i gusti sono personali.

Parlando del sistema di combattimento vero e proprio, fa piacere come lo sviluppatore abbia voluto sperimentare con alcune idee valide ed originali. In primis non avremo delle classi ben definite, ma ciascun personaggio può essere inteso come un ibrido in grado di lavorare in più ruoli. Il party è composto da 4 membri, ciascuno dei quali può farsi dare il cambio da un ulteriore personaggio al volo. Ciò significa che, a conti fatti, il nostro party è composto da ben 8 personaggi. Saremo noi a scegliere gli abbinamenti in modo da avvantaggiarci sul piano strategico. Potremo ad esempio impostare una coppia di personaggi offensivi, uno magari concentrato su determinati elementi magici e l’altro su elementi opposti, in modo da sfruttare in tutti i casi le debolezze dei nemici. Potremo mettere insieme un bardo e un curatore, in modo da scegliere turno dopo turno se preferiamo delle cure di gruppo o dei potenziamenti per i compagni. O magari due debuffer, in grado di applicare gradi diversi di avvelenamento sugli avversari.

Interessante come Chained Echoes continui a offrirci nuovi personaggi per il party anche nelle fasi più avanzate dell’avventura. La memoria ritorna rapidamente a Chrono Cross, anche se la scelta è in questo caso molto ridotta. Avremo in totale circa una decina di personaggi tra cui scegliere, e ciascuno di essi è in grado di apportare profonde modifiche al bilanciamento del gruppo, incrementando le nostre possibilità strategiche. A rendere le cose più stuzzicanti ci sono poi gli Emblemi, dei potenziamenti rari che potremo sbloccare superando certi scontri facoltativi. Potenzieranno sensibilmente le statistiche di un personaggio a scelta, conferendogli inoltre un paio di abilità peculiari dell’emblema stesso. Avremo ad esempio l’emblema del Vampiro che ci consentirà di assorbire punti vita e punti mana (qui chiamati TP), o quello del Mage Warrior che ci permetterà di invertire la natura di attacchi magici e fisici.
C’è tanta creatività, ci sono delle ottime idee, non ci si sente ancorati ai vecchi canoni imposti da Squaresoft o Enix. Ed è piacevolissimo.

Una volta sul terreno di scontro, Chained Echoes ci costringe ad essere calcolatori e a giocare d’anticipo. La meccanica di base si chiama Overdrive, una barra di tre diversi colori con un indicatore che dovremo cercare di mantenere sul verde. Ciascuna azione che eseguiremo sposterà l’indicatore da una parte o dall’altra di una certa quantità. Per tenerlo sul verde dovremo usare un certo tipo di azioni, che il gioco selezionerà in maniera casuale. Non potremo quindi attaccare continuamente con i nostri picchiatori, o rischieremo di portare l’indicatore sul rosso, ricevendo danni extra e vedendo ridotta la potenza dei nostri attacchi. Mantenere l’Overdrive sul verde non sarà sempre facile, perché spesso ci costringerà ad eseguire azioni poco utili, sacrificando la nostra capacità d’attacco, o magari le nostre cure. Il bilanciamento è complesso e, nelle fasi avanzate del gioco, gli scontri risultano molto tecnici.

Proseguendo nell’avventura sbloccheremo inoltre il combattimento tramite mech, che utilizza una specie di variante della meccanica dell’Overdrive. In questo caso l’elemento exp è più preponderante, ed è possibile potenziare i mech in maniera più marcata rispetto ai personaggi di base. Il sistema di combattimento in sé è in questo caso una versione semplificata di quello base, ma c’è una notevole varietà nelle componenti che potremo installare sui nostri robot. Ciascuna componente dà accesso ad abilità o power up diversi, che potremo anche expare per sbloccare in maniera permanente. Ho preferito di gran lunga gli scontri a piedi, ma i mech offrono una gradevole variazione sul tema, seppur meno riuscita.

Tantissimi contenuti per chi ama esplorare

Chained Echoes non è un open world, ma è comunque ricchissimo di contenuti, e non ha niente da invidiare a produzioni più blasonate. L’esplorazione avviene attraverso vaste ambientazioni interconnesse tra loro, che vanno poi a creare la grande mappa del mondo. C’è un sistema di teleport rapido che ci permette di spostarci immediatamente da un punto del mondo all’altro, eliminando possibili tempi morti. Ci sarà spazio anche per mezzi aerei, con cui potremo atterrare solo nelle aree chiave del continente. Niente omino che se ne va in giro per la mappa del mondo insomma.

Non esiste un sistema di quest facoltative in senso tradizionale. Sono pochi infatti gli NPC che attiveranno missioni addizionali, e queste ultime sono sempre molto corpose. Non ci sono quindi le classiche fetch quest con un NPC che ci chiede di uccidere un tot di avversari o di raccogliere un certo numero di oggetti. Ogni missione extra ci porterà in giro per il mondo, comprenderà combattimenti di qualche tipo e approfondimenti sostanziali per almeno uno dei protagonisti. Proprio per questo motivo, svolgere tali incarichi è altamente consigliato.

Chained Echoes va inoltre incontro ai completisti, mettendo a disposizione una sorta di tabellone che indica una serie di obiettivi da raggiungere per ciascuna ambientazione. Completare gli obiettivi in sequenza dà accesso ad ulteriori ricompense, come preziosi Frammenti per sbloccare nuove abilità.

Immancabile un sistema di caccia sulla falsariga dei notorius monsters di Final Fantasy XI. Certi NPC daranno al giocatore informazioni più o meno vaghe sulla posizione e sulle condizioni di pop di potenti avversari, di cui potremo andare a caccia una volta che saremo abbastanza forti. Proprio le condizioni di pop sono molto interessanti, e ci spingeranno a sperimentare e ad interpretare gli indizi ricevuti. Per i meno pazienti esiste ovviamente il magico mondo della rete, ma vi perderete gran parte del divertimento.

Chained Echoes offre anche molto altro, partendo da un’intera base per la nostra squadra, dove potremo reclutare ben 23 diversi personaggi sparsi per il mondo ottenendo numerosi bonus. Ci sono anche aree segrete, personaggi giocabili nascosti, villaggi inaccessibili, grotte da trovare, le classiche armi di fine gioco, avversari pensati per l’endgame e tanto altro ancora. Ci sono contenuti che vi terranno impegnati per tanto, tanto tempo. In teoria saranno necessarie una quarantina di ore per completare la sola storia principale. Nel nostro caso abbiamo finito il gioco sviscerando tanti contenuti facoltativi (ma non tutti) in circa 80 ore totali.

Mancanze da QoL

Naturalmente anche Chained Echoes ha i suoi problemi. Abbiamo già visto come la caratterizzazione dei personaggi e il sistema di combattimento a bordo dei mech non siano proprio stellari. Gli altri difetti riguardano soprattutto i classici QoL, ovvero quei Quality of Life adjustments che di solito vengono implementati dopo il lancio di un gioco.
Svolgere alcune delle attività risulta al momento più macchinoso di quanto non dovrebbe. Per fare un esempio, la mappa e la schermata dei teleport si trovano su pagine diverse, mentre sarebbe stato molto più comodo teleportarsi dalla stessa interfaccia. Allo stesso modo, la pagina delle abilità dei mech e dell’equipaggiamento sono separate, quindi modificare i setup richiede qualche passaggio di troppo.

Nel corso dell’avventura il gioco riorganizzerà il party in maniera casuale, dopo aver mostrato alcune scenette animate. Ciò significa che dovremo impostare nuovamente le posizioni dei nostri personaggi e dei compagni in tag. Non è un dramma, ma devo dire che è fastidioso. Non viene mai spiegato chiaramente su cosa incida ogni specifica statistica di gioco, e il funzionamento dell’enmity (hate, o aggro nel corso del combattimento) è accennata solo in una fase molto avanzata dell’avventura. Infine, il sistema di potenziamento dell’equip tramite gemme appare macchinoso e spiegato in maniera poco chiara. Personalmente l’ho ignorato quasi del tutto dopo alcuni tentativi fallimentari. Un peccato.

Artisticamente splendido

Chained Echoes utilizza una veste grafica bidimensionale che ricorda l’epoca 16 bit. I colori e il tratto sono morbidi, danno vita ad ambientazioni molto variegati e sempre affascinanti. Avremo quella mistura tra naturalismo e tecnologia tipica delle produzioni Square da Final Fantasy VI in poi. Le ambientazioni si alternano bene sulla base della geografia, con grande coerenza con la lore del posto. Chained Echoes è uno di quei giochi che dimostrano come il 2D possa avere uno spazio nel gaming moderno. Del resto un design ispirato si appoggia prima di tutto alla cura e alla dedizione di chi lavora al progetto. Apprezziamo vesti grafiche originali come quella di Octopath Traveler, ma anche Chained Echoes sa fare molto bene e con investimenti molto più contenuti.

Un plauso merita il character design del gioco, in particolare per quanto riguarda le razze presenti nel mondo. Incontreremo tartarughe ibridate con pecore, zanzare con guantoni da box, goblin carinissimi e carote assassine, personaggi che richiamano Jabba the Hutt e una varietà straordinaria di popoli che vi immergerà completamente nell’ambientazione realizzata dallo sviluppatore.
Unico elemento che forse avrei curato di più è la mappa del mondo, un po’ troppo sottotono rispetto al resto della produzione.

Il gioco non è doppiato, ma c’è un’ottima colonna sonora che ci accompagnerà senza incertezze per tutta l’avventura. Non siamo ai livelli di Uematsu, Mitsuda o Tanioka, ma le tracce sono belle, alcune più di altre, toccando a volte dei livelli di eccellenza che amplificano l’impatto degli eventi che avvengono sullo schermo.

Consigliato

Chained Echoes compete ad armi pari con mostri sacri come Chrono Trigger e Final Fantasy VI. Se fosse stato rilasciato durante l’epoca del Super Nintendo avrebbe sconvolto tutti con la brutalità e la maturità della propria storia, diventando un classico istantaneo. La sua trama è splendidamente attuale, elaborata come poche, ci trascina in un vortice di complotti, ambizioni e paure che scuotono le corde del giocatore. La lore del mondo di gioco è elaborata, ci porta poco per volta dentro un mondo crudele, pieno di conflitti e di contraddizioni, credibile dal più amabile al più detestabile dei suoi abitanti.
Il gameplay è solidissimo, invita all’esplorazione, alla scoperta, spinge a sperimentare con gli innumerevoli elementi a nostra disposizione. Con qualche rifinitura ai personaggi e una ottimizzazione generale ci troveremmo di fronte a un gioco perfetto. Per il momento, Chained Echoes si limita ad essere uno dei migliori JRPG mai sviluppati. Imperdibile.

2 commenti

  1. OKOK tutto molto bello, ma il RayTracing è a 500 o 1000 in 4K ?!?
    Con il mio PC faccio fatica a giocare a Vampire Survivors.. questo mi cammina o vado a 8 frame??
    Ma le donne-conigliette seminude ci sono o no?!? son cose importanti da dire in una recinzione! coione.

    • Ti odio Drei. Questo è uno di quei giochi che mi peserebbe davvero tantissimo se restasse sconosciuto ai più, come spesso accade nel circuito degli indie. Per fortuna ne stanno parlando in tanti, speriamo che il tizio guadagni una vagonata di euri.

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